Critica Sociale - Anno XXI - n. 3 - 1 febbraio 1911

40 0RfT.!CA SOèiAU cui il lavoratore può essern costretto a rimanere in campagna a lavorare o può essere emigrato. E deve consistere non solo nello seri vere, ma anche nel leg– gere - come se si potesse scrivere senza saper leg– gere! - .E, per essere ammesso alla prova, l'aspi– rante deve perdere tempo a procurarsi, nientemeno, tre certificati, mentre per i signori del " prosciogli– mento ,, le notizie, che dovrebbero risultare dai cer– tificati, le procurano senza disturbo gli Uffici comu– nali. Si cerca, insomma, di seccare più che sia pos– sibile il rispettabile pubblico. E alla prova si fanno flssistere due cittadini, dei quali almeno uno troverà sempre che gli esami sono troppo indulgenti, e da– vanti alle Commissioni si opporrà alle iscrizioni. E poi bisogna las(·,iar fare le Commissioni! Così Pai·– ticolo 100 imbrigliato non farit fare troppa corsa agli elettori poveri diavoli. E la leva elettorale addomesticata, e l'art. 100 :impastoiato, combinati insieme, fanno l'altalena: quel che possono guadagnare i partiti democratici di qua, è compensato da quel che i partiti conser– vatori guadagnano certamente di là. E, per dare il calo ùefinitivo alla. bilancia., ci sono trn pesi falsi: J. 0 il voto obbligatorio per i soli elet– tori benestanti; 2. 0 la neeessità del 80. 0 degli elet– tori iscritti per la presentazione di una candidatura 1 con cui si abolisce per un numero non indifferente di elettori il segreto del voto, e si rendono impossi– bili le prime benefiche affermazioni dei partiti d'a– vanguardia; 3 ° la riforma del Senato, che non può non avvenire in senso conservatore, sopratutto se sarà realizzata sul criterio della elettività. In tutto quest'ammasso di truffe e di mistificiizioni, io non so capire come mai parecchi del nostro Par• tito non vedano altro difetto che quello della obbli– gatorietà del voto. - Lasciamo andare l'argomento che l'obbligatorietà si respinge perchè i, è stata pre• senl:ata come correttivo dell'allarg·amento "' Questo argomento, o io ho Je traveggole, o vuol dire che .I' obbligatorietà noi l'accetteremmo, magari nella stessa forma, se qualcuno meno discreditato del– l'on. Luzzatti proclamasse di volerla presentare come " grande riforma democratica "" - E neanche com– prendo perchè a proposito del voto obbligatorio sia il caso di invocare la " libertà di coscienza,,. Gli anarchici e i clericali del non expedit possono vo– tare scheda bianca, e fare così. le loro proteste anche col voto obbligatorio contro gl'infami borghesi e contro colui che detiene. Abbiamo o meglio f'acciam le viste di avere l'istruzione obbligatoria; abbiamo o facciamo le viste di avere il riposo festivo ob• bligatorio. E questi istituti non violano la così detta " libertà di coscienza" meno di quanto la violerebbe il voto obbligatorio. L'importante è di sapere se è utile violare anche in questo caso la "libertà di coscienza,, in vista di un interesse superiore('). Per conto mio, se ci fosse il suffragio universale e la rappresentanza proporzionale, e se la obbligatorietà si potesse rendere effettiva per tutti gli elettori di tutte le classi, non vedrei di mal occhio il voto ob- (1) Anche no: abbiamo lnslstlto sull'argomento che la subìta tmpo·– slzione del voto obbl!gator!o bastava a clllartrne Il significato e ft dirnostt-a1·c come 1n1che l'allargamento del voto era o diventava una canzonatura. J~ questo dicevamo ft(I abbondanza, pCr r!sparrnla1·c1 una disputa Inutile sul Vfl.lore piìt o meno reaztoua1·lo del voto Obbli– gatorio. Il quale però, essendo ti voto dl coloro elle non voterebbero, degli hld!!ferentl, è necessa!"lamcnte, nel 11ovanta per cento del cast, voto scemo e voto conservato1·c: lit legge del grandi nmnerl non può fare dell'flpsita o dell'nbullco lin combattivo e un novatore, I<~ la violazione clella libertà di