Critica Sociale - Anno XXI - n. 8 - 16 aprile 1911

114 cnrl'ICJ\ SOCI/\LE Lavoratori e• lavoratrici! Fra i cauilli, confessali o coperti, che ,nùwcciano ètnco'm, uno è più formidabile. « Il suf[r(t!]io uni– versale -- dicono - è solt.ecitalo da un partilo; sono incli:[ferenli le II!;O.S_~~->!· -. _ _ _ L'obiezione chiude un doppio so[isma. Neoa so– stanza di~ uolonlét al dirill_o C0\1sapeuol~, che scle– gna ,: clwnori .. !: f.e vio{enzc, , le q~wli, Sl: clon?_ani sorgessero) vorrebbe represse neJ sw1r1ue; e simula ignorare die, .appunto·, nc[!li ultimi strali, a fol'zct, l'assenza del diri.llo an11c!Jhilliscè', ìnsicrnc, capacilù, coscienze, voleri. Sorga, dunque, in tulle le piazze, sorna' i.11, {~dli. i borghi d'Italia, l'eloquenza. cle([allÒ, con[clla/.rice. Dica il Paese al Paese, dica alle genti co[/nale, che eSso, eia'oggi., vuol essere 11n popolo. J\ta, più, in questo gran giorno - che confonde, con l'afferma– zione nazioncile, quella delle rivcndicazioni-moitdiali ciel lavoro -- ,il Prolelarialo· italiano aridi ai Pro– letaria.li /ra/elli :. cli'esso è so,,to, ch'csso è in cam– mino, e s'a[[rçlla a porsi.' a paro ·con loro. Dalla libm·a urna., le ·nazioni liber(~; da queste, la Intei·unzio11ufo, r~1~uov~ta e 1·in1~ovri,t.rice.- Là, quàle sm·à il Socialismo, pm•chè <l/Jm•à essm·e la Ci'Viltà ! . LA· D°IRCZJONE DEL PAnTTTO Soc1ALTSTA ITALIANO ALLUVIONESOTTERRANEA Chi guarda. all'epidermide• si' sforza invano di comprendere. La cosa ha un po' del portento. Si è di fronte a un fenomeno di generazione sponla– nea. Questo Suffragio universale è il figlio di nes– suno_ Giolitti,. gli dia pure il, nome, non poteva <<evidentemente)) esserne il Renitore. Nessuno gli ha mai sospeltàto un tale spermatozoo. Quando,' a un tratLo, ne discorse· in Co.mera, nessL~no ii;li lrn creduto. "Era una manovra,· senz'altro; un'al lra delle sue. Un trucco per sbarazzarsi dello sventur:ilo Gi– gione. Corl)e ·g[à era st'.4la l'_jmposla pr.ogressiva, quando volle sbarazzars1.. dt se rnccles1rno. Per qùeslo !'.hanno applaudito con quel fragore. Per questo l'hanno dcsignatq alla successione. Ern pur lui che aveva canzonato l\obcrlo Mirabclli. Era lui, co'· suoi FacLa, co' .suoi Tedesco, co' suoi Bertolini, Jui, il furbone, co' suoi bravi, che nre– nava, nel Gabinetto, il lentennnnte snnclalino clcl– toralc del predecessore; che gli ave,:a caricalo la zavo1Ta· del_ voto obbligato.rio, per ·inca_Q'.liarlo e farlo colare a fondo; chc. Jo oslruzionavo nella Com– missione dei diciotto. Giolitti, << l'uomo di Dronero)), volere sul scrio il volo ag;li ai10lfabcti? Storielle, dn contare ai in orti l Comunque, qarebbc sempre irrcpcrilJile la ma– dre. Ch.i mai lo volcvn sul serio? Forse Gaetano Salvémini. Ma chi n,vrcbbe pcnsat.o, cln senno, a trn connubio fra questa mala lingua e il <<ministro della mala vila )), ::i, un connubio fecondo? Socrate e Zantippe, chè si sappia, non· hanno fig;liato, Povero suffragio universale! I repubblicani, zi– telloni anche loro, lo le\ 1 avano fuori a quando a quando e lo spolvernvano,. in nome dei cliriLli in– nati cd irnprcscri Ltibi I i, -ir1 nome dc! Governo di popolo; ma era, ~i sa) per ficcarla alla rnonarchia. Tant'è che,· se qucsld lo fa proi)riò, si lmpennano e gli volano contro. BibliotecaGino Bianco Lo. avevano clrappcllato i socialisti negli ultimi Congressi. Ma, anche essi, per difendersi alla me– gliq dai rivoluzionarì, che, per amore svisceralo fraterno, non per altro, glie lo sbatfcvano sul viso, come un vituperio. << Non vi basta il cuore di vo– lerlo, eh?.)