Critica Sociale - Anno XXIII - n. 1 - 1 gennaio 1913

lD Cl\ttlCA SOClALE: vedibili, all'ultima classe della c,ategoria superiore - mentre toglie a cotesti funzionari quel raggio di spe– ranza di un cospicuo elevamento nella carriera, che, per quanto pallido, parve già a noi e alla Camera potesse offrire loro il migliore conforto nell'aspra e ardua mansione e lo stimolo più efficace di emu– lazione e di zelo - tanto meno appare spiegabile dopo che, nel concetto del relatore medesimo, che in parte soltanto si tradusse nèl testo del disegno di legge, essi dovevano possedere titoli di studio tanto prossimi ai più elevati diplomi. Forse meglio si cospirerebbe alla possibilità di una più alta selezione di cotesto perso– nale, ove un altro emendamento si proponesse, del quale negli Atti del Senato, malgrado le nuove o tant@ accresciute esigenze in fatto di certificati padronali e scolastici, non trovammo traccia: quello stesso - accettato dal Governo - circa il quale l'onorevole Silvio Crespi, nella più volte citala relazione al pro– getto del 1905-906, si esprimeva come segue: « È necessario che ai posti di aiutanti concorrano i migliori della classe operaia o di classi .affini; onde , appare necessaria 1,rnamod1fìcaz1one negli st1µençl1. ' « Un capo tessitore o filatore guadagna, in quasi tulle le fabbriche dell'Alta Italia, dalle 150 alle 180 lire, al mese, nette; senza avere 1-espese necessarie a man– tener-e il decoro del pubblico funzionario, e in loca– lità ove si vive a miglior mercato che nei centri mag– giori. « Un buon meccani-co guadagna facilmente 200 lire al mese ,e più. Come pretendere che operai d'ingegno, e forniti di una relativa cultura, lascino !::i vita tran– quilla e l'ottimo e sempre progressivo stipendio del– l'officina, per un posto, certo onorifico, ma altret– tanto difficile, che fruttasse L. 2000 all'anno, e cioè L. 166,66 mensili, lorde di ri-cchezza mobile? « Il proporre tale stipendio iniziale vuol dire esclu– dere i personali migliori, più -adatti alla nuova fu.n– zione •che si vuol creare. « E necessario elevare lo stipendio minimo ad al– meno L 2500 annue lorde; -ciò che corrisponde all'o– dierno stipendio di un buon meccanico ... Il Governo, per bocca del ministro di agricoltura, industria e com- mer-cio, è lieto di poterlo ·consentire ... >> ' Ma sopra simili malinconie, che, sei anni or sono, incontravano la buona accoglienza della Camera e ,del Ministero, forse è oggi prudenza non insistere. E ci basti averle fuggevolmente rievocate, come già nella prima nostra relazione, a titolo di augurio per l'avv-enire. L'ultima parte della Helazione si indugia a porre in rilievo la lùeccssilà e la possibilità che la legge venga interpretata ccl applicala - malgrado le sof– ferte clEjvastazioni --=- a s~conda c\egLi intenti chfl ne inspirarono la pnesentaz.ione e in conformità ai ri– sultati che la classe lavoratrice ha diritto di ripro– mettersi eia essa. 1\la assai più che dai confronti dei testi, o dalle evocale dichiarazioni dei Ministri, o dai suggeriti_ provvedimenti riparatori del negolamento, questo s1 otlerrà dalla stessa classe intenessata - sol che essa sappia fortemente volere e farsi valere. LA C. S. È in 1'ilegatm·a e sm·à pmnto fr·a gio1·ni, il volumetto, est·l'atto dalte nosti·e colonne, di. A~TONIO.GRAZIADEI: La questione agraria in Romagna. Il volume, di oll1·e 150 pagine, sarà posto in vendita alta Lib1'e1·1a de/l'Avanti!. (Milano, S. Damiano,· 16) ad una hra. I nostn abbnna'.t, v~cchi_ ~ nuovi, anche po– tranno_ ave1•/o dall'Ufficio di Critica Sociale (P01·tici Galter1a, 23), a titulo - come è detto in all1·a pagina _ semigi·atuito (soli ceot. 5ù). · '' la cooperazione utra e la cooperazione socialis1'1 ,, E un libro <li Emilio Vandervelde, apparso con questo titolo (Paris, Alcan, 1913) e· che merita di -essere riassunto, in continuazione di quanto si è stampato, negli ultimi numeri di questa Rivista, sulla Cooperazione. Carlo Giàe, il teori-co francese più autore-vole della cooperazione neutra, ha scritto che i socialisti nulla hanno aggiunto teoricamente ai principii essenziali posti dai primi -cooperatori. E si -capisce. Essi non ebbero che da volgersi in– dietro, ai precursori {]ella cooperazione; che furono socialisti. I precm•sori socialisti. Infatti il movimento cooperativo in Inghilterra pro– •Cecledire,tt~me.n~,e da Q.wen, 1 ,,ciqç da un te9rico, del socialismo, -ed ebbe, all'origine, una tend-enz.a netta– mente socialista; e, fra i tessitori di Rochdal-e, -coloro che propugnarono di impiegare i fondi, ra,ocolti per uno sciopero, nella fondnzione di una Coo·perativa di consumo, furono Horwarth e Cooper, due disce– po-li di Owen. E chi per primo sviluppò l"idea che ·]a. coopera– zione di consumo poteva essere un mezzo efficace di emancipazione operai.a, fu un Sansimoniano, Buchez (1831)', e la prima associazione, che fu costituita dai bijoutiers cn doré (1834), pur avendo una base meno' altruista, conservò come obbiettivo una forte solida– rietà. E, del pari, manifestarono tendenz-e soci,ali-ste, ,così negli statuti come nei programmi, le Coopera– tive che si vennero costituendo in 'Franci-a fra il 1834 e il 1848, e sp,e,cialmente dopo il. 1848. Ciò -che differenzia quei soci.alisti, pionieri della cooperazione, e i socialisti di un suc,cessivo periodo, si è ç,he quelli credevano che, colla coop-erazione, .J-a società nuova si farebbe da sè, e rifiutavano ogni in– tervento dei poteri pubblici nella creazione dt'll:e loro -coloni-e,e dei loro falansterii. Questa loro concezione si spi-ega colla prevalenza, allora, d~lla pic,co-la industria. Ma, non . appena I.a grand,e industria si sviluppa ,e la produzione capi– talisti-ca apre un abisso tra lavoro e possidenza, Louis Blanc e LassaH~ r-eclamano l'i'ntervenlo dello Stato per su;.sid·i.àre le Cooperativ-e libere, impoténti, da sol-e, a vincere nella concorrenza, l'industria privata. Si può quindi affermare che i cooperatori neutra– listi attuali non sono che i rappresentanti i-n ritardo d,ell-e antiche scuole cooperative, rispondenti a con– dizioni economiche ormai superate. I cooperatori di Stato. L'intervento diretto dello Sta-to a favo,re della coo-· perazione è invocato da Louis Blanc I nel suo pro– gramma del 1839,- è attuato tre anni dopo dal Go– verno della seconda repubblica, con gli ateliers na– tionaux, caricatura degli ateliers sociaux, che f,anno in br-eve faHire l'idea del rivoluzionario parigino. Essa fu ripresa venti anni dopo, nel 1863, da Las– salle, il quale contrappose .alle Cooperative di carat– tere ·picco-lo-borghese di Schulze-Delil?lsch le Coo– perative di produzione .accreditale e finanzi.ate dallo Stato; non con l'illusiç>ne di e-ffettuare cosi il socia-

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