Critica Sociale - Anno XX - n. 22 - 16 novembre 1910

348 CRl'.l'ICASOCIALE. cratica ,,, la quale, spiegandosi su un'industria ma• terialmente già collettivizzata, sia prova di fatto ir• refuttlbile e impulso decisivo verso altre e sempre più vaste e progredite e democratiche collettivizza– zioni - nella somma delle quali il socialismo si concreterà. Laddove, quella collabornzione mancando, Fiusuccesso dell'impresa di Stato rimbalza non sol– tanto in danno immediato del Paese, delle sue in– dustrie, delle sue ricchezze - ma in discredito e in danno della stessa evoluzione dello Stato verso l'attuazione socialista. In questo senso, chi scrive queste righe designò già nei ferroviel'i la falange predestinata di avan– guardia, cui spetta, nella evoluzione storica del pro– letariato, una responsabilità peculiare; nè dispera - in onta ai molti errori commessi nei primordi - ch'essi un giorno la sentano intera. La unità organica del servizio, cui sono addetti, l'eclama da eS!4iun'analoga struttura unitaria della loro organizzazione - non importa se preparata da forme transitorie federali - che conglob 1 ;n sè Ja maggior parte della gerarchia; la natura dell'im• prt:sa di Stato, condotta a vantaggio diretto 11011 di un padrone, i cui interessi siano antagonistici a quelli dei lavoratori, ma dell'intera unzione, e vigilata dai poteri che la nazione si eltigge - mentre del corpo elettorale sono parte cospicua, e capace di influenza decisiva, pel numero, per la distribuzione territo– riale e pei facili e rapidi contatti frn lontane regioni, i ferrovieri medesimi - suggerisce ad essi una tat– tica di azione, che contemperi sempre più l'interesse corporativo colJ'interesse generale, e guadagni loro - non re~pinga 1 come avvenne troppo S!Jessotin qui - le simpatie solidali della nazione. Stanno in questa possibilità di poderosa influenza, ~opra gli ordi– namenti che li riguardano, la giustificazione e il compenso degli ostacoli, che, non tanto la legge, quanto la puhblica opinione, oppone - per i ferro– vieri e gli agenti dei pubblici servizi più importanti - all'esercizio del diritto di sciopero come arme normale di lotta; non già, come pretendono i filosofi salariati della reazione, nella eccezionale gravità del danno cht:' il loro sciopero arreca, e neppure nei vantaggi speciali della caniera (stabilità, diritto a pensione, ecc.), argomenti coi quali si giustifiche– rebbe qualunque, più o meno mascherata o raddolcita, ma pur sempre obbrobriosa schiavitù. La. soluzione del problema dello sciopero uei pubblici servizi - vero Pons asiuormn dei giuristi e dei politicanti di vecchio stampo - non si trova sul terreno giuridico (lo sciopero è un fatto, non uu diritto, e il non essereun di-ritto non toglie ad esso, come a infiniti altri fatti, il dfritto d'i essere); si trova bensì sul terreno dell'evoluzione economica, nell'indole pecu– Jiare della stessa azienda di Stato, che consente di sunogarlo, con comune vantaggio delle parti, e spo– glhtndolo così di ogni effettiva ragione di esistenza e probabilità di successo, mercè forme speciali di arbitrato permanente o periodico - possibilità che non esiste, o non esiste ancora, nelle industrie libere e nelle aziende private, nelle quali perciò l'esercizio del diritto di sciopero è, entro certi limiti, finchè duri il mono1>oliocapitalistico, un moderatore neces– sario, una imprescindibile condizione statica e dina– mica - di equilibrio cioè e di progresso - dell'in– dustria e della ci\"iltà (I). Qui sarebbe da dire, a voler compiere il quadro, (I) Un germe di 11r1Jltrnto perm1rnente ò già sbozznt.J, per esempio, negli orlllmummtl delle Forrovi"' lii St11-torr11nees1, nelle quRII I ter- ~~:,\~~\s::~~fu:~~1~1:~:-~ . ~ ':!t:~ ~ ~·:\ ·- ~.:;.