Critica Sociale - Anno XX - n. 22 - 16 novembre 1910

CR!'.l'fCA socr ALE Nel Consiglio generale do\ Trarflco si accordò anche al persoualo una rappresentanza infl.nitesimale, che fu quasi sperduta fra gli alti papaveri o corno relegata in cantina. t quindi di importanza capitale che i ferrovieri si alleino il Paese per ottenere che la legge 7 luglio 1!)07 sia modificata in modo che, non solo nel Consiglio ge– nerale del Traffico, ma. pur anco nelle Commissioni compartimentali e 110I Consiglio d'Amministrazione, sia ammessa In. rappresentanza del personale esecutivo a <lare man forte a quella dei ceti industriali, coi quali ha - per quanto rìguar,Ja la politir.a ferroviaria - tanta unitù. di interessi e di scopi. Ciò - ottenute lo prime o indispensabili migliorie eco– nomiche che oggi giustamente richiedono - i ferrovieri concordi dovrebbero pro11araro e conquistare in seno ad una Federar.ione uoitaria del vari Sindacati di categoria, facendo leva sugli interessi generali o concordando con quelli i loro bisogni di classe. Kè ci sembra sarebbe còmpito eccessivamente difficile questo, quando la immensa fnrulgtia dei lavoratori dei trasporti snpc.ssofarsi conoscere dal Paese come la sua pii1 sincera o fedele alleata nella aziono seria o radi– cale per una riforma sapiente e pratica del nostro eser– cir.io ferro,·iario. Certo è che, il giorno in cui, nel parallelogrammo delle forze inteso a dare un definitivo assetto alle nMtro Fer– rovie di Stato, oltre quelle dell'alta burocrazia, saranno la competenza pratica del persona.lo esecutivo o le mi– gliori e più avveduto energie cbo animano le nostre industrie e i nostri commerci - o quando, insieme, con fenida emular.ione, nell'interesse d'ognuno o di tutti, coteste rOrze sapranno escogitare i modi mi~liori per aiutare lo sviluppo dei comrocrci 1 miglioraro le comu– nicazioni e lo Tariffe, stabilire gli orari più comodi pei viaggiatori o i turni piì1 utili pel materiale o meno defatiganti per gli agenti - quel l,l'iorno l'Italia sarà. molto vicina a effettuare un servir.io ferroviario, che non sia pìt1 d'inceppamento e di remora ma di aiuto e dì slimolo allo eue vittorioi.o conquisto in tutti i umpi dell'atti,•ità umana, alle sue glorioso atfermazioni in tutte le pi11ardite e solenni opere del progresso e della cjyi\tÌl, E questo è il nostro ren•ido augurio o la nostra plì1 viva speranza. ÙJSO 8,\Gl,IONI. AIlo studio di Oino Baglion i sulla Ui(ol'lna fe1·ro– viaria che, finito nel presento fa.scicolo 1 viene raccolto in opuscolo {1) 1 il direttore della Critica ha anleposto questo proemio: m1mnln E [OlUB~RnlmNE DEl P ~nm nellegrandi aziendeindustriali di Stato ~ !'-o!t1mt-0 chi COllO!JCe un IJl(lCC/1111• s1110 puO anche conoscerne I dtrdtl o studiar !I modo dl mettervi rlJ)flro .... ., (COrf'Jtre tl,>lfrr Stl'a, li nov, 19(0). Due motivi mi spingono n farmi, nonchè editore, raccomandatore di questo studio, ospitato giìt dalla Cri~i'Yt_Sociale. L'uno è il dovere, che incombe agli anz1am 1 di incoraggiare l'opera anirnosfl dei giovani, che dovrnrrno co11t.inuarne e, speriamo, migliorarne il la.voro. Quelli della mia generazione, che si consa- cràrono allo sviluppo del movimento proletario, rima– sero quasi tutti dei " generici ,, 1 costret._ti, per dover sfiorare troppe cose, a rintuzzare in sè la legittima amhizione di approfondirne veramente qualcuna. Di ·qui una diffusa superficialità della propaganda, che i giovani - i quali molti ost11colitrovano abòattuti, contro cui si logorarono i nostri anni migliori - hanno