Critica Sociale - XXI - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1911

376 CRITICA SOCIALE gare la superbia di pochi potenti. L'assemblea salu- tava con gioia la condotta della democrazia francese e in parlic.olar modo degli operai socialisti, si di- chiarava completamente d'accordo con loro nei loro sforzi conlro la guerra e sperava che anche la de- mocrazia tedesca e gli operai tedeschi elevassero la loro voce nel medesimo senso». Gli operai parigini avevano già prima protestato contro la guerra. Analogamente al Congresso di Chemnitz si pronunciarono i comizi operai in molte ed là. Invece, il Comitato centrale .del partito in Braunschwig convocò un comizio, in cui fece votare un ordine del giorno che accusava Napoleone di es- sere la causa della guerra e riconosceva la guerra di difesa come un male inevitabile. A questo ordine di idee aderirono buon numero di Sezioni nella Ger- mania del Nord. Convocato il Parlamento poi 19 luglio, a proposito dei richiesti crediti militari, Bebel, anche a nome di Liebknecht, dichiarò che la guerra era una guerra dinastica, fatta nell'interesse della dinastia Bonapar- te, come quella del 1866 era stata fatta nell'interesse della dinastia degli Hohenzollern; che essi non po- tevano votare i fondi per la guerra, implicanti fi- ducia pel Governo prussiano, il" quale, colla guerra del 1866, aveva seminato questa nuova, nè potevano rifiutare i mezzi domandati, quasi approvassero la politica criminosa di Napoleone; che, come avver- sari in principio di ogni guerra dinastica, come re- pubblicani socialisti e come internazionalisti, non si potevano pronunciare nè prò né contro la guerra attuale e si astenevano dal voto, esprimendo la spe- ranza che «i popoli di Europa, ammaestrati dagli alierni mal augurati avvenimenti, avrebbero fatto il possibile per conquistarsi il diritto di disporre di se stessi e di eliminare il dominio militare e di clas- se, causa di tutti i Mali dello Stato e della Società». La condotta dei due deputati socialisti al Reich- stelo incontrò la decisa opposizione della Direzione del partito, la quale rimproverò Liebknecht per quanto scriveva nell'organo del partito. Ci fu un momento che Liebknecht espresse il 'desiderio di andarsene. «Non è per paura degli arrivisti che vor- rei andarmene, ma per lo schifo che mi dà Fubbria- calura nazionalista. Questa malattia deve avere il suo corso, e frattanto io sono del tutto superfluo qui e posso essere molto utile altrove, per esempio in America». Ma gli avvenimenti si incaricarono di ricondurre la pace nella famiglia socialista. Alla sconfitta di Sédan e alla cattura di Napoleone, Parigi rispose cella proclamazione stella repubblica. Il Comitato aiutò subitamente avviso; d'accordo con Bebel e Lieb- knecht, domandò la sollecita pace colla repubblica francese e invitò a protestare contro la annessione dell'Alsazia-Lorena. L'Il settembre il Vollesstaat pub- blicò il manifesto della Direzione del partito, e il 14 tutta la Direzione veniva arrestata, come molti altri compagni, sotto l'accusa di alto tradimento; ma i sani membri vennero poi condannati a pene da 6 settimane a 3 mesi di carcere per, violazione della legge sulle associazioni. Il 26 novembre era all'ordine del giorno della Ca- mera la concessione di nuovi fondi di guerra. Bebel e Liebknecht proposero Un ordine del- giorno nel quale, considerato che la guerra, dopo la cattura di Napoleone e la caduta dell'Impero francese, doveva ritenersi di fatto finita, perchè le dichiarazioni del re di Prussia nel discorso del trono del 19 luglio. ,• il proclama al popolo francese dell'Il agosto, l'a s e vano dichiarata guerra soltanto difensiva; conside rato che, malgrado ciò, essa continuava e non era più guerra di difesa contro l'Impero, ma di conquisl contro il popolo francese; si invitava il Parlamento a deliberare il rifiuto *dei fondi richiesti per la guer- ra, e a invitare il Cancelliere confederale, rinuncian- do a qualunque annessione del territorio francese, a fare che si stipulasse il più sollecitamente possibile la pace colla repubblica francese. Nelle successive sedute i socialisti si dichiararono contrarii ai trattati coi vani Stati tedeschi, come alla nuova Costituzione. L'll dicembre, chiusa la Camera, Liebknecht e Bebel ritornarono a Lipsia. Il 15 riferi- rono sulla loro attività parlamentare in una assem- blea della Sezione socialista. L'assemblea, che era affollata come un Comizio, li approvò. Da molte altre località giunse loro ugual plauso. Ma fu quella, per lungo tempo, l'ultima assemblea cui fosse loro dato di assisterò. Il 17 novembre anch'essi vennero arre- stati sotto l'accusa di alto tradimento, rilasciati il 28 marzo, ma processati e condannati a due anni di for- tezza per alto tradimento. Bebel si buscò in più altri 9 mesi di prigione per lesa maestà. L'8 luglio, egli entrava nella fortezza di Hubertsburg. La condotta di Bebel e Liebknecht, se era stata approvata dai loro elettori, aveva loro attirato l'odio più feroce della stampa di tutti i partiti, non 'escluso l'organo dei lassalliani, che li chiamava e traditori della patria». Lo Schweitzer mandò a Lipsia emis- sarti a eccitare le masse contro di loro. Senonchè, in un'assemblea convocata da Hasenclever, la maggio- ranza antilassalliana votò l'ordine del giorno propo- sto da Bebel. In un'altra assemblea si venne alle ma- ni, e i lassalliani, recatisi poi a rompere i vetri delle finestre di Liebknecht, vennero inseguiti e abbondan- temente bastonati dagli internazionalisti. Pochi giorni dopo, un gruppo di studenti progettò pure una rottura di vetri e una dimostrazione ostile Bebel; ma la coraggiosa iniziativa fallì per merito del portinaio. Alla ripresa del Parlamento, nell'aprile del 1871, prima di entrare in fortezza, Bebel combattè la con- cessione di fondi per proseguire la guerra. Rilevò come, se non si insisteva sulla annessione dell'Alsa- zia-Lorena, la pace sarebbe già conclusa da parecchi mesi. Enormi perdite di uomini e di denaro sareb- bero risparmiate e la posizione della Germania sa- rebbe diventata assai più favorevole. Due miliardi allora, avrebbero valso più di cinque ora. Nessun Go- verno, in Francia, potrebbe dimenticare la perdita della Alsazia-Lorena. La Francia cercherà alleanze e la Russia muterà il suo contegno, e il bilancio mili- tare tedesco doVrà crescere ben altrimenti che se la Germania avesse proseguito ragionevoli intese colla Francia e rinunciato all'annessione. Solo la borghesia sosteneva la politica del Cancelliere imperiale, come quella di Napoleone. Gli operai, dell'uno e dell'altro paese, avevano difeso la pace. Pur non approvando egli completamente tutti gli atti della « Comune » di Parigi, era un dovere rilevare la misura colla quale essa procedeva. Nella seduta del 25 maggio, Bebel difese ancora la a Comune a alla Camera, mentre protestava di nuo- vo contro l'annessione. Se la Germania ufficiale com- batteva la « Comune», egli, da parte sua, dichia- rava che il proletariato europeo guardava pieno di

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