coscienza sta In c1Ò: che si pretende cll Imporre un penslel'o, u11a volontà, a clii non ne ha o non ne vuol e11prlmere alcuna. Il che, fra l'altro, è cosa lmposslblle e non ha nessun rapporto dl analogia coll'obbligo della scuola o del riposo festivo. E la scheda bianca può essere bensl una scappat.ola; ma i:, appunto., .. una scap1rntoln I (Nota del/(t cftl'l'ICA). Biblioteca Gino Bianco bligatorio. Male certo non farebbe neanche nei primi tempi dell'attuazione; poichè è vero che moltissimi voterebbero a caso; ma questi voti balordi si di– stribuirebbero fra le varie liste in proporzione dei voti. ... non balordi (è: la legge dei grandi numeri), e saremmo al sicut erat. Ma, col passare del tempo, la furrnione '.creerebhe l'organo, un numero sempre pii, largo di cittadini sarebbe portato.ia chiedersi perchè e per chi de.ve votare dal momento che gli tocca :'votare;; e il voto obbligatorio potrebbe es– sere!un ulile strumento cli educazione politica e di democrazia. Il guaio :è che, nei grandi Stati moderni, . .in cui tanta parte della popolazione .non ha stabilità rli sede, è di(ficilissimo e forse impossibile organizzare la obbligatorietà in morlo che essa sia reale per tutti e non per i soli elettori delle classi (benestanti. La 9bbligatorietà., perciò, a scartamento ridotto è una ingiustizia. escogitata per rafforzare politicamente le classi conservatrici. E nel caso nostro è doppia in– giustizia, perchè non solo è a scartamento ridotto, ma si innesta su un sistema elettorale da cui sono esclusi i 2 / 3 della classe lavoratrice. Ma il voto ohbligatorio non è che una delle ma.. gagne del progetto Luzzatti. :E, anche senza questa magagna, il progetto va'. respinto, se_-la riforma elet– torale si chieile sul serio. (La fine al pt·ossimo numero). [OHJRO unn m~non IHDlmnnBllE DI l ~ MI I 4000 carri ferroviari non occorrono Con l'articolo 15 del disegno di legge presentato alla Camera dall'ou. Sacchi sulle " Modificazioni all'ordina– m,ento fen·oviario e i miglioramenti al personale" si chie– deva al Tesoro," in aumento alla somma fissata dall'art. 22 della legge 7 luglio 1907 n. 429, modi Reato con la legge ·25 giugno 1909, u. 372, la somma di 56 milioni per for– mare una scorta di 8 mila carri e relativi parchi e mezr,i di riparazione, per fronteggiare le esigenze del traffico ordinario, al quale provvede 1a dotazione normale,,. Ma tale richiesta parve subito fosse avanzata., pili che per necessità impellenti dell'esercizio, per proteg– gere ed alimentare le industrie siderurgiche e le of– ficine private sorte per la costruzione dei carri ferro– viari, tanto è vero che le Sottogiutlte del bilancio sen– tirono il bisogno di domandare al Governo se la larnen• tata mancanza dei carri uell'aut~nno - che si riduce a 1500 carri in meno per la quindicina in cui si raggiunge la massima intensità del traffico - più che dalla insuf– flcente dotazione dei veicoli, non dipendesse dalla spro– porzionata quantità dei riparandi e dalla deflcenza degli impianti. E le Sottogiunte, pur non avendo accennato alle altre due importanti questioni dei sistemi di ripar– tizione e di utilizzazione del materiale rotabile, misero con molta precisione il dito sulla piaga. Il Governo capì il latino e pur sostenendo --per necessità della tesi - che la ragione essenziale della mancanza doi carri nel periodo del maggior lavoro stava nella scarsa dotazione normale e che solo in Enea secondaria potevano in– fluirvi le ristrettezze d'impi.antl in cui ·si dibattono quasi tutte le più importanti stazioni e l'eccessiva quantità dei riparandi - venne a piLLmiti consigli e ridusse d'un colpo la richiesta~ da 8 mila carri a 4 mila. Gli onorevoli \Vollemborg, Rubini e ,Giulio Alessio molto saggiamente si opposero a questa mezza misura, ma la Sottogiunta prima, la intera Giunta del Bilancio

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