Critica Sociale - XXIII - n. 16 - 16-31 agosto 1913

CRITICA SOCIALE DOPO UN ANNO DAL CONGRESSO DIREGGIO EMILIA Quel che pensa va.mo e quel che pensi a.mo; Esce in questi giorni -:--- a un anno abbondante di distanza dall'ay,venimento - il Resoèonto stenogra– [ico del XIII Congresso nazionale del Partito socia– lista italiq,no (1). Assai tardi, dunque; Il)a pur sem– pre in tempo per fornire alle dispute interne del Partito - di ieri, d'oggi, di domani - un prezioso corredo documentario di dati, di motivi, di circostan- .ze, che si andavano afiievolendo nella memoria, e , senza il quale la formula secca dei deliberati d'un Congresso, chi pur la tenga presente, smarrisce la miglior parte del contenuto vivo e reale che la ani– mò, che la spiega, che ne misura e ne precisa il va– lore. Nè le occasioni tarderanno, anche a noi, qui ed· altrove, per le evocazioni e i riferimenti oppor- tuni. I f I ,, • I• j ' J; I I / E siam corsi, frattanto, a rivedere i momenti e i punti salienti cli quelle quattro giornate di tumul– tuose discussioni: i discorsi che precedettero quello che fu l'unico voto veramente decisivo del Congres– so, quello cui segui la secessione dei <t destri» e il mutato Governo del Partito. Anche rileggemmo noi stessi; mossi da curiosità sopratutto di constatare quanto gli eventi che seguirono coi:f~rm_asser~, _o dovessero correggere, le nostre prev1s10111pess1m1- stiche di Reggio Emilia. Constatazione non lieta. Il facile « senno di poi» nulla, pur troppo, modifica al quadro allora sboz– zato in prevenzione. Oggi, nulla avremmo da to– gliere - qualch.è cosa da aggiungere e da rin<:arare. Ne giudichi l'amico lettore - se è amico, più che nostro, del Partito e della verità. 7a Seduta: 9 luglio 1912, pomeriggio. < 2 l PR!ESIDF!NTE (Zibordi). - Ed ora la parola è a Filippo Turati. Confessioni e rammarichi. TURATI. (Applausi). - M'ero inscritto per una semplice dichiarazione di voto. La vicenda delle in– scrizioni, se ha anticipato la mia volta, se darà qual– che maggior agio alla mia parola, non muterà la na– tura del discorso, che vorrebbe rimanere dichiara– .zione di voto. -A dispetto della tessera forma;Je dei. nostri lavori, io sentii come voi che, anche stavolta, tutti i temi del Congresso si sono còme concentrati in uno solo: ed è questo che discutiamo. Tacere su esso sarebbe esularsi dal Congresso. Parlare mi do– veva essere, e mi è, personalmente increscioso. In un simile dibattito, le parti, vorrei dire, di forza, di accusatori e di difensori, spettano, non dirò ai più giovani," ma ai « meno anziani» nel Partito; non si addicono a chi, come me, si senta legato da tante solidarietà con le cose e con gli uomini che si tratta di giudicare. Allora non è facile essere del tutto se– reni. Quando un cruccio personale ci ingombra, quando si partecipa a quello stato d'animo per cui (raccolgo l'amichevole indiscrezione di Modigliani) è. possibile (1) un volume di SllO pagine. - Roma, 1918; presso la Direzione, del Partito soolallsta Italiano, via seminarlo, 81 (L, S). (11) correggl$mp soltanto, nel testo ufflolale, I tron,i narlonl tlpo– graftol, ohe qua e là àerormano li pensiero. che una donna a me carissima, cara a molti di voi, che non trepidò, davanti ai tribunali cli guerra, pianga · Iagrirne vere al pensiero della separazione, che sem– bra fatale, da compagni antichi e provati; quando si deve, col sorriso forzato, dissimulare il singhiozzo ... allora non si sta in prima linea, allora non si ha il diritto di porre i proprii affetti, i proprii ricordi, i proprii personali sdegni o rammarichi, sulla bilancia delle deliberazioni di un Congresso. Infine, il mio punto di vista, nell'odierno dissidio, è molto personale. Può darsi - me l'auguro - che esso interpreti qualcosa che, se frugate, è nascosto ne} cuore di molti ... chi lo sa? pecco forse di orgo- , r· 1 Jlj \ • gho? ..: fors'anco della maggioranza di vo1. Certo non è espresso, nè sarebbe facile esprimerlo, in un ordine del giorno per la votazione. Modigliani vi disse delle mie lunghe perplessità. Quelle lunghe perplessità - chiamiamole pure così - durano sempre. Son esse che mi tolsero di asso– ciarmi all'applauso nutrito, con cui gli amici. coro– narono il suo magnifico discorso, del cruale pure ac– cett.avo tutte le premesse. Contro i minacciati ostracismi. Il diritto dell'eresia. In questo, almeno, non fui nè sono perplesso. Dissi e scrissi, dalla prima ora: « Per me, niente espulsioni, nè eufemismi di espulsioni!». E non già per un vago sentimento di fraternità ad ogni costo; Bissolati stesso, in questa disputa, ci im– parò come si debba non essere sentimentali. Nè_pel motivo che adduceva Pietro Chiesa, cui pare - per me, a grandissimo torto - che l'espulsione di qual– cuno sarebbe ('espulsione del riformismo. Se il me– todo in sè fosse buono, dovrebbe esserne, al contra– rio, la rivendicazione e la salvezza. Ma io penso che qualunque ostracismo di persone - oggi, e per questo dissidio - sia inutile, sia equi- voco, sia pericoloso. · Inutile: perchè, se. altri si è posto, con )e dichia– razioni sue e con gl,i atti pienamente riaffermati, e se tiene a rimanere, risolutamente fuori delle diret– tive del Partito, l'espulsione non è che un odioso pleonasmo. Avremmo l'aria di' scacciare degli assenti, di infierire contro degli esuli. Equivoco e pericoloso. La motivazione non può es– sere chiara e sincera,. e avrà del settario. Si ripete: noi non perseguiamo idee o persone, colpiamo atti concreti.· Senonchè, lo riconosceva nella sua equani– mità Io stesso Modigliani, gli atti, se non si connet– tono a un sistema di pensiero politico, non sono che scusabrli errori. A traverso l'atto, la sentenza colpi– sce dunque l'idea. Noi non siamo una Chiesa, nrè questo è un Concilio ecumenico. Eretici e ribelli, conosciamo il valore delle eresie, il loro pos~bile domani, e dobbiamo ammet– terle in franchigia anche. dentro il Partito. Quel che esse involgano di errore si chiarisce col ragionamento, si sconfigge colla ·discussione; più ancora, si corregge col lavoro d'ogni giorn:o, ohe è. controllo e sperimento

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