Critica Sociale - Anno XX - n. 22 - 16 novembre 1910

CRITICA SOCIAI,E · bortà conquistate - •J1interve·ntopolitico e poHziesco, a frenarne l'impeto e a attirare s011ra cli 1:1è 1 costi– tuendo un comodo alibi al capitalismo, la odiosifa degli insuccessi ftltali. Ciò è dire che la pura rE'sistenza (parliamo delle indu:,trie in ge11ere, nHi l'osservazione è anche pili vera, come poi diremo 1 per i pubblici servizi indu– striali di Stato), In coalizione, lo sciopero - fossero pure meglio organizzati e muniti di riserve di guerrn, che non sia. il caso pÌlt frequente ancor oggi in ltaliR- 11011 nwntengono se non in minima parte le promesse, che sembrnno otl'rirn al lorn inizio, prodigalmente. Questi dieci anni di libe1·tà proleturitt. hanno molto appreso: in proposito, ai nostri operai. Da principio, la infatuazione dei prodigi della resistenza era tale nelle nostre masse, che coloro, i quali per i primi - come avvenne a chi scrive - ricordavano lorn i latinucci elementari della Economia, furono denun– ziati come felloni e complici vol()11taridel dispotismo padronale. La forza delle cose, per altro, ebhe presto ragiono della scempia fraseologia dei professionali ciel dema– gogismo. La r·esistenza imparò dalle sconfitte a me– glio conoscersi e tnisurarsi; generalizzata alquanto, ~i trovò di fronte a questa burla. forocc: le sue con– quiste erano t:l!iseed eluse dalla conquista medesima, ossia dal rincaro universale ch 1 essa·generava; l'opo· raio, ,,ittorioso come produttore 1 subiva di co11trnc– colpo1 nel campo del consumo, cotesta singolare ed inattesa taglia di guerra. La. " Confederazione ge– nerale del Lavoro" ebbe sopmtutto finora, fra noi, questo u(fìcio: di frenare gli impeti inconsiderati e che si ritorcono in danno dei lavoratori; per questo meritò l'odio e le objurgnzioui degli scervellar.i. . Non perciò la resistenztl, ridott,l al suo vero va– lore, perde di ,,alore; anzi, è solo avendone coscienza, che lo mantiene intero. b:ssa è sumpre il mig-liorc strumento del' reclutamento iniziale, la prima e piì1 efficace scuola dì solidarietì1 comhattiva; solo pas– sando di lì vien fatto al proletariato di avviarsi a forme superiori di lotta e di conquista. Anche se essa npn guadagna nuovo terte11O 1 mant.ieuc le posizioni cpnquistate e consente di munirle e di consolidarle; e - alla stessa guisa della pace armata - evita, o Ri– meno dirada, il disastro delle guerre, rendendo proble– matica e fonnidabil~ a entrambi gli avversari la SJ>C· rata vittoria. Scioveri e serrate scoppiano bensì ancora talvolta, per risolvere situazioni estremamente tese, o per misurare alla prova le forze delle due parti; ma diventano - come appunto le guerre - cnsi eccezionali. E palese nllora, alle stesse classi prolebirie, che es~e debbono ormai cercare in altre direzioni i nuovi miglioramenti, cui la crescente civilfa dà loro dil'itto: più che nell'urto ·meccanico delle classi, in contrasto per la divisione del ricavo dei prodotti, dehbono cercarli dentro l'orJ?lrnismo della produzione e nel loro stes~o valore di prod11ttori 1 eliminando gli sper– peri, elevando la produttività del lavoro, chiedendo alle leggi tutele e guarentigie sempre maggiori, concorrendo cogli imprenditori uel dominio coscienté dell'industria e del mercato. Anche dove - come in Inghilterra - la resii:1tcnza, mercè gli sforzi e l'esperienza di un secolo, attinse le piì1 alte vette della perfezione, e i Segretari delle grandi Leghe, che abbracciano centinaia di migliaia di lavoratori dello stesso ramo, discutono e cleterminano 1 colle Associazioni paJronali e coi fr11sts, la quantili, della produzione, i prezzi del lavoro e dei prodotti, le modalità dell'assunzione e del licenziamento o del. l'impiego a turni della mano d'oper:l, ecc. - anche ivi la clusse lavorutrice sente ormai la necessità di altre provvidenze, e crea il " Partito del Lavoro '\ e hu1cia in Parlamento i suoi autentici rappresentanti, e