Critica Sociale - Anno XXI - n. 18 - 16 settembre 1911

CRITICA SOCIALE LA PIO SANTA CROCIATA Il sigoilicato 2 le conseguenze dell'Il Congresso magistrale italiano La Coltura popolare, organo dell'« Unione italiana dell'educazione popolare D (1), nel suo 13° fascicolo di pubblicazione imminente — del quale ci sono cor- tesemente -favorite le bozze — dedica al Congresso magistrale di Torino l'articolo editoriale, che inti- tola: « L'unione delle due Unioni». L'argomento è importante anche dal punto di vista politico, e me- rita che se ne tenga nota in queste colonne. La consorella rileva come il recente, Congresso — malgrado la signorile ospitalità torinese e lo sfarzo del cerimoniale e la ressa degli intervenuti e il mo- mento reso caratteristico dall'imminente applicazione della nuova legge scolastica — sia apparso, chi guar- di alle concrete discussioni e deliberazioni, piuttosto una delusione. E, oltrechè all'influenza funesta della grande città in periodo di Esposizione e di feste, stanca di concioni e dove « gli echi sono rauchi n, at- tribuisce l'apparente insuccesso a una causa intrin- seca più profonda — quindi più difficile a vincere — che. anatomizza come segue: Il Congresso apparve — e fu — impreparato al suo còmpito. Appunto, pel momento speciale in cui si radunava; momento di transizione fra il vecchio e il nuovo, quando ciò ch'è morto non è ancor seppellito, ciò che nacque non ha ancora parlato, e, a valutarlo, a sentirlo, abbisogna un'intuizione quasi profetica... Questo intuito sapiente era, a tutta prima, mancato ai maestri d'Italia. • Cosi avvenne che il Congresso assumesse l'aspetto di una grande riunione commemorativa. Si guardò sopratutto al passato; e, anche quando si accennò al- l'avvenire, lo si fece coi ricordi e col gergo del pas- sato. Per chi nell'avvenire scolastico avea già profon- dato lo sguardo e tentatane in prevenzione la sintesi ardita..., pareva un'assemblea di tornanti dagli Elisi, ridesti allora allora dal sonno, e tuttora brancicanti e mal orientati. La legge — antico sogno del corpo ma- gistrale... — ora, che era lì « sul tappeto a, e invocava dal Congresso il battesimo, il suggello, la parola ani- matrice, l'onda di calore che vivifica, il gesto del genitore adottivo che fa propria la creatura e si ap- presta ad armarla e a sorreggerla nella battaglia del- la vita — ora sembrava una straniera, che nessuno più ravvisava, fuorché per qualche piccolo neo... La legge Daneo-Credaro — la -legge Corradini — .doveva essere il eiou del Congresso. La sua « appli- cazione n formava, in sostanza, un tema solo col « pro- gramma ulteriore dell'Unione a. Si trattava dell' e es- sere o non essere » anche per l' o Unione », il cui vecchio programma era, a un dipresso, esaurito. E si poteva, la legge, o esaltare o sconfessare..., ma avendola prima ponderata, sviscerata, compresa, nel suo assieme e nell'anima sua. Ora, l'Opposizione (che vi era; e poi dileguò) si ac- caniva sul paragrafo, sul comma, su l'inciso. E i patrocinatali della legge, a spulciare altri commi e incisi e paragrafi, che facessero da contrappeso! Ma la legge era altro ed altrove; essa — Il suo va- lore sta qui — diceva al popolo e ai maestri italiani: Eccovi aperta la via,- che prima era chiusa; ora camminate, se avete muscoli e èuore! e. La scuola oramai potrà esser quale, di conserva, sapranno volerla e foggiarla i maestri ed il popolo. Questo, dapprima, il Congresso non avvertiva; non l'avevano avvertito nettamente nè i convocanti, nè i convocati; né i pedagogisti, nè i pratici; nè gli apolo- gisti, nè i critici. Onde, o un ottimismo dozzinale e stereotipo, o un pessimismo di maniera e per par- tito preso. La scuola, che sfuggiva alle beote carne- (I) Quindicinale. Anno L. 10, semestre L. 6. Milano, via '. Bar- ~a, 98, dove possono anche procurarsi gli Statuti e le altre pub- blicazioni dell, "Unione,. rille del minuscolo Comune; che poteva sottrarsi al prete, al