Critica Sociale - XXIII - n. 16 - 16-31 agosto 1913

244 CRITICASOCIALE soldi di •più - o eventualmente di meno - ad alcune o diecine o centinaia di artieri del materiale mobile - ferroviario? Perchè questa, alla fine; è stata tutta la contesa, che, non senza sforzo, si riescì a concretare; per la quale cielo e terra fur mossi, fu inscenata, a colpi di fraterno randello e con fracassoso fracassa– mento di vetrate, l'unità proletaria, e invano si invo– carono ospitalmente liberatricì le dure porte del car– cere, e si attese così a lungo - ma neanch'esso si· decise a nascere, o solo troppo tardi - il morto am– mazzato. E disputeremo con chi? Con Filippo Corridoni, il Lcrmosifonico, ch'è al Cellulare, cui non sembrava agognasse? O con Pulvio Zocchi, l'avvenente, che non è riuscito ad entrarvi e che sarà in qualche· luogo? Che c'importa di lorp? Qual materia del 'contendere, qual fondamento di principii, qual linguaggio avrem– mo comuni? - Disputeremo coll'Avanti!? di che . giorno, di che pagina, di che colonna, di quale opi– nione? Con l'Avanti!, che appariva, ossia che era, loro organo quotidiano, salvo il dissenso teorico, o con l'altro, che li butta, naufraghi, a mare, salvp il con– senso pratico di ieri e forse di domani? Perocchè esso ha coi nominati questo consenso-dissenso: che, ove la massa si muove, · il socialismo la segue (a buon conto, quelli preferiscono porlesi in testa e trasci– narsela dietro) e, se essa va al precipizio, ci va li– ·beramente di santa ragione, per imparare a sue spese a non rompersi il collo, e non' spetta al socialismo di mettersi a traverso sulla sua via. Gli spetta anche di sospingerla? di lusingarne le ricorrenti follie? di lasciare, senza insorgere, che altri ne sfrutti la cre– dulità infantile, la santa semplicità dello spirito? Che cosa spetta al socialismo? Che còmpito spetta a un partito, al partito che si vanta la -più alta coscienza del proletariato come classe, come visione, come mis– sione, come storia, come avvenire, se non sia di sa– pere, di illuminare, di animare, di educare, di mo– derare, di cqntrastare, di· volere? Sarà lecito dunque a un partito, a un partito -politico, alla sua massima voce, di professare agnosticismo, di intonare l' ig.no– mmus e l'ignorabimus in materie così elementari? Si potrà menar buona al partito, al partito politico, al giornale -politico della classe proletaria, la. povera scappatoia, che si spiega, che si concede, che si per– dona per un'ora, in un'ora difficile, al sodalizio ope– raio, in lotta difensiva di concorrenza, di coonestare il gesto del Soderini, il gesfo di papa Celestino e di Ponzio Pilato, con la scusa dell'esperimento, da compiersi indisturbato? Quale sperimento, di grazia? Non esiste -una dottrina, pacifica almeno alle basi, non_ s'è foggiata una tecnica del movimento operaio, non disputarono e deliberarono cento Congressi, non vive il Partito da mezzo secolo ormai, e non ha spe– rimentato sempre, in tutti i paesi civili?. Lo sciopero generale economico, di p11ra solidarietà per ragioni economiche, non è condannate, da tutte le Corti d'Ap– pello, da tutte le Supreme Cassazioni del socialismo internazionale e della organizzazione proletaria mo– derna? E, in difetto di dottrina, di Congressi, di espe– rienze già secolari, non basterebbe, a così semplici pronunzie ,il semplice senso della intuitiva realtà? Il semplice e bonario senso comune, quella - vor– remmo dire - che è la profonda, spontanea probità del pensiero, che non si analizza, non si insegna, non si documenta, non basterebbe ad avvertire, se non fossero la dottrina, i Congressi, la esperienza tecnica e politica di cinquant'anni, che urio sciopero geneì.-ale rampollante da quelle radici, svolgentesi in quelle condizioni, animato da quei moventi e pasciuto con quella fraseologia, trascinante la solidarietà coll'in– ganno o colla minacc-ia, che uno sciopero, che si al– larga e si prolunga in ragione della propria impo– tenza a creare una qualsivoglia soluzione ragionevole, che uno sciopero generale senza termine prefisso, senza mèta determinata, proporzionata, attingibile, senza alcuna grande cagione e forza ideale che lo giu– stifichi, lo sorregga, lo avvii a uno sbocco, è come un gioco di bambini trastullantisi con gli esplosivi, è la sommossa in potenza, la sommossa stupida, cie– ca, designata all'olocausto sicuro ed inutile, è il ma– cello sempre ad un pelo, se il dio degli ubbriachi non protegga e non vigili, è la rea~ione stimolata, provocata, g,iustincata, voluta, è la dispersione pos– sibile di tutte le sudate conquiste dei lavoratori, lo sfacelo delle organizzazioni e delle còscienze iormate, il regresso politico· di un decennio, di un ventennio talvolta, nella storia faticosa del proletariato mili– tante? Uno sciopero generale economico, che, pro– mosso e guidato da sindacalisti, da apolitici, da anli– statali e da antiparlamentari, grida un giorno di con– vertirsi, anzi di essere stato convertito in politico, e _ fa appello alla solidarietà, politica per essenza e per antonomasia, ·dell'intero proletariato della na– zione, pel proclamato motivo che il prefetto, che la polizia, che il Governo, che lo Stato « offendono la neutralità col non intervenire)>, col non premere su l'uno dei contendenti a profitto dell'altro, non tradi– sce - agli occhi di quel semplice e bonario senso comune - la menzogna, 'la frode mani.festa, la ga– glioffaggine sfacciata dell'immortale Tecoppa, la gros– solana truffa all'americana, che va ormai ,perfino scomparendo dal deserto estivo delle cronache cit– tadine delle gazzette? Ecco perchè rinllnciamo all'articolo, che pur ci éra nei propositi e nel pensiero, all'articolo diffuso, ra– gionato, documentato, su i fatti e i fasti recenti della cronaca proletaria della nostra città, e ai commenti che ne avremmo dedotto. A che pro? per .che risul– tati?' - Solo per guastarci il sangue, e prendere, sempre più · e sempre peggio, aspetto di brontoloni incorreggibili, ,agli occhi nostri ed altrui'. Per consta– tare anco unà volta come, in questo nostro paese, in q'uesto nostro socialismo,, 1 in questo partito, si a-b– bia l'impressione snervante di un movimento perenne di mula acciecata, che giri la macina inutile di un vecchio frantoio, cui nessuno -più rifornisce alimento di _grano. Gira e sbuffa, la povera bestia, e s'illude, penando, di )avorare. E si è sempre al principio dei principii. I giovani sembrano ignorare la storia no– stra di ieri. Chi legge, chi insegna, chi impara, chi ricorda, chi si sforza di intendere? Il '98, il '904, il '907 sono già la preistoria dimentiéata. Gli insegna– menti dei Congressi internazionali? Provatevi ad evo– carli, a spremerne il -s-ucco. - « Poveri sofismi! » - vi rispondono, e passano oltre. Or si hanno gli espe– rimenti sindacalisti da tentare e da lasciar comrpiere indisturbati. Son le fiabe della povera bisnonna, che ci cullarono infanti, e ora ci ritornano come novità di Parigi. Si è sempre giovani in Italia, anzi, si ritorna, spesso e volontieri, bambini. V'è alcuno, a questi chiassi, che si diverta? Noi, per esempio, ne proviamo una tristezza infinita ... Noi.

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