possibilità e dovere di correggere. i\Ja l'altro motivo è di gran lunga più impellente. Dacchè questo formid~bile problema del servizio fenoviario di Stato angustia ed affatica gli" spiriti, noi udimmo 1 dalle organizzazioni del personale, af– facciarsi pretese, liberarsi invettive, avvicendarsi promesse e minaccie allo Stato e al Paese. Di que– sto - se guardano al movente - i sOcialisti sono !unge dal dolersi: il proposito di migliorare le pt·o· prie condizioni di salariati, la fiducia, sia pure iper– bolica, nelle proprie enel'gie e nel proprio domani, quando facciano appello alla solidarietà di classe o di ceto, sono pure la forza. iniziale ecl impresciudihile di ogni movimento di emancipazione) e dello stesso socialismo che tutti li ahbraccia. :Ma le ren11isitorie e le promesse ebbero sin quì carattere assai più indctenninato, che non 1e pretese e le minaccio; tanto da lasciar sospettare ai meno henevoli che le prime fossero un artificio, preordinato, più che altro, a coonestare le seconde. Milioni, se ne chiesern in abhondanza, anche con g-esto imperioso, e in parte furono e sono vernmente dovuti, a soddi– sfare necessità, a riparare ingiustizie stridenti; il conto del D(ffe divenne per lo Stato assai facile e un tantino terrificante. [I conto dell'A·vere parve as• sai meno per~picuo. Le riforme si accennarono alla rinfusa, non senza esagerazioni e contraddizioni, e lasciando luogo a molte dubbiezze. L'autore di questo opuscolo, mio amico carissimo, modesto travet ferroviario e organizzatore valoroso, tiene altra via. 1.Iovendo sulla traccia segnata dallo Scalzotto nel Memoriale della " Unione impiegati fer– roviari ", ma innoltrandosi e precisando assai più, · senza scongiuri apocalittici nè promesse di paradisi fantastici, egli, degli inconvenieQti, che la esperienza tecnica del sen-izio gli segnala, $'ingegna di indagare pacatamente le cagioni più profonde e più vere, e di additarne i possibili ripari. r suggerimenti - nè egli lo pretende - ben possono non essere tut.ti oro di zecca.; ma li accredita e li raccomanda a un henevolo esame il metodo di analisi ohbiettiva, cui non tol– gono, anzi accrescono efficacia la cautela e la misura dell'affermare e del concludere. Metodo, vorrei dire, :intimamente onesto, di quelht probità intellettuale che il demagogismo ignora i tanto più apprezzabile, quanto è più raro; e il quale, so si propagasse e diven• tasse consuetudine nelle organizzazioni di lavoratofi - non soltanto dei lavoratori dei pubhlici servizi - quantoerescerebbe alla azione loro vigore ecl autorità! * * * , Tendere i pugni, fnre appello agli egoismi esasperati e alle rappresaglie possibili degli sfruttati, è un me– todo ancor esso, e può - per qualche tempo - ser- 1vire a fare brigata numerosa di malcontenti e a scuotere, con salut~ri inquietudini, il torpore dei ,soddisfatti e l'apatia dei Governi. Ma è metodo che presto esaurisce ogni sua virti'1. Le imboscate rie– scono alla prima, poi trovano il nemico sveglio ed ar– ;mato, e spesso si risolvono in piramidali insuccessi, )di cui cl.ii li ha tentati paga sa.lato lo scotto. Le lsortite e le irruzioni improvvise dei salariati, dalle iloro rocche di classe 1 nelle tt-incee del capitalismo, 1 supern110 facilmente i primi valli mal muniti, per cozzare e frangerai poi, nel muraglione pelasgico, 1che le leggi economiche ernsscro nei secoli attorno .all'azienda indu~tr}ale; e il cozzo è tanto più aspro, 1 quando manchi - come oggi in rtalia, mercò le li-

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