vince in se stessa. la tenace riluttanza alla utopia socia- ' lista - ché diventa la realtà necessaria di nn do- mani vicino. Così è - non sgomenti il paradosso - che co– testa a11gustia di limiti, prefissa dalle legJ?i econo– miche alla potcnzialil:1 effettiva della resistenza, lungi dal sil!nificare il fallimeuto dcll'azioue operaia, ò anzi h~ condizione neccssari,l e provvida. del suo evolvere a forme supel'iori, preparatrici a loro \'Olta di forme superiol'i di con\'ivenz:t sociale. La resi• stenz:1 1 per se sola, non saprebhe infatti sviluppare che qualitit sociali elementarissime - la, 11olidi~rictìtdi corporazione e di elasse, la ccml>attivifa neg-ativa dell'incrociare le hrnccia) affrontando i ri~chi della disoccupazione - qualità nelle quali l'intellig-cnza ha 1 almeuo per le masse, una importanza affatto secor1- daria. ~1:t, se è vero che nessuua ellisse sogg·ctta g-iunse mai, nellcl storia, a soppiantare la classe do– minante, se non prim;i seppe i11 sè 1·adu11arcle ener– gie sociali 1>iù utili, che la classe domiuante, infìac• chita dalla consuetudine del JHlraS$itismo, frndava mano mano snrnrrenclo; se uflicio del socialismo è, 11011 di ahbattcre soltanto, ma di ricostrurrc e, nella classe proletaria, di elevarne il ndore sociale, tec– nico, mornh.:, pc1·chè riesca a domilltlre se stessa e la storia; ò chiaro che il i:alore ricolluionario della resh1tenza comillcin 1 non dc,ve e finchè essa trorn via libera. alle sue avanzate, beusì dove e da quando sia forzata all'arresto; comi,1Cici, a così dire, dalla sun fi11e; allorchè, alla preoccupazione e allo sforzo clellfl pum e semplice difesa cd offesa di classe, su– hcntrano uno sforzo e uua preoccupazione 1;ocìal– me11te più larghi e posi1ivamcnte riol'g1111izzatori. La cooperazione di consumo e di produzior1e è ue mezzo pedagogico, che chiamerei mantinalc 1 di por– tata necess.1rhunente limitatissima; la. coopernzìone tecnico-politica: l'intervento disciplinatorc diretto (lclla classe proletaria nel pieno delle aziende capi– tali1;tiche1 e dell'11zienda dello Stato che tutte le rias– sume, che ne è la sintesi più alta - ecco, allora 1 la via. Nelle industrie così dette lihern 1 rette dall'impresil privata, questa presn lii JJOssesso morale - prece– dente necessario della pre. 11 ci di J)OS~essomnferiale 7 da parte dei ht\'Oratori, non può essere che lenta e lontana, data l'anarchia clic caratterizza il regime capitalistico, e che, anche ai capitani d'industria, più sc.iltriti nella couoscenza del mondo mercantile, che di nazionale diventò dovunque mondiale, rende estremamc11te diflicile formnrsi una veduta di ag. siemc, lungimirante e sicura. !Ufinitameute più facile e prossima può essere nelle grandi nziende unitarie di Stato, qunli appuuto le E'errovìe, le l'oste, i 'J.'elegrnfì, i Telefoni di Stat0, le quali, esernitando un monnpolio legale o di fatto, che le ripara dai cicloni d<'lla concorrcnzn, co::1titui– scono, in qualche modo, nltrcttante economie chiuse, cui fornisce, per giunt_., umt larga e quasi indefinit1l elasticità di bilanci hl riserva che trovano uell'E– ral'io, ossia nelle forze contributive del l'ilese. Hi– serva che è 1 al tempo stesso, e a seronda che se ne faccia buono o malo uso, immenso heneficio e immenso pericolo, come quella che le sottrae ;.dia minaccia inceppante, ma anche Rlltt s~nzione stimo– latrice, della bancarotta possihile. J~ perciò che le org11nizzazioni del personale. quando si elevino, in coteste speciali aziende, dalht gretta contemplazione del solo 111tcrcssc immediato, alla idealità di un ttervizio che, ad opcrn loro, m.ol – tiplichi il reddito e soddisfaccia sempre meglio ai hi– sogni del Paese, possono creare ver,nncnte l'i111presa- 111oclello - non nel sen::ro del patro1rnto, che dall'alto piove benefizi sul servidorame passh'o dei lavora– tori - ma nel senso della " collaborazione demo-

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