Critica Sociale - XXI - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1911

ettITICA SOCIALE V7 .speran2a o Parigi. La lotla iii Pitrigi non oca che una scarainuccia agii in ampi isl i C, pri111,1 che fossero tra- scorsi pochi i le.-Prisi, il grido di guerra della Co- ma ne: « guerra ai palazzi, pace alle capanne, morte alla _miseria e all'ozio! », sarebbe stato il grido di guerra di tutto il proletariato europeo. Egli chiuse il suo discorso esprimendo la speranza che la popola- zione dell'Alsazia-Lorena, conscia della sua missione di libertà, combatterebbe coi socialisti tedeschi la lotta della libertà per conquistare ai popoli -dell'Eu- ropa Passolutò diritto di disporre di se stessi, cosa possibile solo quando i popoli europei sapessero scorgere nella forma repubblicana dello Stato la mila dei loro sforzi. • A neora nel 1876, in un Comizio di Lipsia in con- i radd Mori° col liberale nazionale •Sparig, Bebel di- fesi' magistralmente la « Comune », e il discorso, ri- pr,:a lotto integralmente nelle Memorie (II; pag. 348- 169), è un superbo documento della sua grande anima socialista. Così agivano i socialisti tedeschi nella guerra del 1870, benché non ancora fossero note le manovre dir Bism.arck; che l'aveva sapientemente preparata, e i più la ritenessero una guerra di difesa. ***- Questi i punti che abbiamo voluto, ricordare, sul- l'autorevole traccia di Bebel, della storia del movi- mento operaio tedesco. Ma l'opera è una inesauribile miniera e la lettura ritempra l'animo al ricordo di queste prime battaglie, attraverso le quali il partito socialista e il movimento operaio si conquistavano il diritto alla vita e gettavano le basi della loro pre- sente grandezza. Fra i più strenui, più illuminati, più devoti artieri di questa nuova civiltà proletaria che si prepara, Augusto Bebel tiene uno dei primi pesti, ed è per questa sua incrollabile fedeltà all'idea che la sua storia é la storia del partito, e che le mas- se operaie, non della sola Germania ma del mondo intero, significarono il loro immenso affetto al canuto combattente, in occasione del 70° anno della sua vita, tutta spesa a servizio e a difesa del proletariato. f. p. FRA. LIBRI E RIVISTE Vita e Coscienza. Alcuni cenni intorno alla filosofia di Henry Bergson sono già stati fatti su queste colonne. Senonchè, per quanto si tratti di speculazione profonda e, relativa- mente, originale, non si può ancòra dire che il ber- gsonismo rappresenti un tutto organico, un sistema. Vi sono ancora molte lacune da colmare, molti punti da chiarire: vi è, sopratutto, da lumeggiare quel famoso principio dello slancio citale, che rappresenta .1a pietra angolare su cui poggia (o dovrebbe pog- giare) il maestoso edificio. Aspettando che il filoso- fo francese ci dia quella nuova opera, che sta pre- parando, e che senza dubbio segnerà un ulteriore sviluppo del suo pensiero può essere interessante co- noscere quanto di recente è stato scritto in argo- mento. Nel numero di ottobre del Hibbert Journal, trovia- mo un articolo del Bergson e una risposta critica di Arturo Balfour, il leader dell'Unionismo inglese, che, da aleuni giorni, è stato spossessato del supremo co- mando, perché troppo restio ad accettare apertamente le teorie protezionistiche del conservatorismo britan- nico. Il Bergson, parlando sulla Vita e Coscienza, lamenta che, nel lavoro enorme compiuto dalla filosofia, i pro- blemi vitali non siano stati abbastanza e reti amen te ;Affrontati. Soltanto ora si comincia ad loro un posto conveniente. Occorre però suldlò ,,i•verrire che non vi sono principi certi, dai quali la risposta a queste questioni possa essere dedotta in modo ma- temei ico. Noi possediamo solo alcune linee di /alti, che, nel loro insieme, poSsono avvicinarci a una relativa cer- tezza. La prima linea di questi