Critica Sociale - Anno XXI - n. 6 - 16 marzo 1911

84 CRIT!CA SOCIALE Io non so (fualc accoglienza possnno trov;irc, nel partito socialista, queste mie idee. Questo so, che, quando Leonida 13issolati ebbe ad esporre idee ana• log-hc al CongTcsso cli Milano, i socialisti presrnti pa1·vc1·0assenti re. E so inoltre che, se il partito socialista vnolc\ pur nei contatti e nelle alleunzc con le altre fl'azioni della clemot:razia -- alleanze che io reputo nè dan– nose, nè sterili - mantenere la propria fìsonomia, deve sempre appcllnrsi alle condizioni rcnli e ni bisogni concreti della classe proletaria e delle or– ganizzazioni operaie, che sono In malcri:i spcci fìca di cui è f'nlla la sua sostanza. Orn. anche i11 tema di suffrap;io, vi sono due modi di ir1lcndrrlo: o il suo pieno cornpimenlo è un corollnrio di quei pri mi principi democratici e di quei dirilli nnlurali, u t.ui si appellano così solennemente i repubblicani, o esso è sollant.o uno strumento di n11ove conquisle per lu clnsse opcrnia. In quc_st'ultimn inlerprcla– zione, 11 problema del suffragio ,·a posto sul ter– reno realistico della possibililù della sua estensione e elci risultati immediati rhe lo stato di orgnnizza zione, il problema del suffragio ,·a posto sul lPr- lo credo di essere coercnlc alla concezione pro– letaria ciel socialismo, ripudiando il ciarpame dei '< primi principi)), per yaJutare soltanto i biso~ni odierni e le [orze reali ciel noslro movimenlo o'pe– raio. lv ANO E BoNOi\lT. LAPOLITICA D F.LL' A13l'l'AZIONE ILPllOBLEMA DELLE AIU:E(I) Non si può dubitare che, nel rincaro delle abi– tazioni, abbia avuto e abbia una notevole importanza il cresciulo prezzo delle aree edilizie. Anche in lta– lia, come negli altri paesi, per il crescere della po– polazione urbana, per l'elevarsi della vita sociale, estensioni eno!'mi cli lerreho, che avevano un basso valore e, alcune volte, un insignifìcantc valore agri– colo, sono salite a prezzi fantastici, creando talvolta, per pochi monopolizzatori, fortune improvvise e co– lossali. Nessun arricchimento è meno giustifìcalo di que– sto, determinato non dal fallo proprio, ma eia un elemento eslrnneo, dovuto alla sociel:ì intera e, so– ,,ente, al sacrificio della collettività, che moltiplica ,·ie, fognature, reti di illuminazione e di trasporti, mettendo così in valore terreni altrui. Di questo gl'anclc problema, nè la noslrn legisla– zione si è dapprima preoccupata, nè eccessivamente gl• enti locali, che lo vedevano crescere sollo i loro occhi. Finalmente intervenne la legge cli Romn, 8 luglio 1904, che autorizzava i Comuni a imp0rrc una nuova lassa sulle· aree fabbricabili, dell'uno pc!' cento sul valore denunciato, aliquota che fu più tardi elevala fino al massimo del 3 per cento. La nuova imposta era nata, anzitutto, da un obbict• tivo sociale; poi, da una fìnalità fìscale. Solo quest'ul– tima parte può dirsi vittoriosa. Pc1·chè l'imposta sulle aree fabbi-icabili servisse di stimolo alla fabbricazione, come si desiderava, avrebbe dovuto esser tale da assorbire più clcll'in• cremenlo medio annuale del Yalore delle aree. Al• lora avrebbe potuto nascere il bisogno o il deside• (I) AnM1r11 <lalln RPlnzlonA- tuttortt ilH•rlitR. - di 0111110 C/\SllllBI sul nuovo dlscgnu dl legge l)Cr le case pupolurl (Nota delf(i CRITICA), BibliotecaGino