Critica Sociale - Anno XX - n. 21 - 1 novembre 1910

334 CRIUCA SOCIALE E no Ea voce del mm·e: Allora, allora, o viccola, che hai così tenere mani e così grandi occhi 1 io ti ca11terò la veemeule JJOesiadella vita che vivesti ,,,·ima d'esser la viccola che sei. Una zingara fosti. - I tuoi capelli batle11li il do,·so e,·an color del 1·ame 1 tuUi a 1·iccioli, vivi ww per ww: e verdastri e nmtevoli i tuoi occhi di sole e d'onda; e tutto dì se,·pente l'agile corpo, ;.,i mille avvolgim.e11ti esperto, ed arso dall'impuro sangue elci 11omadi . ....... Dalla casa errante le pallide vedesti albe fiorire, e 11ei l.ram,011ti l'acq11e im:amigliarsi, e nei merir,gi tutto esser di. fiamma, anche il tuo corpo, anche la vayalxmda anima tua come l'are11a i1111umere, 11111lticolore come l'onda, libera come il ve11to del la1·go. E' delle folle ti piacque il g,·an clamore, e del deserto il gran sile11zio, e delle ·vie notturne i fanali 1·ossastri 1 i lord a,Qr,1uiti, il pericolo co1·so ad ogni istante. Ha l'anima e la fantasia aperto a orizzonti ideali di non dicibile nitore: . . . . tu sbocci (lalla vita che ti lascia siccome fronda dalla scorza bruna: i tuot occhi socchiusi hanno tra i ci(Jli uu sogno d'alba che per ·vie di cielo salga, spargendo rose senza stelo frammiste ci ni•;ei calid di gigli. Ma più spesso e con più vivace émpito è portata, come bo detto, a rappresentare e a se11tire la tragica angoscia di quel che nella vita vi ha di pil1crucci oso e crudele. li verso ha allora una cupezza plumbea, e dà guizzi di fuoco. Che se a un tratto sì addolcisco, ba una mesta e sottile soavità, che ricerca e sommuove le più riposte latebre dell'anima: lo son J.'ata Dolcezza. - Se 1Jarlare m'ascolti un poco, 11t te tutto si queta: io fri posseggo, la malia secreta che può tutte le pene consolare. IO 11Onso donde venga alla mia voce tanta soavità che il cor 11efrema. O sconosciuta, ili questa 01·a suprema abba11dò11atia me con la t11a croce! Corpo disfatto dalle febbri, cuore convulso, aridi labbri vi(Jlash·i, sudate chiome, fese al par di 11astri, 11erii11tor110 al tenibile pallo,·e; vita rhe Iota 11el disfacimento, io ti penetro tutta, 10 ti fo mia: chiurli gli occhi 1 raccogli in 1111a pia nte di sogni il tuo lungo tormento! - Non ricordare . . . . . . . . . Jl passato è lonta11O: è morto, è rm t11are di 11ebbia ove si spe11go110 le stelle e tutto affonda. In questi ultimi versi vi è un senso, o meglio un'im– magine quasi leopardiana dell'infinito. E leopardiani sono alcuni altri versi di uno fra i più delìcati canti del libro: · ..... Appari.van le <lo1111e sulle porte: macre fni i cenci, cui 1Jiccini al se110 1 impallirlivcm di <lolcezza, i,t cuore pensa11do giovinezza. e U breve amore primo, e i sorrisi del tempo sereno. E non sono forse del tutto casuali queste, pur raris– sime, somiglianze fra la Negri e il Recanatese: poeti - ò un fuor d'opera avvertirlo - J)er tutti i rispetti, anche a prescindere dal diversissimo g,·ado della loro eccel– lenza, co1,ìopposti e lontani che non ò neppur pensabile un confronto fra di essi; ma tuttavia in ciò, sia pur antltetìcamente, comparabili: che 1'1100e l'altra 1 per differenti vie e In circo3tanze e per motivi soggettivi ecl estrinseci differentissimi, son pervenuti, a quasi un se– colo cli distanza, a uno stato d'animo e ad una visione della Yita, sconsolatamente tristi. Segno forse ~ poichà la poesia anche più intensamente individuale è sempre, in maggiore o in minor misura, 11 segnata della stampa n del tempo che fu ed è suo - che la crisi politica, che truagliava l'ltalia ne' decenni immediatamente apteriori all'epopea del Risorgimento, e la crisi sociale, per