Critica Sociale - Anno XXI - n. 18 - 16 settembre 1911

Critica Sociale RIVIST.fi QUIADICIN.HLE DEL SOCULISMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 — All'Estero: Anno L. 10 - Semestre L. 5,50 Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE - MILANO: Portici Galleria V. E., 23 Anno XXI - N. 18 Il Non si vende a numeri separati li Milano, 16 settembre 1911 SOMMARIO Politica ed Attualità. D J1100 01 3Irtr0e00 e a Trip.ai passando per ROI. (FILIPPO TURATI). It capitombolo: ancora sulla crisi del socialismo (Avv. TULLIO COLUCCI). — l'ostili« (La CRITICA). Variazioni in«linconiche sal suffragio universale (La C. S. e I). S.). La pii, santa crociata: il significato e le consegneirre C011- greSs0 magistrale italiano (L'UNI°. DELL'EDUCAZIONE POPOLARE e NOI). Studi economici e sociologici Ha un contenni° il rivoluzionari..? (Avv. lei. ROVELLU. Le diverse forme di 02'0(.1i.000020021e della piccola proprietà rurale: IL L'organizzazione agrari« in Belgio; L« Francia nella orga- nizzazione agraria; La organizzazione agraria i,, Italia; Piccola proprietà e cooperazione agraria >Mi. MARIO CASALINI. Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. i, I viali d'oro , (sror. Yrrromo °saio). Biblioteca di propaganda. RINNOVIAMO LA PREGHIERA ai pochi abbonati in ritardo di volerci mandare, entro la corrente quindicina, l'importo dell'abbonamento, evitandoci la spesa e il perditempo della " riscos- sione postale,,. Ringraziamenti! L'AMMINISTRAZIONE. Da Jena al Marocco e a Tripoli passando per Roma Non ancora qui s'è scritto un rigo della « monta- tura » tripolina... Confessiamo: finora, da noi, non si riesci a prenderla sul serio. Dal nostro angolo visuale, essa non è una questione. E, come non pro- pineremmo al nostro lettore uno studio, fosse pure dottissimo, sulla presenza reale, o non, del corpo di Cristo nell'ostia consacrata — dibattito, che pure appassionò, or fanno alcuni secoli, le maggiori in- telligenze di Europa — così ci parrebbe una dissi- pazione intollerabile discutere, oggi, seriamente, se all'Italia — con quel fuoco di colonialismo, con quella febbre di ardimenti che-anima il suo popolo e i suoi capitalisti e industriali; cArArrica ia casa. che imperversa dalla cintola in giù: col denaro che si presta al 10, al 20, fino al 30 per cento; con, per soprassello, le « sante memorie e aduane — con- venga o disconvenga ficcarsi in quest'altro gine- praio, sdrucciolare in questa trappoletta di confe- zione tedesca °nude in (iermany!), per uscirne col li lo della schiena scavezzalo, rinunciando, sillIara del risaputo Moloch, per un tempo indelerminaliiie, ogni più urgente iniziativa di incivilimento inte- riore. E ciò, a parte il decidere se l'obbietto di cotanio amoroso desio sia l'ispido deserto, descritto (la Caetani alla Camera, o l'Eldorado, sognato dai molteplici Grano dell'indigeno sindacalismo.., Si aggiunga che alle frottole infinite dei quoti- diani, alla pretesa « perplessità » dell'on. Giolitti, davamo — e diamo — la fede, che si conviene a tutti gli altri « serpenti di maree della zoologia giornalistica estiva. Ma, poiché il chiasso sale ormai alle stelle, e il partito socialista é tirato pei piedi nella lizza (oggi stesso, il Mattino di Scarfoglio intesta la sua prima pagina, in corpo elefante, così: «Sarebbe bene che Gialitti si decidesse fra l'Italia e l'on. Bissolah»!) — e la Sezione socialista milanese suona a stormo, come se già le fiamme investissero borghi e castella — non facciamo che il silenzio possa interpretarsi come acquiescenza od indecisione. Tanto più che, se la questione pare, a prima giunta, internazionale o coloniale, in fondo, e per nove decimi, è di politica internissima, e si com- plica di appetiti, che non escono dal giro di una dozzina di palazzi di Roma. Troppi nostri « giovani Turchi », minacciando guerra nel Mediterraneo o sul Bosforo, mirano, in realtà, all'occupazione — non propriamente di Tripoli o di Bisanzio — ma di quattro o cinque modesti sottosegretariati (nel ma- nipolo, ministri possibili non vediamo ancora) e sarebbero) « incantati » di potere, come si lusingano — aiutati dall'imbecillità politica, così vasta in Ita- lia, anche nelle sfere più colte — sbarazzarsi, in un sol colpo, di Giolitti e dell'influenza del Gruppo socialista, del monopolio nittiano e delle elezioni :1 suffragio quasi universale; salvarsi il Collegio, paralizzare l'ascesa proletaria, svogliare per un pezzo i Governi da ficcare il naso nei loro « piccoli affari », assicurativi ed affini — tutto ciò alla sor- niona, nel nome angusto della dignità, della civiltà, dell'avvenire della Patria! *** Tuttavia — nonostante tutto — pensiamo che la fai-sa non si eleverà nè al dramma, ne alla trage- dia. L'Italia resta pur sempre il paese privilegiato delle maschere allegre, con un certo buonsensaccio furbesco, che trapela anche dalla smorfia voluta- mente beota. Ciò ehe fu possibile ai beati tempi dello sbarco di Assab, quando ancora non si era assaggiata la dolcezza dei frutti che matura il sole del Tropico, e la formula « ne un uomo, né un soldo » non salvava ai socialisti che l'anima; urta oggi in troppo densa trincea di cadaveri, di delu- sioni, di corbellature patite, perche altri speri di agevolmente superarla... pur se il panico del tri- plicato suffragio stimoli ed aiuti di sottomano. Il partito socialista — anche insonnolito dal mor- so olella mosca Tze-tze non è più la quamilli, né- gligeable del buon vecchio tempo, talchè un Gover- no, non del tuffo inscemito, possa farne troppo buon mercato. E, in una questione,- come questa, la cui soluzione bellicosa significa l'assoluta dedizione del paese, senza limite prefisso di tempo, a tutte le li- - hidini del militarismo professionale, in combutta coll'affarismo più losco e malsano, esso bentosto di-

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