Critica Sociale - XXIII - n. 9-10 - 1 -16 maggio 1913

CRITICA SOCIALE 145 IL COLPO DI STA T'O FERROVIARIO ComB fu ammazzato allaCam1ra, il .ZB aprilB, il " ParlamBntino " dBifBrroviBri. Noi vogliamo convitare i nostri lettori ad assisterci nell'atto di una doverosa quanto dolorosa espia– zione. Fu infatti in queste colonne, eh' essi trova– rono - volge ora circa un anno - una serie di articoli intitolati: Il possibile embrione di una grande conquista, nei quali, in sostanza, era fatta l'apologia della rappresentanza elettiva dei lavo– ratori, introdotta dalla legge Sacchi 13 aprile 1911 nell'Amministrazione delle Ferrovie dello Stato. Non recavano, è vero, la nostra firma: ma l'au– tore, Gino Baglioni, si richiamava troppe volte alla nostra ... autorità di anziani, perchè ci sia lecito, ogg'i, scaricarci sopra di lui, e dire, come Ferra– villa in una celebre commedia meneghina: " non sono stato io, è stato Crapotti ! ,,. Tanto più che esiste an,che una prefazione, Squillo di campana, all'opuscolo che poi raccolse quegli articoli, con tanto di nostro nome e cognome alla fine, a testi– moniare che, se mai, il più vero e maggiore Cra– potti saremmo proprio noi. Vero è bensì che la difesa, che allora si tentava iusieme - Baglioni e noi - del barcollante nuovo ·istituto, denunciava al tempo stesso iL duplice as– salto che lo minacciava: impazienza, da una parte, di cavarne troppo più del possibile, innanzi avesse fatto le ossa ; intolleranza, dalla parte opposta, riluttanza a che da esso si cavasse intanto pur quel poco che poteva fruttificare. E lo scritto del Bagli on i era appunto lo " squillo di campana·», che dava l'allarme contro il doppio pericolo .... Eh! ci vuol altro, amico Baglioni ! Ci vuol altro che le nostre povere campanelle di latta, per evi– tare questi scontri! E dobbiamo essere molto franchi. Quan<l'anche le organizzazioni dei ferrovieri - le più blande e ri:1,gionevoli, come le, più accese ed intransigenti - non avessero commesso il minimo errore di tattica; quand'anco avessero saputo tenere quella linea e quella misura - senza sgarrare ci'un mil– limetro - che non è facile agli individui, e tanto meno alle collettività; il fattaccio avvenuto - questo inverosimile episodio del deferimento di due rappresentanti ferrovieri al Consiglio di disci– plina, per avere interpretato, nella difesa della Rappresentanza, il sentimento della maggioranza dei colleghi e del personale ....:.. dimostra ben chiaro che ogni sforzo .di temperanza sarebbe stato spre– cato; che quel povero " Parlamentino ", pur così sterile ed innocuo com'era, era già troppo mo– lesto; e più sarebbe stato, quindi, molesto, se più e meglio avesse funzionato. Ma ciò c°Qefu estremamente grave; ciò che ap– parve senza precedenti in nessun regime liberale; ciò che allarga l'importanza del fatto, ben al di là di un'ingiusta persecuzione contro due agenti, per farne il si11torno specifico di tutta una politica di involuzione galoppante; fu che il Governo - il Governo! - nella persona del suo memb1'0 più indiziato di tradizioni politicamente radicali - dimenticas;;e anche, in questa occasione, i riserbi, ·tanto comodi, che ogni Ministero, anche il meno democratic o, suol invoc are e rispettarè quando si tratta di procedimen.ti contro persone, affidati anche all e più umili magistrature - e qui si trat– terebbe nientemeno che del Consiglio d'Ammini– strazione, di quel!!!, Amministrazione, autonoma per definizione, che sono le Ferrovie. dello Stato - per assumere piena solidarietà colla parte ac- cusatrice e scrivere, prima del processo, nna sen– tenza politica di condanna ... contro non già due persone, ma contro tutto intero i I. Collegio e .tutta intera la massa ferroviaria, eccezione fatta delle 13 esigue categorie (sulle 46 in cui quella fu divisa agli effetti della Rappresentanza) dei capi divi– sione, capi d'ufficio, sorveglianti, ecc. Ebbe il Ministro coscienza della sfida che lan– ciava, della responsabilità che incontrava? Certo è che - se non si voglia supporre nel Consiglio d'Amministrazione uno scatto di sapiente ribellione a tutela della propria <lignità, nel supe– riore interesse del rispetto alla legge, <lella pace col personale -_l'on. Sacchi ha, col suo atteggia– mento, composto nel feretro quel rachitico corpicino della Rappresentanza, ch'egli aveva, or fa un paio d'anni, partorito con dolore, e cou l'augurio che essa dovesse mano mano evolvere, fluo a diventare il fondamento di quell'arbitrato obbligatorio, la cui istituzione, progettata da precedenti Ministeri meno ... democratici, era parsa ora prematura e t.e– meraria ! Scrivevamo nella prefazione al Baglioni: " Bisogna perseverare; rifarsi da capo, se_ oc– corre; non perdersi d'animo. La ragione deve a-ve1· ragione,,. Eh! sì; ma a patto che non si erigano le forche anche sulla Piazza del pane ... ferroviario, per impic– carvela senza complimenti. Questa " alta opera " non era, allora, nelle nostre previs'ioni. Non lo era neanche quando <leciriemmo rii svol– gere l'interpellanza. Non siamo usi a hrnciare pietre a casaccio, col rischio che ripiombino st1 ciò che intendiamo difendere, e avevamo fiutato il vento, che non era di bonaccia; ma quella tempesta chi mai l'avrebbe imaginata? Del resto, oportet ut scandala evenianl. Quando il danno è inevitabile, meglio vederlo di fronte. * ** A titolo, dunque, di espiazione della nostra per– vicace ingenuità, riproduciamo qui di seguito il testo dell'interpellanza. La riproduciamo anche perchè la stampa bor- - ghese d'ogni colore - che pur accolse e ristampò testualmente la ben dattilografata oratori.a mini– steriale - si guardò bene, in generale, <lal tentare anche solo di riassumere, con onesta brevità, la posizione di fatto da noi illustrata. Le castronerie, poi, affibbiateci dai confratelli romani furono tali e tante, da rendere impossibile ogni rettifica ef– ficace. E non fu, crediamo, come argomentava l'Avanti!, per meditato disegno di preparare così l'opinione pubblica alla sperata condanna dei ferrovieri pre– venuti. La nostra filosofia è molto più bonaria. L'atteg– giamento del Governo, come quello della stampa, hanno altra ed uguale cagione, altra ed uguale spiegazione. Cagione e spiegazione - non diteci che siamo dei " fissati ,, - che banno un solo nome : la Libia. Non è quan<lo tutta la politica risuona di con– tinuo strepito d'armi, che queste mo,ieste questioni - questioni semplicemente ... di civiltà - possano imporsi al Parlamento, al Governo, erl alla pub– blica opinione. Civiltà militare e civiltà industriale si rispecchiano in politiche opposte e fatalmente

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