entro la quale vengono amrnnosamento maturando i destini della nuova giustizia che noi ci adoperiamo di prepa– rare e d'instaurare, si assomigliano in una cosa: nel– l'aver l'una e l'altra suscitato in taluni de' più generosi spiriti, sia per la loro più squisita sensibilità, sia per la loro men paziente attesa del compimento de' vagheg– giati ideali, un'acre e disperH.ta Inquietudine e una con• siderazi('lne desolatamente pessimistica e unilu.torale della vita e della sua vicenda presente o avvenire. V1TTORlO Osrno. CRONACA SOCIALE La " nuova ,, Interna3ionale. li Segretariato internazionale della resistenza ba pub– blicato il sesto degli interessantissimi Rapporti sul mo– vimento sindacale internazionale('). I dati contenuti nel Rapporto sono quelli del 1908, e riguardano un maggior numero di paesi del precedente Rapporto 1 da noi rias– sunto l'anno scorao per i lett9ri della Crilico. Il Segretariato internazionale dei Sindacati - prepa– rato dai Convegni sindacali internazionali di Copenhagen (Hl0I) e di Stoccarda (1902) - venne, come ò noto, creato, come Istituto autonomo, al ConYegno di Dublino, che nominò Segretario i nternazìonale il compagno Carlo Le• gien ctella Commissione generale delle organizzazioni "libere II tedesche. All'epoca del primo Rapporto inter– nazionale, nel 1903, aderivano al Seiòt'retariato internazio– nale 12 paesi: Germania, Austria, Paesi Bassi, Non•egla, Svezia, Spagna, Inghilterra, li'rancia, Ungheria, Belgio, Danimarca, Italia. Nel 1904, vi si agl{iunsero Serbia, Bulgaria, $\'izzera, ma la E'rancia e il Belgio non man– darono le loro Relazioni. I 13 paesi che avevano inviato una Relazione contavano, nel 1904, milioni 4,2 di orga• nizzati, doi quali 2,3 milioni aderenti alle rispettive Con• , federazioni nazionali. Nel 1908, aderivano al Hegretariato internazionale 19 paesi {Austria, Belgio, Bosnia, Bulgaria, Croazia, Dani– marctl, Flnla1~dia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Pl\esi Bassi, Serbia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Ungheria). Questi 19 paesi, secondo I dati forniti dai rii!pettivi centri sindacali nazionali, r.om– pletatl da quelli raccolti direttamente dal Segretariato internazionale, hanno un totale di oltre 9 milioni di organizzati, ai quali aggiungendo i dati dell'Australia, si arriva a 9,;108.157 organizzati in 20 paesi, che abbrac– ciano la maggior parte del proletariato organizzato del mondo. Oli organizzati nei vart paesi, esclusa l'Australia, .<ia• rebbero, secondo la Relazione internazionale 1 i seguenti: Oran Bretagna 2,41 milioni, Germania 2 1 38, Stati Uniti 1 1 59 1 Francia 715.f>7G, Italia 546.650, Austria 482.27H, Svezia 219.000, Belgio 147.058, Paesi Bassi 128.854 1 Da– nimarca 120.850 1 Svizzera 113.800, Ungheria 102.054, Nor• vegia 48.157, Spagna 44 !112, Finlandia 24.009, Bulgaria 12.933 1 Croazia 4520, Bosnia 39!!7, Serbia 3238. Degno di nota il fatto, che l'Italia tiene l'incontrastato primato, lasciando ad enorme distanza gli altri paesi, nell'orga– nizzazione dei lavoratori della terra. Non ò possiblle ora determinare in modo preciso per tutti i paesi la percentuale degli operai organizzati ri– spetto agli organizzabill. Però, tengono, sotto questo ri– guardo, indubbiamente I primi posti la Danimarca e la Svezia, la prima col 48 ¼ del proletariato industriale organizzato, la Svezia col 40 °lo Al Segretariato internazionale non aderiscono, però, ( 1) .'ilxilm1e ~(lpport i.11/enmUou(J/. ii11r le mom:eme,1tst111<Ucal; 1908, P11bllé par lo Secrétalro lnternallonftl des Centres NfttlOJU\uxde~ SyndlcatB (Cari Leglcn), - Berlln; 1910.

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