Critica Sociale - XXI - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1911

360 CRITICA SOCIALE LA VERTIGINE DEGLI ARMAMENTI E LE RIFORME SOCIALI Discorso di Filippo Turati alla Camera, 12 giugno 1929 (Dal Resoconto stenografico) PRESIDENTE: Segue l'ordine del giorno dell'onore- vole Turati: " La Camera: "convinta che l'indirizzo a cui s'informa il disegno di legge, nelle presenti condizioni del bilancio e della economia italiana, significa, per lungo tempo, l'abban- dono necessario di quelle ardite e sincere riforme di carattere democratico e sociale, che sole possono guaren- tire la pace interna e preparare, nel valore e nel consenso attivo delle moltitudini, l'elemento fondamen- tale di ogni efficace difesa da eventuali sopraffazioni internazionali; " invita il Governo a presentare una riforma degli ordinamenti dell'esercito, la quale, meglio assicu- rando la difesa del paese, consenta di rimanere com- plessivamente entro i limiti della spesa annua attuale; "e passa all'ordine del giorno.,, L Le spese militari alla Camera. La diserzione dei Partiti estremi. Significato del voto. — Porcile si deve parlare. TURATI. Onorevoli colleghi; non credo che la storia universale sia vivamente preoccupata di conoscere le ragioni per le quali, tra qualche ora, io getterò, inutil- mente, la mia pallina nera nell'urna. E neanche pre- tendo di prendere la parola per esprimere, nel mio, il pensiero di un partito o di un gruppo o semi-gruppo politico. Dico, o meglio accenno, come l'ora consente, rapi- damente, il mio pensiero, per obbedire ad un imperativo categorico della mia coscienza: perché sento che, in questo voto, che noi daremo, e che va molto al di là del problema tecnico, è segnato tutto un indirizzo politico; meglio, è racchiusa la rinunzia definitiva a tutto un indirizzo politico, a cui molta parte di questo settore, molta parte del proletariato, credette, credeva fino a ieri, sia pure contrastando, emendando, resi- stendo, di poter collaborare. Perché questo voto, che ha nome dalle spese militari, in realtà è il voto che decide, per lunghi anni, di tutta la politica italiana; perchè oggi si decide non tanto della difesa del paese da ipotetici nemici esterni, quanto della difesa da tutte le miserie profonde, che ci contristano e travagliano all'interno; perché oggi, più del confine orientale, è in giuoco il baluardo che separa le classi sociali in Italia, la barriera che si po- teva abbassare, e che voi, oggi, rialzate. (Approvazioni all'Estrema Sinistra — Mormorio su altri banchi). Parlo perché penso che, votando oggi per la guerra, domani per la marina (le due cose sono solidali, ed il discorso è uno solo), voi voterete contro tutti gli altri Ministeri, i cui titolari non vedo che abbiano l'aria di avvedersene: voterete contro l'istruzione, l'agricoltura e commercio, la giustizia, fondamento dei regni, le finanze, il tesoro, la sicurezza pubblica, lo sviluppo delle comunicazioni e delle opere pubbliche. E perciò non se l'abbia a)nale l'on. Spingardi, s'io rivolgo la mia parola specialmente, più che a lui, all'on. Giolitti, che riassume tutto questo assieme di cose e di problemi, che oggi qui si pongono, mentre sembra si tratti del solo problema militare. Quando si è a uno di questi svolti politici, non si tace: non si tace, anche se l'ora è tarda e la parola è vana; non si tace (chi mai ha inventata e data ai giornali questa stupida frottola, che io abbia chiesto un congedo in questi giorni?) perché non si deve, il domani, aver taciuto! La disciplina di partito. — Speranze che muoiono. — Vinti senza aver combattuto! E neppure mi domando, onorevoli colleghi, se il mio pensiero rispecchi, più o meno fedelmente, quello di chi mi siede accanto o d'attorno. Non m'importerebbe, amico Fere, della disciplina di partito.... PENA. La metto da un canto. TURATI. Tanto meglio se ti ravvedi prima del voto! Non mi importa di essere d'accordo coi molti o coi pochi o con me stesso, e allegramente romperei la regola del convento, di fronte al crollo minacciato di tante speranze, che boccheggiano e già si palpano per sapere se sono ancor vive; che saranno morte domani per mancanza di fede (ah! io dubito di esprimere qui, in altro stile, il pensiero di don Romolo Murri); si, per mancanza di fede, di un'altra fede; per non aver creduto sufficientemente in se stesse, per non aver saputo e voluto vivere. Il conto di questo funerale non figura nella recente, nè figurerà nella prossima Esposizione finanziaria dell'on. arcano: ma qualcuno dovrà pure pagano: noi, voi, ed altri che qui non hanno voce. E la storia lo registrerà in pagine di lutto, che leggeranno e commenteranno i nepoti. E constato, innanzitutto, un fatto ben triste, per noi oggi, per voi forse domani.., o più in là, on. Giolitti, perchè •Galba è ancora lontano! Noi saremo vinti, straviiiti," battuti a piatta cucitura, sbaragliati, sepolti. Questo non è il gran male, ci siamo avvezzi; è un po', anzi, la nostra missione qui dentro. Ma noi saremo vinti (e questo è di gran lunga il peg- gio) senza esserci battuti. Perchè voi non mi farete credere, amici carissimi, non farete credere a nessuno, che questa, che da noi si è fatta e si fa, sia stata della opposizione; l'opposizione che i Congressi hanno vo- luto, l'opposizione che non procura quei bravo!, dal- l'opposta riva, che turbavano ieri l'altro il mio amico Leonida Bissolati ; l'opposizione voluta da quella gran parte di popolo che qui ancora non ha voce, e l'avrebbe se ci fosse il suffragio universale.... Perché noi parliamo tutti del paese, dimenticando che vi è un paese che non è il paese legale, ma che è molto più vasto, che balbetta, che non parla ancora; e che sta al paese le- gale come sta al pensiero l'inconscio, il quale è tanto più forte e decisivo, nella vita di tutti, che non sia il ragionamento consapevole. L'opposizione, infine, voluta dalle cose; questa non l'abbiamo fatta, e non la fac- ciamo. I discorsi dell'Estrema. — Favorevolmente contrari e contrariamente favorevoli. — I discorsi Alessio e Bissolati. Io ho udito, da questa parte della Camera, prescin- dendo da quelli francamente favorevoli al disegno di legge, un doppio ordine di discorsi: quelli che dirò i' tipo Alessio „, che persuadevano dell'errore enorme di questo salto nel vortice delle spese, di questo salto nel buio, che ci riconduce, e più ci ricondurrà domani,

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