fatti è la coscienza. Ogni coscienza è memoria, preservazione e accumulazione del passato nel presente. Nello stesso tempo, ogni coscienza è anticipazione sul futuro: è un legame Ira il passato e il futuro. La coscienza non è limitata alle creature che posseggono un cervello, più_ di quanto lo sia la facoltà digestiva per gli esseri che hanno uno stomaco. Come la digestione esiste assai prima che una speciale forma di stomaco si sia sviluppata, così la coscienza può esistere prima che il cervello si sia formato. Tuttavia, per mezzo del cervello, la co- scienza opera colla massima precisione; il cervello l'organo squisito della scelta. Da un capo all'altro della scala animale, è presente la facoltà di scelta, particolarmente la scelta dell'azione, dei movimenti combinati, in risposta agli stimoli derivanti dal di fuori. In questo senso, il pensiero è e in funzione dell'azione», che, a sua volta, non è possibile senza la facoltà di scelta e senza la facoltà di ritenere il passato e anticipare il futuro. Alla domanda se la coscienza copra l'intero domi- nio della vita, il Bergson risponde: e sembra proba- bile, e questa è l'ultima mia parola su questo punto, che la coscienza sia in principio presente in tutta 4t materia vivente. Senonchè essa è dormente o atroliz- asta, dovunque tale materia rinunci spontaneamente all'attività. Per contrario, è tanto più intensa, com- plessa e completa, ovunque la materia vivente marci nella direzione dell'attività e del movimento. In cia- scuno di noi sembra che la coscienza esprima l'am- montare di scelta o di e creazione a che è a nostra disposizione pel movimento. L'analogia ci autorizza a inferire che lo stesso accada in tutto il mondo or- ganizzato ». A questo punto ci si para dinnanzi il problema: in che rapporti stanno materia e coscienza? Esse ci sembrano due forze antagonistiche, e, pur non di menò, devono venire a una comune intesa e andare avanti insierne. Secondo Bergson, la materia è, teoreticamente, il regno della fatalità, del più assoluto determinismo, mentre la coscienza è essenzialmente il regno della libertà. La vita non è altra cosa dalla coscienza, che usa la materia pei suoi scopi e trionfa nel Conciliare le due entità apparentemente antagonistiche. Pare che l'essenza della vita consista nell'assicurare che la materia, con un processo assai lento e difficile, debba immagazzinare, far provvista dell'energia, da essere poi consumata in liberi movimenti. La vita è continua creazione e la sensazione è il punto in cui la coscienza tocca la materia «Che materia e coscien- za — afferma il.Bergson — debbano avere una co- mune fonte d'origine, sembra a me assai probabile. lo opino che la prima sia il contrario della seconda; che, mentre la coscienza è azione che perennemente crea e moltiplica, la materia è azione che continua- mente si logora e si disfà n. La vita, che é adattamento, si è, nel corso dell'evo- luzione, sempre più andata complicando e raffinando. Essa è un impulso a salire sempre più in alto, affron- tando.rischii sempre maggiori. L'impulso vitale con- tiene potenzialmente in sè le due forme di coscienza, che chiamiamo istinto e intelligenza. La linea dell'i- stinto ha toccato il suo vertice nel mondo animale propriamente detto, mentre quella dell'intelligenza ha creato il mondo umano. Secondo il Bergson, tra que- sti due mondi vi è un hiatus, una differenza quali- tativa e non solo quantitativa. Solo nell'uomo la natura' sembra avere spezzato il cerchio di ferro dell'automatismo e del determini- smo; mentre gli animali sono capaci di compiere soltanto una serie di atti automatici, l'uomo ha la possibilità delle più inopinate creazioni libere, che potranno. aiutarlo ad abbattere tutti gli ostacoli e a vincere, forse, lo stesso tragico destino della morte.

RkJQdWJsaXNoZXIy