padrone, allo scherano, e cosa anche più difficile — al classico e amico della scuola n, che l'ab- braccia per soffocarla; che poteva diventare, a lor dispetto, la cosa di tutti, la cosa degli interessati, la cosa della nazione — emanciparsi e rivivere —; que- sto, che è tutta la legge, era sfuggito alla maggioranza dei maestri italiani. E non la scoletta soltanto; — tutto l'ambiente della scuola; il suo prima e il suo dopo; l'asilo, il corso po- polare, l'assistenza scolastica, la scuola professionale, la serale, la festiva, la scuola per adulti, la Biblio- teca scolastica e ci rcolantc...; tutto ciò che mette in valore la scuola, che la allarga nell'ambiente, che la prolunga nella vita; che ne fa, di menzogna, realtà; di ricovero di bambini mocciosi, una incubatrice di cittadini; di fornitrice meccanica di un alfabeto .e di un abbaco, noiosi ed inutili, dimenticati il domani, la stimolatrice implacabile dei bisogni alti -dello spi- rito, la energia rivoluzionaria, infusa alle radici stesse del consorzio civile. E la scuola che si riabilita, che si impone alla vita, è il maestro che sale; nè vi ha altra via per salire, con buona pace del sindacalismo, neonato anche nel- la scuola. Ora, tutto questo può sorgere dai nuovi Consigli scolastici, può germogliare nei novemila futuri - Pa- tronati. Può sorgere, può germogliare.., se vi si se- mini; se, nel congegno burocratico, offerto alle forze elettive, alla competizione dei partiti e degli inte- ressi, dai vivi e dai combattivi si infonda la vita, Bastano al còmpito arduo i maestri odierni d'Italia? quali li han foggiati, contentandosene, questa borghe- sia e questo regime? Non bastano i maestri senza il popolo; non.baste- rebbe il popolo senza i maestri. Il binomio, spezzato, è la disfatta sicura. La Rivista soggiunge che, allorquando Filippo Tu- rati pose la questione così, e, connettendo col suf- fragio universale di domani, alluse alla necessità di prepararne il successo mercè l'alleanza dei maestri colle forze progressive del proletariato e del paese, marcò la lotta coi krumiri della scuola, della ragione e della coltura, e propose che, abbandonate le quis- quilie, si discutesse dei Patronati scolastici, del cor- so popolare, delle intese da prendersi colla « Unione italiana dell'Educazione popolare » per suscitare in ogni centro i nuclei propulsori della provvida cro- ciata per la bonifica umana; il Congresso ebbe il senso di una inattesa rivelazione di sè a se medesimo. Quan- do poi Corradini rinforzò la nota, e Comandini an- nuì, il Congresso — scambio, ed era umano, di ri- bellarsi alla campagna — eruppe nel più vivo en- tusiasmo. I maestri avevano capito; il Congresso ave- va giudicato e riabilitato se stesso! Or questo — prosegue la Rivista — fu il signifi- cato di quel Parlamento scolastico. Erano convenuti dai mille Verbicaro d'Italia, pieni l'animo delle vec- chie querimonie. Sapevano della nuova conquista le- gislativa, senza averne tutti afferrata tutta la portata, mezzo fra speranzosi e diffidenti, come gente più avvezza alle nerbate che alle carezze. Ora — per- cossi come da un barbaglio di luce — alle voci che, accennando al rinforzato diritto, sopratutto li chia- mavano a più urgenti e faticosi doveri — non ten- tavano di sguisciare e di rincantucciarsi — ma tutti, con bella prodezza, balzavano incontro, tutti rispon- dendo: presente! Poco importa — conclude — se il tempo o la lena difettarono, nelle brevi ore ultime, a colorire il di- segno; se fu forza demandare all'Ufficio centrale l'incarico di dar corpo al programma, a mala pena sbozzato. La organizzazione dei nuovi Patronati, la difesa della laicità, ossia del pensiero, lo sviluppo del corso popolare, ossia della scuola più vera, e delle opere integratrici, senza cui la scuola è un miraggio; la collaborazione operosa fra o Unione ma- gistrale » e « Unione per l'educazione popolare e —

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