~r:0° 1~ 1;)%,:·::11:·~~· ~~:~~ ricompense <Ilnn ll'anno e Inscrizioni ue1 quflllrl <li Kvan-tamouto. Quetu llelegatl seel!,1"0110 poi, rrn d! loro, I r11.11presen1antl tenovlorl nelhl Com1nlsslone di l\Ya11z1rnHl1110 e I delel{all del 11ersonale 1ncarl– c11ll di - prr.11e111111·e e dJsc11lert, senza ,·eslrld-011e, t11t1e le q11UJtlon, nlailve llqU i11tere1111f11ateri,(IHepro(euio1wU, co/Uttlvi oh1do,wuau, d.egU agenti t deqU operai n· della ripercussione inevitabile che la condizione ge– nerale della ricchezza, Io standa1'd of life degli operai delle industrie hbere, hanno sul trattamento del personale anche dei pubblici servizi; agendo su questo e su quelli (benchè dissimulato, nell'un caso, da organici fissati o autorizzati dalla legge) Ja pres– sione della generale domanda. ed offerta di lavoro, come fa. 1a pressione dell'atmosfera sui liquidi dei vasi comunicanti. li che non toglie, tuttavia, che la condizione degli agenti dei ·pubblici servizi vada munita per lo più di maggiori garanzie, e sia per– ciò di gran lunga più desiderata; la ressa nei con– corsi ne ò documento. E non toglie, ad ogni modo, che, in quanto questi ultimi, con l'azione delle pro– prie organizzazioni, concorrtt.no ad affrettare la evo– luzione dello Stato in senso sempre più democra– tico e socialista, essi contribuiscano ad elevare la condizione dei lavoratori liheri, e di riflesso la pro– pria. Mentre, laddove, come in Francia, la loro im– prontitudine minacci e tenda a pervertire il regime democratico e rinforzi le correnti politiche più rea– zionarie, il danno che ne consegue è parimenti co-• mune. 1n, • • . . . . Ma la unità dell'organizzazione, ma la accorta bontà e congruenza della tattica, non esplicherebbero che una minima parte della ]oro virtù - anche nel campo delle aziende di Stato - quando mancasse il corredo di una sufficiente cognizione delle esigenze dell'industria, la capacità di una propaganda efficace delle utili riforme. Le alte cariatidi della gerarchia negano ai semplici ferrovieri ogni capacità di con– trollo, e proclamano che Ja riforma dei servizi non può essere che il segreto di chi si formò, a traverso i gradi più elevati, la visione simultanea di tutti e dei maggiori congegni. Sfuggono invece bene spesso a questi dirigenti - gli effetti lo dimostra.no anche troppo! - le infinite piccole cause, che si annidano nelle minime anfrat– tuosità del sistema, che solo i più modesti lavoratori veggono in funzione; e son quelJe che, Hommandosi, producono, in bene od in male, gli effetti maggiori. Ond'è che alle diagnosi inesatte conseguono rimedi, che il più spesso inciprigniscono il male; come av– viene ~el sovrapporsi interminabile dei controlli, offrenti nuova esca e nuovo asilo a frodi più scaltre; nel moltiplicarsi del lavoro cartaceo o di scrittura• zione, ingombrante ed inceppante la rapidità della azione; nell'attutirsi degli stimoli e nel disperdersi delle responsabilità, a traverso le infinite dirama– zioni deJle gerarchie; nel gonfiarsi polisarcico degli organismi direttivi o nel loro moltiplicarei per sissi– parità, onde tutto si incaglia e si addormenta negli Uffici, e il ritardo crea la confusione e 1~ confusione raddoppia il ritardo d'ogni cosa; vizi comuni a tutta la burocrazia, che avvolge e strangola lo Stato, e farà sempre peggio fino al giorno che una riforma spil:ltatamE!nte coraggiosa non darà di falcetto e di scure nel oolossale ginepraio. - Nè, in ogni caso, è in potere dei dirigenti creare, per decreti o per ordini di servizio, quello zelo aasiduo dell'opera, quella spontanea disciplina volonterosa, che è l'anima vivificatrice di ogni azienda, che voglia avere for– tuna. Solo la cosciente e unitaria organizzazione del personale, accostando le varie competenze e fonden– dole al calore di una solidarietà intelligente e coin• teressata,può creare le visioni d'assieme, non soltanto esatte e complete, ma operanti e riformatrici. Ma la '-'coscienza tecnica collettiva " non può es– sere, a sua volta, che il frutto di sforzi individuali, stimolati, armonizzati, potenziati, moltiplicati dal– I1assooiazione, dagli interessi morali, dalle emulazioni ch'essa suscita.~ A dispetto dell'eterno idiota batti– becco fra individualismo e collettivismo, sempre la

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