Bianco l'io di Ycndere le aree libere o cli fabbricaì·vP su. In ,cce, la lassa 1·in1a~e inferiore all'incl'emento, e l'im– porto fìnì per diver::lare una compartecipazione, non in:-opportabilc, del Comune all'incremcnlo di ralorc, ma spcr"cquata e sov1ntc ingiusta. A rendere meno stimolante l'imposta, si aggiunse che i valori dichiarali o attribuili ai lerreni slanno sovente al di sollo del valore reale; climoclochè l'im• porlo non fu dell'uno o ciel lre, ma della melà, o meno. I Comuni, sconfìtti su queslo !eneno, si volsel'O ad altra forma, ricorrendo - anche in Italiu - a quella politica fondiaria, tanto in onore nei Comuni tede– schi. Oramai Milano, 'l'orino, Venezia, Roma, Bologna, hanno un r::igguarde,·ole demanio comunale di aree, pagato a relalivo buon prezzo, mn do,,cttero, all'uo– po, ricorrere al creclito in quantità non insignilìcanle. Ora, se si t.ien presente che la politica delle aree si è sYolta in Italia in un momento, in cui tutte le grandi a1'nmiuistrazioni civiche ~wevano bisogno o di com– piere alti inreslimenti patrimoniali di allra natura, o di lanciarsi nelle prove delle imprese municipaliz– zale, è facile intendere come il patrimonio immo– biliare alienabile pesi enormemente sul loro bilanci. La via dovrebbe essere un'altl'a. Oggi il Comune crea la mnggiol' parle dell'incre– mento ciel valol'C edilizio, e ne gode la minor parte, conlro ogni giustizia. Dovrebbe essere invertita la proporzione. li Comune dovrebbe avere la maggior parte dell'incremento del valo1·e edilizio, il privato la parte minore. La formula è bella, seduce per la sua inlrinseca giuslizia, ma non è facile - conviene confessarlo - metterla.. in valore. Alcuni paesi hanno tentato di tradurne in pratica almeno una parte. li caso più inleressanle è quello della Germania, sia perchè è passata eia un regime simile al nostro a un regime nuovo, sia perchè essa lo ha oramai lar• gumente sperimentato. Due sono i car:itteri del!'imposla germanica sull'in– cremcnlo cli valore elci terreni (unverdienfc YVert– sfeigcnrny von Grundsliicken): in primo luogo, essa colpisce tanto i teqeni vuoti, quanto quelli costrultì; i.1 secondo luogo, si applica, non unno per anno, ma nel momento del trapasso della proprietà. Da un'inchiesta fatta dal Ministero delle finanze bnva!'ese risulta che, alla fìne del 1908, l'imposta sul plus valore elci lerreni era applicala in Prussia in 96 Comuni, in Sassonia in 43, nell'Essen in 10, nel Gran• ducato di Sassonia \Vcimal' in 5, e via via. Dopo d'al– lora, due nuoYe grandi città l'introdussero: Ambur– go e Berlino. Dal punto di vista fìscnle, i risultali sono incorag– gianti, come risulta da questa labella riassuntiva: Gitti~ Cli<• llp!)IICl.lrOllO Breslavia. . (471.mila. a.b.l Colonia. (429 ,, Do1'tmund. {175 11 Essen (231 ) ]?rancoforte (!335 ) lCiel . (164 ) t:ettllo Enirnto. 111 vhco1·e dcl1'1111p,,sta (lCll"lmp,,sta. 57.!l16 (]!108) K85.000 (JDO-<) l W.000 (1D07) 172.4G7 (1908) ,J87000 (1808) 76.009 (JD0S) ]907 1905 19"6 1906 1904 1907 Nel campo sociale, gli effetti dell'imposta, come è congegnata, non si ma.nifeslarono dannosi, perchè, in fondo, non si tratta che cli una compartecipazione del Comune, in un guadagno del pl'olctarialo, nel roo– menlo stesso in cui il guadagno si realizza.

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