Critica Sociale - XXIII - n. 9-10 - 1 -16 maggio 1913

CIUTICA SOCIALE 141 ' che l'on. Credaro si appresta a far cadere, con la sua legi:;e, sulla classe, professorale, qu!')l maestro di scuola media che 11itrovasse impacciato ad assolvere un ta_le còmpi,to ! Darebbe ragione e fornirebbe nn nuovo cal– zantissimo ·argomento alle gazzette, che dal gennaio in qua non fan altro che segnalare al Paese la supina e presuntuosa. ignoranza degli insegnanti secondari, ·e specialmente rlei più irrequieti ed eterodossi! Tanto più eh~ si pre~entano così simpaticamente queste coatte laud~ professorali al,Ìa florida associazione che si de– cora del nome del Divino Poeta! Se hanno un difetto - ma è un difetto sul quale, in 1uesta gioconda ora di libertà giolit,tiana, si può pas– sar sopra! -, è quello che sono laµdi, appunto, coatte, Un professore, anche eccellente, di storia civile e di lettere ita1\a11e·,pnò, ·sep):;a _perciò incorrere in alcuna (ii~;;inuzione della .s~a digni'tà e del!~ sua capadtà di stL1dioso e di 1naestro, non essere imcritto nei libri riella Dante Alighieri; credere non consiglial;>ile l'in– scrizione .dej. giovallt ad essa;· reputarne l'azione ina– deguata o mal rispondente al programma e ai fini; a,vere i suoi dubbt sulla sua asserita apoliticità e non avere dubbi di sorta sulla sua cordialità di mpporti con la Massoneria; può pensare questo ·ed altro; e, anche se· non pensa nè questo nè altro. di simile ed è con vinto che l'opera della Dante sia buona ed efficace, può darsi che ritenga non essere la scnola la s.ede più arlatta per una propaganda rli tal genere, o che senta una irriducibile ripugnanza, come per· qualsiasi vio– lenza alla libertà intellettuale, così per le propagande · di qualunque genere imposte ai professori, perché tali, con cirèola.ri minervine, o che odii rabbiosa.mente l'ac– cademia, l'oratoria su rime obbligate, la conferenza da improvvisare sulla falsariga ministeriale. Ma ci vor– rebbe altro che un Ministro avesse da tener conto di tutte queste fisime e ipocondrie! E poi, dove se ne andrebbe la sua· autorità' se egli si priv-asse persino · dell'innocente soddisfazione di far celebrare, dai profes– sori suoi "dipendenti,,, un anno tutte le·:Mafalde e.le Jolande Sabaude, un altro il pacifismo di Ernesto Teo– doro Moneta e del povero conte De Gubernatis, un altro ancora le b·enemerenze della Dante Alighiui? E che cosa mai varrebbe ad arìdolcirgli le amarezze· del potere, se non potesse, via via che ne vien richiesto, mettere la fatica e la par.ola dei predetti Ruoi subordi– nati a disposizione dell'una o 'dell'altra ·egregia e au– torevole penrnna? Una cfrcolare è così presto ver– gatA ! E queste "gentilezze,, conferiscono così ama– ·bilrnente alla 'p'opolarità · anche delle EÌ:lcellenze più austeramente sdegnose! - Non istieno dunque i professori a fare i difficili e a pedanteggiar!') ptofessoralmente sulla loro libertà di pensiero anche in materia di pacifismo monetiano e di semi-irredentismo " dantesco_,, e, al tornare di' ogni 21 aprile, finchè dura la seconda fortuna della Dante Alighieri, facciano un forbito discorsetto in onore e a giovamento .di questa. P()i - chissà! - verrà la volta rlel Calendimaggio, la festa dei lavoratori. E allora anche i professori sovversivi potranno sfogarsi. Po– tpmuo, per ordine del Ministro, parlare di Carlo Marx, di Andrea Costa e magari. ... raccomandat;e l'abbona– mento alla Critica Sociale. L'avvenire siede sulle gi– nocchia di Giove, e tutto è possibile. Ma i professori, specialmente sovversivi, sono teste <lure e pedanti incorreggibili; e io ne cono~cò inti– mamente qualcunò co~i gelosamente innamorato della sua libertà, che 'non si adatterebbe neppure a tessere laudi dalla cattedra al Calendimaggio dei socialisti. Perchè anche le cose più caramente dilette divengono spiacenti quando s,ono argomento e motivo di retoriche cerimonie e di illegittime imposizioni spirituali. , (BO aprile). Un prof~ssore che non se l'attendeva. LACOLPA È DELLA DEMOCRAZIA (Risposta all'onorevole Treves) Onorevole Direttore e collega, Poichè Lei non è a corto dello spazio della Critica Sociale come io sono di quello della Voce in quPsto momento, e mi permette· di approfittarne per redimermi di fronte ai suoi lettori di molto aqcuse dell'on. Treves, che, ,se fossero vere, mi decreterebbero o opportuniRta o' imb'iìcÙle, non abuserò di certo deUa sua cort13sia e mi contenterò di mettere un poco le cose a posto. La conferenza su "democrazia e cultura in Francia,,, che io non vado affatto dicendo in giro - come· afferma l'on. Treves - perchè fu letta, e soltanto a Milano, il giorno 13 di aprile, si prestava evidentemente ad esser fodn:tesa da tntti quelli per i quali criticar~ la demo– crazia è necessariamente parteggiare per i conservatori è i clericali. In un tempo in cui tutti dicono che 2 + 2 è eguale a 5, chi dica che 2 + 2 è eguale a 4 non ~ol– tanto corre rischio di destare lo scandalo, ma anche rii passare per uno che sostiene che 2 +2 è eguale a 3. Il resocontista del Secolo, tanto incallito nell'errore rla non voler· nemmeno accettare u•na rei tifica, e 1'011ore– vole Treves (magnifico connubio!), ci son cascati tutti e due.• Non potendo difendere di fronte la democrazia, hanno attaccato quel clericalismo di cui io non sono sostenitore; e non potendo nulla obiettare ~l critico della rlemoérazia, hanno bombardato e distrutto un fantoccio da loro creato di conferenziere reazionario, che poi ~arei 'io. Eppure io ho detto, almeno nu paio di volte, nella mia conferenza, di cui ho il testò sott'occhio, che l'idea monarchica era ben morta in Francia. Forse .che l'e– sporre le idee dei monarchici è delitto capitale presso la Santa Inquisizione dell'on. Treves, o che si deve perpetuare quellà ridicola figura che è il democratico ignorante dei suoi avversari? Io ho ben dimostrato la ragionevolezza di molte ci-itiche dei monarchici, deri– vante dagli errori della democrazia, la quale dimenti– cando i grandi problemi per i piccini e contiuuan lo i si~temi dei cler:cali,. ha sollevato il disgusto degli animi nobili e dei giovani. Se i giovani sono monar– chici in Francia, non è merito dei monarchici, ma colpa dei democratici. Chi autorizza il 'rreves a credere che non direi degli altri paesi quello che dico della Francia, nella propor– zione stessa in cui questi altri paesi sono invasi dalla democrazià radicale màssònica di ti po francese? Per conto mio, rispetto all"Italia, professandomi democra– tico, l'ho sempre detto e spero d'aver fiato ancora per dirlo. I partiti radicale, radicaloide, _bloccardo, rifor– mista, han portato e -porteranno · sempre anche da noi gli stessi fenomeni della Francia . .Basterebbe, per ciò, accennare a quella degenera– zione del Partito socialista, che si compiè appunto in Italia per opera dei blocchi e della massoneria; dege– nerazione che ridusse una delle forze della nazione

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