Critica Sociale - XXIII - n. 9-10 - 1 -16 maggio 1913

CRITICA SOCIALE 139 scun Istituto, almeno per certe classi e per certe materie, avrà un'accozzaglia - la parola è etimo– logicamente esatta - di insegnanti messi insieme, accozzati appunto anno per anno dalla Minerva, o, per essa, dalle autorità scolastiche locali, sul fondamento non delle· attitudini e della capacità, ma d~lle ore che ciascun professore si trovi ad avere disponibili;· su di un fondamento cioè ma– terialmente e grossamente aritmetico. Ciascun in– segnante dovrà, perchè il suo olocausto sia per– fetto e la si;ta missione pienamente adempiuta, andare qua e là, nell'ulla o nell'altra scuola· della sna sede, un anno in un Liceo, un altro in una Scuola normale, un altro - dio guai·di! - in un Ginnasio magistrale, a esaurire quel suo frammento di orario, a coprire la differenza fra le ore del suo insegnamento e quelle che lo Sta.to gli paga. E dovrà, l'insegnante così _provvidamente beneficato dall'on. Credaro, esser pronto e disposto a erudire l'inesauribile serie dei suoi discepoli in molte ma– terie, specie quaudo gli toccherà di salire su una cattedra di scuola inferiore. Con gesto napoleonico il legislatore lo abilita, agli effetti della presente legge, a insegnare qualsiasi materia sulla quale abbia - magari trent'anni addietro, magari con · un miseri corde diciotto! - fatto il suo bravo esame all'Università, o che abbia già lodevolmente insegnato. E non gli varrà .fare il modesto, prote– stare che non sa, dichiarare che non si sente di far figure barbine davanti ai ragazzi, che la ,ma memoria non si presta più a rimpinzarsi scolare– scamente di nuove cognizioni. Dovrà rassegnarai al suo destino; a meno che - quest'è l'unica sua tavola <li ~a lvezza - non esista negli Archivi del Ministero la pro.va provata della sua ignoranza, il giudizio isp ettorale o direttoriale della sua inetti– tudine, la carta, insomma, che canti a chiare e gioconde note il suo sacrosanto diritto a deambu– lare oziosamente, intanto che il suo collega, il quale ha lodevolm,ente insegnato ·quella data materia, paga il fio del suo zelo e della sua bravura! E questo spezzettamento, poi, dell'attività didattica dei professori, questo farli andare di qua e di là a epolmonarsi intorno a tutto lo scibile e a qualcosa altro ancora, è detto - chissà perchè - abbina– mento! Ma, se in questo modo, invece di avvici– narci all'insegnamento per classe - sul quale, èon– cepito e organizzato che fosse ·in maniera razio– nale, si potrebbe discutere - ce na allontania.mo sempre più! Se così non si fa altro eh~ codificare e generalizzare quel che c'è g.i peggio nell'arida-· mento attuale della scuola! .M'a·fosse pure la l~gge, ..per -quel che riguarda il trattamento economico degli insegnanti e il trat– tamento, diciamo così, didattico della scuola, ec-_ cellente, essa andrebbe respinta per il fatto solo che la riforma è, in non piccola parte, fondata sull'aumento delle tasse scolastiche, e su di un aumento così alto ed esoso! Quand'anche un ri– tocco, ma un ritocco lieve, in tale materia, potesse sembrare non inopportuno, non bisognava mai collegarlo all'aumento degli stipendi:. Una svalu– tazione così brutale dell'opera degli insegnanti agli occhi dei loro discepoli e delle famiglie di questi. non era mai stata fatta. Mai nessun Ministro recò un colpo CO:;!Ì grave al prestigio della scuola, alla personalità morale de' suoi maestri, a quel che di ideale e di educativo vi è nel loro ufficio. Mai questo non fu così dispogliato della sua dignità, mai non fu ridotto a una così nuda parvenza di locazione d'opera., mai prospettato in una forma di così mercantesco do ut des tra docente e discenti. E mai non fu cosi svalutata la scuola nazionale; mai non fu ridotta come ora, da quel che prima credevamo dovesse essere, cioè una delle più alte, una delle essenziali funzioni dello Stato, a un servizio fiscalmente congegnato e circoscritto! 