> (Adesso, dn che pare che venga, anche essi· si sbi·zzarriscono a fargli sberleffi). Cosi lo si era accettalo, per non poterne proprio a me– no, non sapendo come usoirc altrimenti da quel cJ1iassuolo chiuso del riformismo in fallirncnLo. Ci scrviv::1 eia passerella; da_ sughero, per non affon– dare. Ma a patto, ben s'intende,. cli tenerlo ben le– galo alle ascelle. S'era eletto un Comitatino per ri– governarlo, per p;uardarlo dalle tarme e evitare che pigliasse il larg-o. Se si mostrava in- 1111 Corni– i'.io, crnn bronci, inlorno, cli ·trasog·nati. · Si spiegavn la cosn con un bisticcio: quei che l'hanno, il volo, non han motivo cli invocarlo; i:.::li altri non ne sospettano ln oc·culta virLt'1•.Così si pa'– rcva tutti mirabilnrenle d'accòrdo cli non farne n~1lla. E quando il Gruppo Socùdisla, per 01~ganodi Claudio Treves, suo dcleg-nto, mise al 1nuro il ministro filo– sofo, intimandogli cli varare alla Camcr:·a, cli g~an _premura, non già il suffra~;'io uni\lersalc (non s'èra matti!), ma quella sua e;arical.urcl, che ri.corclate, i più hanno pensalo che fosse anche quella una manovi'a - che cosa in Parlarnento non è schermaglin e rag– giro? - per crearsi un pretesto decente, una co– rnoda foglio cli fìco, al voto favorevole. Forse, un po', elio perdoni, lo han pensato anche Laluni di noi, .. Or eccoci - sto per dire -~ trappolati alla ro 0 vescia. Anche noi si fece della pi'osa senza ·averne il sospetto. Lo 1:egina Draga dà olla luce. Un par, .,golo nasce, vivo e vero (vitale.. vedremo!), cl'onde si pensa va non potesse sbo.tla re. che vento. E che sia davvero un rnarmocchio, non, un fantoccio cli cenci, lo allestano gli strilli delle comari, che si mettono le mani nei capelli, non credono ai propri occhi, e vociano al tradimento, alla truffa americana. Pcdìno '\[org;ori parla di u11 colpo cli Stato, consu' malo a nçislro favore, eia pigliarsi negli utili. IJ re « ci ha fallo l'onore,,. Non lo s'era chiesto! Che volesse farsi sul scrio - o almeno tentarsi ~ fu incontrovertibile il giorno, che Bissolati fu spinto sul. Quirinale. Fu allora che- il Corriere della Sera prese - e n'nvevn ben d'onde - a montar sulle furie, contro tutti i suoi galatei. Pure, tutto questo prodigio è _assai_ n)eno prodi– gioso. che, a prima i.riunta, non sembri, E, se è savio andar cauti e star casli, non dir qua,Uro se 11011 s'hanno nel sacco, diffidare di Esaù.e dei piatti cli lenli, e non gonfiarsi ollre misur[l per_!'un terno 11011 ancorh riscosso - anche sarebbe da miopi non \·edere nel faLto che un caso cli mecenalismo polili– co, il capriccio cli un uomo, una stramberia della slori:-t. Gli è che, n nostro marcio dispetto, le cose cam– rninano, e noi cnmniininrno con loi'o, un po' dietro, per sping-crle, un po' travolti con esse. E nbbiorno un bello svalutarci e fare i piagnoni, perchè non si corre lutti nssieme, Lutti p;.1ri. col medesimo slancio soµ-nato. per la vin prefìssa. Fallo è ehe si marcia e si arriva, magari n sghimbescio. No, _non si arriva a qurll'orn, con quel piano pre– t.:iso. 1 SPnlieri sono zeppi d'inganni. Ci avviene come agli nlchimisti, che cercavano l'oro, L'han trovalo ... sollo mille altre forme. Si crecle di essere alla rnòta, rnenlre 'si è lontani; la si urta col naso, quando si pensava cli distarne un cnrro cli refe. E si è 1 1111 po', 1a rnosca che s'illude cli tirare l'ara– lro; un po' il bue, che lo lira, e non sa. Ma, in– somma, l'a1'atro procede ·e st1uarcia le zolle.

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