Critica Sociale - Anno XXI - n. 16 - 16 agosto 1911

CRITICA SOCIALE 245 gni utopistici delravvenire, non è che una fantastica chimera, che non vorrà certo la Critica Sociale assu- mere, molto leggermente, a fulcro della sua azione socialistica n. La verità è, dunque, che l'azione oggi battezzata socialistica, l'azione utilitaria e quotidiana del prole- tariato, non ha, nè può avere, nessuno sbocco, che sia consaputo e voluto, nel socialismo: procede per vicine mète successive, nè sa, nè può sapere, quale sarà il suo corso o la linea del suo movimento, nè se ne avrà mai alcuna, o se s'impantanerà invece in tortuosi rigagnoli senza uscita. E nessuno, che non sia « di spirito profetico dotato », potrà, in buona fede, chiaramente dircelo. Il socialismo, quindi, che in quell'azione ama, più o meno sinceramente (e della propria sincerità sia data lode alla Critica), ridursi e riassumersi: tut- to, in fondo, il socialismo odierno, nh'è riformistico nella sua essenza, è ormai divenuto tale, che del socialismo non conserva se non il nome e l'amara dissimulata nostalgia. La sua essenza oggi non cor- risponde più alla sua etichetta esteriore; il fatto ha distrutto il verbo. *** Io dico ciò che tutti possono ormai osservare, ciò che doveva forse essere nella spontanea evoluzione della nostra idea, ciò di cui nessuno può venire in- colpato ed accusato. Il socialismo ha subita una profonda metamorfosi. E il partito socialista ne ha riprodotte fedelmente le fasi. Il socialismo s'è spento nell'azione 'utilitaria: il partito socialista ha ceduto il posto ad un nuovo partito. 2 questo il partito della riforma sociale da un punto di vista approssimativamente proletario. 2 l'erede... Il suo compito è d'un valore portentoso, d'un'im- portanza sovrana. Rigettando come inutile, anzi dan- noso, l'involucro ideale del partito che fu, cioè lo spirito e il sogno socialistico, esso attende il mo- mento per balzare, fresco ed agile, senza riserve e senza falsi pudori, nella vita più intensa, dovunque una riforma, un impulso, un moto, giovando insieme l'organismo sociale, possano riescire immediatamente utili alla classe lavoratrice. Triste è la necessità di recidere gli ultimi vincoli, i vincoli esteriori, col ra- dioso e suggestivo passato: perciò la vigilia è lunga. Ma il giorno liberatore non tarderà. Liberatore, sì. Perché quegli ultimi vincoli, oggi, sono più affliggenti e tormentosi di tutti i ceppi, per- chè impediscono, con l'insinuazione del residuo scru- polo, la libertà dei movimenti, lo slancio coraggioso e adeguato, la diuturna persistenza nel lavoro fecon- do e la compiuta vittoria. Oggi voi procedete con l'impaccio. Oggi un' avanzo dell'ideale tenta ancòra — sono i suoi ultimi guizzi e gli ultimi suoi sforzi — di soffocarvi con le sue pregiudiziali, di paraliz- zarvi con le sue ripugnanze. E voi, on. Turati, non potrete ammettere che un partito, finché si chiami partito socialista, cioè fino a quando dichiari di ser- vire un ideale, possa astenersi dal discutere, da un punto di vista non contingente, ministerialismo e di ministeriabilismo, del Voto a Giolitti e di Bissolati ministro, della rispondenza o meno dei monopoli fi- scali alla mèta ultima, di militarismo, d'intransigen- za, di lotta o di collaborazione di classe, e di tante altre cose, oramai vuote di senso, di fronte al fatto, di fronte alla vita. E, appunto, ciò voi obbietterete; — e sarete nel vero, quando direte che, oramai, tali questioni so- no state intimamente superate dalla nostra coscienza: — e, in fondo, aggiungo io, anche dalla coscienza di quelli che più gridano e protestano. Ebbene, allora, osiamo coraggiosamente sopprime- re il motivo originario della nostra incongruenza, delle nostre bizantine discussioni, del nostro molto perditempo; osiamo coraggiosamente affermare e ren- der noto che noi non serviamo più un ideale, bensì gli interessi contingenti del proletariato, dovunque la nostra azione ci porti: magari al socialismo. L'i- deale impone una disciplina, esige astensioni, ri- nunzie, avversioni: e tutto ciò provoca il vostro sde- gno e il sorriso della nostra ironia. La semplice difesa degli interessi proletari fa invece lecita — come oggi — ogni e qualsiasi partecipazione alla vi- ta; riconosce ogni arme buona per la vittoria, anzi ne cerca delle nuove, le moltiplica, le perfeziona; non ha scrupoli di sorta, nè sa percne dovrebbe averne; autorizza la valutazione utilitaria d'ogni riforma, di ogni atto, di tutto,' alla stregua dei vantaggi imme- diati, dei benefici concreti, sulla terra, nel fatto, al di qua d'ogni ideale, d'ogni miraggio, d'ogni visione più o meno fantastica ed offuscatrice. Questa metamorfosi sostanziale del partito sociali- sta, sebbene ne abbia mutato il carattere e ne possa perciò mutare il nome, ne accresce indubbiamente l'utilità effettiva. Io qui non rinnovo le critiche er- rate, unilaterali e biliose dei sindacalisti; nè con- chiudo perciò che un tale partito sostituirebbe a perfezione, in Italia e fuori, l'assente o deficiente « radicalismo n. No. L'erede avrebbe (ha?) una sa- goma tutta propria nel fatto della sua larga difesa proletaria e nel fatto .della sua discendenza, cioè della stessa sua « eredità n: non importa se in que- sta non sia compreso il socialismo. Ma è principal- mente il suo punto di vista proletario, che lo distin- guerebbe da tutti gli altri partiti riformatori. Esso potrebbe lanciarsi in ogni campo della vita econo- mica e politica, con lo scopo precipuo di modificarla, di correggerla, di rinnovarla, non obliando mai di trattare, insieme, gl'interessi dei lavoratori: e non conta, ora, di accertare, se questi interessi ricevereb- bero in tal modo una adeguata interpretazione e sod- disfazione. Se l'attuale « partito socialida » mutasse il suo no- me in quello di e partito riformistico proletario n, o di « partito operaio D O simili, si riconcilierebbe in- dubbiamente col suo « stato di fatto n. Fino a quando ciò non avverrà — o, ch'è lo stesso, fino a quando tutti indistintamente non avremo convenuto ch'esso non ha più, nè deve avere, alcun rapporto con l'idea- le che il suo nome risveglia — voi dovrete sopporta- re — nelle discussioni inutili ed interminabili, nei dibattiti, oziosi e rattristanti, sulle palline bianche o sulle nere, sul frak o sulla giacchetta — le conse- guenze fatali della vostra — spiegabile, giustifica- bile — ritrosia ad osare... E vi contenterete, frattanto, seppellito il socialismo, di fare l'elogio di un'azione, alla quale non potrete dare, in piena libertà, tutte le vostre gagliarde e creatrici energie( TULLIO Cominci. Al prossimo numero: Criminalità e lotta di classe: La delinquenza dei braccianti emiliani e la loro par- tecipazione alle lotte economiche e politiche, del dot- tor ALESSANDRO SCHIAVI.

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