'E tutto ciò in nome della democrazia! La prima volta -che il Governo fa della democrazia tribu– taria, triplica le tasse scolastiche! Povera demo– crazia, a quante cose <leve servire! Già: il cac– ciare i figli del proletariato E> della piccola bor– ghesia dalla scuola media è squisitamente demo– cratico! Fare della cultura; assai più che oggi non sia,, il privilegio dei signori è.... la rivoluzione ra– dicale in cammino! Ed è socialismo, marxismo pretto, quello che parla per bocca dell'on. Credaro, là dove ·questi proclama che la gran massa dei contadini e degli opera,i non deve pagare la scuola secondaria alle men che duecentomila famiglie che vi mandano i loro figliuoli ! Guarda un po' dove mai, e a quale proposito, vengono degli scrupoli di giustizia tributaria ai nostri governanti! Non a proposito degli oneri immani, di• sangue e di denaro, della guerra; dei rlazi protetti vi; delle im– poste gravanti più sul povero che sul ricco; ma di una delle pochissime spese statali, per le quali il sacrificio di_ tutte le classi è legittimo e frut– tuoso e non bugiar.damente si può parlare dell'in– teresse solidale di tutte le categorie sociali! A un tale travisamento della parola e del con– cetto· di rlemocrazia nessun vero democratico si può prestare. Ma dove mai sono i ,iemocratici 11el nostro Parlamento'? Ritrovino, almeno, i socialisti in quest'ora se stessi e facciano il loro rlovere. Tolgano la maschera democratica a questo infelice progetto - destinato a fortificare vie più,· contro a quella dello Stato, l'istruzione confessionale - e non rµescano i loro voti a quelli dei "morituri ,,, pronti ad approvare - se CO$Ìpiacesse a Giolitti - nonchè la ." serrata ,, , anche la soppi·essione delle scuole medie della terza Italia. xy. Giuntaafla derrata sullo stesso tema. - Ca1·0 TU1·ati, , Credo che la Cr{lica Sociale si occuperà del recente disegno di legge dell'on. Crerlaro, il quale avrà tanto dannoso effetto sulla scuola media ita– liana. (Il riferimento grammaticale di questo " il quale ,, o al disegno o all'on. ministro è indiffe– rente, non venendosi a mutare il senso e il giu• dizio ). Ad ogni modo, non credo opportuno par– larne io diffusamente, perchè la mia opposizione potrebbe essere interpretata., da quei rigidi deter– ministi-economici che sono di. certo i tuoi lettori, come ispirata dal danno materiale, che io ne ri– sento. Benchè sia già un bel fatto che una legge, gabellata per essere di miglioramento, rechi daurio a numerosi gruppi di disgraziati insegnanti, i quali credevano che, lavorando e facendo esami e con– corsi, e salendo nei ruoli e nelle sedi, sarebbe loro venuta una sorte men trista. A prèscindere dunque da ciò, osservo che il pro– getto è teoricamente e tecnicamente errato. Due sono infatti i sistemi, che si possono seguire nel– l'ordinare la nostra carriera: o considerare la " funzione didattica ,, press'a poco uguale per tutti, e allora attuare un 1·uolo unico, ampio il più pos– .sibile; o mirare ad incoraggiare gli insegnanti con una carriéra graduata; e allora si fanno condi– zioni di più in più vantaggiose a chi sale negli ordini di scuole. Il disegno presente invece )lOn ha osato attuare il ruolo unico, per le prevenzioni anti-egualitarie: ma ha depresse le condizioni dei ruoli superiori per prevenzioni egualitarie. Così ne è -sorto· un pasticcio, che scontenta umili e.... diciam pure " superbi ,,, come me e i miei rlovi– ziosi colleghi.

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