Critica Sociale - XXI - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1911

CRITICA SOCIALE 373 thelot, non è molto, ci ha tutti commossi; parve quello un esempio meraviglioso della fusione indissolubile di due nobilissime vite. Ma quelli subirono il destino. Paolo e Laura Lafargue, al contrario, Io hanno domi- nato. Sentirono che, essendo, di due, diventati uno solo, era assurdo che mai, di loro, restasse un super- stite. Ma neanche si rassegnarono a diventare i su- perstiti di se medesimi. Tutti per lo più moriamo, quando, dentro di noi, già è nata e presente la morte. Essi vollero morire ben vivi. Vollero essere essi stessi a morire, non già essere uccisi. E scelsero l'ora ed il modo, come liberamente si eleggono per ogni altra più comune faccenda della vita. « La forza e il garbi)» — abbiam detto. Perché questa è veramente la morte che rinnega se stessa, che sveste le macabre parvenze, nelle quali soltanto usiamo ravvisarla, e che non osiamo fissare. Questa morte, che canta e sorride, uccidendo a quel modo, prima aveva ucciso se stessa. Sempre, nei grandi sui- cidi, c'è l'anormale o il fatale, c'è Io sforzo, c'è l'a- crobatismo, o la posa, o la fuga, o la sfida; vi è «il gesto », insomma. Il deluso, lo stanco, il disperato della vita — gli amanti che il destino divide — fug- gono a uno strazio non sopportabile. Il martire della fede presume di fare passaggio a una vita migliore. Altri si consacra alla gloria, a una supposta immor- talità, se non altro; di fama; altri ancora si immola alla nobile passione di un'idealità superiore. Costoro, tutti, subiscono una legge, la necessità di un impe- rativo categorico, nobile, generoso, quanto si vo- glia. Ma lo subiscono. Obbediscono a un furore, a una esaltazione dello spirito. Balzano nel buio, chiudendo gli occhi. E all'osservatore si presenta il dubbio: se avessero atteso, un giorno, un mese, un anno, avrebbero persistito nel fiero proposito? Questo dubbio qui non si affaccia. Paolo e Laura Lafargue non hanno mai nè esitato nè dubitato. Non avrebbero esitato o dubitato il domani. Pensavano che la vita, quando ne cessano le ragioni ideali, quando la lotta per l'idealità deve affievolirsi, è un ingombro vano, e si getta. Non è giusto dire che son «morti», che si sono «uccisi»: parole che re- cano in sè Un senso di tragedia. L'ora parve ad essi scoccata — e «sono partiti ». Senza chiudere gli oc- chi nel terrore e senza rabbrividire. Buon riposo, amici! Ve lo siete ben conquistato! È la bella morte cotesta; è l'eutanasia suprema. Ed è morte di uomini interi, ossia di veri socialisti; nei quali il socialismo è più che una dottrina, è più che una fede, ricevuta, penetrata da fuori e sovrap- posta alla psiche; è la psiche trasformata, liberata dalle scorie, è il midollo stesso dell'essere. Perocchè — nella sua più profonda significazione — lo spi- rito del socialismo sopratutto è questo: ribellione del- l'uomo individuo e dell'uomo collettivo alle insulse brutalità della natura e della storia; emancipazione da ogni sorta di servitù, o provengano da fuori di noi, o dagli istinti oscuri che annidiamo in noi stessi; trionfo tranquillo e perdurante della volontà illumi- nata; la vita che diventa ragione; la ragione che di- venta vita; l'egoismo e l'altruismo, le esigenze dell'io e della collettività, che si conciliano e si fondono; l'uomo e l'umanità, padroni di sè e maggiori del fato. Queste cose la filosofia borghese, la morale del capitalismo intende, ammette ed esalta.., sino a un certo punto. Le "intende dentro la classe e dentro la vita. Al confine della vita, come al confine della classe, la morale del capitalismo si sniarrisce e le smarrisce. Solo una filosofia veramente superiore — quella del socialismo — può produrle oltre quel doppio confine. Perciò dell'eccidio di Draveil la stampa borghese, tutta quanta, non ha nulla sentito: al di la della a curiosità» della cronaca, non ha nulla compreso. E furono socialisti veri e schietti ed interi Paolo e Laura Lafargue, i sereni morti di ieri. Ah! non è per blague partigiana che si scrive, con 'un piede nella fossa, com'egli scrisse: — «Viva il comunismo! Viva il socialismo internazionale ! ». Ella il sangue del padre: egli portavo nelle vene il sangue di tre stirpi di oppressi. E vissero pen- sando e lottando, in un divino entusiasmo di libera- zione degli uomini. La quale essi concepivano, come Marx concepiva, nelle forme grandiose della storica lotta delle classi implacabile, inesorabile, fino al giorno fatale, che, per effetto di essa, le classi siano dissolte nell'umanità. Allora la «società» avrà il suo principio. Degli scritti di Lafargue — vibranti di paradosso e riboccanti di luce — spesseggiano le prime an- nate di Critica Sociale. Alcuni dei migliori suoi studi figurano tuttora nella nostra «Biblioteca di propa-, ganda». Qualcuno, men noto o dimenticato, esame- remo e tradurremo, forse, pei fascicoli prossimi. Casi i due amici, che partirono, ritorneranno fra noi. ILLE EGO. Al funerale dei due figli — carnale l'una, intel- lettuali entrambi — di Carlo Marx, celebratosi do- menica 3 corrente in Parigi, prese parte tutto il so- cialismo, tutta l'organizzazione proletaria della ca- pitale francese. Parlarono, all'ara crematoria, Du- breuilh, Bracke, Vaillant, Jaurès, Ghesquière per la Francia: Kautsky pel socialismo tedesco; Anseele - pel Belgio; Keir Hardie per l'Inghilterra; Lenine e Roubanovitch per la Russia oppressa; per le donne russe la cittadina Kolontay; e v'erano, e avrebbero parlato, se un acquazzone formidabile non disper- deva l'immenso popolo adunato, delegati presenti di Austria, di Polonia, di Spagna, financo dell'Argen- tina ! Muto ed assente, soltanto, il partito socialista ita- liano. E forse fu pudore onesto, presso quei sarco- fagi, in quest'ora di abdicazioni ! .o ffill111111111im LA STORIA DI UNA VITA E W UN PARTITO IL • Lassalliani e Internazionalisti. Coll'allontanamento — di cui già narrammo, sulle traccio delle Memorie di Bebel, le ragioni e il si- gnificato — dello Schweitzer dal movimento operaio, si prepara la fine della lunga lotta dei socialisti las- salliani contro gli internazionalisti, lotta della quale lo Schweitzer era stato uno dei più aspri cam- pioni M. Si è già accennato alle Società operaie, create dai 0) Per PIÙ estese notizie su questo tema Bebel rimanda al noti lavori di MEEIRING: Geschtehte der destsehett Soziaidemocrotte e di BERNSTEIN Gesehtehte do' Berldner Arbeiterbewessnp (3 volumi — Belgio, Buchh. Vorwarts, 1007-10). Vedi anche del MEHRING Destsehe Gesehichte sona Ausgang des Mittelatters. — Berlin, Buchh. Vor- wiirts, 1911.

RkJQdWJsaXNoZXIy