Critica Sociale - XXI - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1911

356 MUTICA SOCIALE cbe appare importuna ed è salutare. Oggi sorgono in Italia giovani che vogliono un'Italia più grande. Ebbene, sorga anche tra noi una squilla che riaf- fermi nel soda:118mo un ideale, che lo esalti nella sua luce umana, che sproni e sospinga gli sper- duti nel buio a volerlo più grande, e più degno di se stesso. Sorga, e gridi al mondo che il socia- lismo non è morto, e che, se i socialisti lo hanno via via smarrito nell'azione, è già venuta l'ora, da loro stessi auspicata, della riscossa vittoriosa. TULLIO Cuoca. Non ci spiace che Tullio Colucci — questo gio- vane dal pensiero pugnace — riagiti, all'infuori delle strettoie della minuziosa polemica in cui s'era conio irretita, la idea fondamentale, che animò già alcuni articoli suoi, prima del Congresso di Modena. Idea dal volo largo ed audace, la quale fende, all'ora buona, le tristi nuvolaglie, che aduggiano il cielo del partito; quasi accennando che sopra, al di là della nube, c'è sempre l'azzurro infinito. Ben potremmo, anche una volta, spulciargli le frasi cincischiargli il pensiero. Osservargli che, per noi, quella e fede n, a cui egli fa appello con parola troppo mistica, forse, o troppo abusata, non esclude punto il a programma» nel largo ed elevato senso della parola; n'è anzi il correlativo necessario e inscindibile. Perchè solo un programma, inteso e sentito profondamente come effettuabile, può orientare veramente le 'umane milizie, può offrire alle menti la visione certa dei fini e delle vie, e agli animi quindi il fervore, senza i quali è fiacca, tnalcerta e tentennante l'azione. Ma, al di là di cosifatte minuzie, vibra, nello scritto del nostro giovane amico, un anelito vivo di eleva- mento e di battaglia, che ci pare, ripetiamo, di buon augurio in quest'ora, quando tanti spiriti, che il so- cialismo educò, sembrano ripiegare ed accasciarsi smarriti, o passano, senz'altro, nelle avversarie trin- cee. Avanti, oggi più che mai, sulle traccie dell'ideale, che solo non tradisce chi virilmente lo ama e fedel- mente lo invoca! LA CS. Il referendum per la Critica Chi ricorda il nostro e referendum a, di un anno fa giuito. giusto, fra i lettori fedeli della Critica? Noi stessi quasi quasi, a furia di rinviarne l'analisi, ce n'eravamo scordati: Ma ora è bene il momento di cavarlo fuori e di interrogarlo. Ora o non più. E la domanda diceva: Quali sono le maggiori Ideane che trovate nella Critica? - Come proporreste di porvi riparo? Le risposte furono un centinaio. E si possono divi- dere in quattro gruppi: l° i bizzarri; 2° gli ottimisti; 30 i soggettivi; 4° i malcontenti benevoli. Un quinto, quello dei malevoli e arcigni, sarebbe stato forse il più utile; salutem' ex inimicis. Ma non ci fu. Riassumiamo e analizziamo rapidissimarnente. 1° — I bizzarri. Son coloro che tolsero occasione, o meglio, prete- sto, dal e referendum n, per varare una boutade, per sfogare un'antipatia. — Esempi: a risposta: La Critica è tutta una lacuna; 2.: Sopprimerla ». La firma spiega la severità del giudizio: e Bloccardo im- peniten'le n. — Un altro ce l'ha fiera col nostro colla- boratore... Tizio, e ci scrive: — a Quali le maggiori lacune? Gli articoli di... Tizio. Come si ripara? Non pubblicandone più; anche a costo di lasciar bianco lo spazio corrispondente ». — Questo genere 'di ri- sposte, avventuratamente, è il più scarso: uop die- cina fra tutte. • 2° — Gli ottimisti. Numerosi: una quarantina. E si somigliano fra loro. Sono amici, che vantano la fedeltà dell'abbono- mento da 10, da 15, anche da 20 anni. Non contenti di leggerci., taluni ci rileggono. « Per conto nostro — cosi una coppia socialista, e chi scrive è la mo- glie — la lettura della Critica non riesce mai tanto interessante, come quando questa è raccolta in vo- lume». (Avviso utile: le 'annate arretrate, rilegate. sono disponibili ai prezzi indicati nella a Biblioteca di propaganda »). In . generale costoro trovano che non c'è nulla da mutare, che il mutare, anzi, è peri- coloso. Da un importante Manicomio; ad esempio, ci giunge la risposta che riproduciamo intera: non è superflui, avvertire che non viene da un ricoverato..., ma dal Direttore ! " Carissimi Turati e Kuliscioffi «Minuscolo gregario del socialismo italiano, ab- bonato e lettore amico della vostra Rivista da venti anni (anzi..., da più che venti anni; da prima che essa sbocciasse dal fervido seno di quel Cuore e Critica, che si leggeva, impazienti, verso il '90), ri- spondo al vostro quesito: Così, come è vissuta, .viva e prosegua la sua opera luminosa per altri venti e venti anni la cara nostra Critica Sociale! Suggeri- menti, proposte di innovazioni, critiche, ve le faccia chi può; io sono contento di unirmi al coro della folla, che non nel Partito solo, ma nel Paese no- stro — tutta vi segue, grata della bellissima opera di educazione civile ond'è strumento la Critica ,Sociale, e della Critica si nutre, e la ama, e cosi la vuole an- cora e sempre, come si vuole e si ama un alimento buono e forte ». Questo è, per noi, un vero certificato sanitario. Un alienista, che ci segue da vent'anni, non ci giudica pazzi, nè deficienti. Meno male l Ma ecco un altro tipo, più alla mano, più ingenuo, quindi più ancora entusiasta: «Rinnovazione della Critica? E necessaria per giunta? Ponendo la firma a quell'articolo, doveva sulle vostre labbra errare il sorriso sarcastico, bef- fardo di Mefistofele. Ma non fu, non è la Critica il faro, la bussola del socialismo italiano- — io direi: mondiale (sic!) — che ci guidò, ci apri gli occhi, ci svegliò l'intelletto, somministrò il socialismo, pil- lola per pillola, man mano che gli stomaci e gli in- telletti deboli erano in grado di assimilarlo? a Consigliare a voi come riformare la Bibbia? Chi scrive ha fatto la 2. Tecnica — niente di Iriely) i — ma deve, non dirò la propria coltura)?), non il modo, quasi decente (?) — (gli interrogativi tra parentesi sono lutti dell'....originale) — con cui può esprimere la propria idea, ma la concezione esatta, precisa, universale, della questione sociale, interamente, uni- camente alla Critica. Io sarò superbo; ma voi, più ancora, dovreste essere superbi di aver fatto di- un prestinaio un uomo che vede, ragiona, comprende. E quanti, come me, debbono a voi tutto ciò che sanno, tutto ciò che costituisce l'ideale della vita? s. Queste, che citammo, sono due lettere-tipo; ci di- spensano dal riferire o riassumerne altre. E ci lu- singano — anche o fatta la tara » tilla benevolenza ec- cessiva. Ma... non rispondono affatto ai nostri quesiti.

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