Critica Sociale - XX - n. 18-19 - 16 set.-1 ott. 1910

CRITIOA SOCIALE 279 si è potuto evitare quel vacuo t1upcrflclal\smo, che con• eiste nell'elevare I lamenti o lo speranze delle popo– lazioni alla dignità rii diagnosi del male. Come nessuno studioso di medicina potrebbe imparare la natura, il decorso e la cura cli una malattia dalla &omplice rac– colta del lamenti degli inrermi In un ospedale, cosl nessun uomo politico potrebbe capire la questione me– ridionale, o meglio lo vnrid questioni delle rtiverse re– gioni del Mezzogiorno, attraverso n II Impressioni di viaggio ,., non controllato e rettificato da un'indagine, condotta nelle due 1llmensionl dell'ostonslono o della proronditit. Per questo io credo di rar CO!II\non Inutile, estraendo dal molti volumi dell'Inchiesta quei dati e quelle notl1.ic, chd possono lllustraro alcuni recenti l\spctti politici della questione del Mezzogiorno, spocialmonto in rapporto all'attivifa del pnrtito socialista. 'J'ro punti sopratutto vanno illustrati con I rhultati di quo!ttn nuova e grando ricorca: il sorgere o il clh1parire delle classi, per cui al rinnova il tessuto sociale 1lel Sud, e quindi il dovere dello Stato e del partiti di avveniro nella trasrormaziono Immanente; l'ambiento sociale e politico in cui si svolge la lotta dello classi, e quindi lo ragioni storiche ccl eco• nomlchc per cui l'attrito si esaspera In talune regioni fino a metter capo nll'cccidio; finalmente, le infiuenzo che può esercitare, In un ambiento siffatto, la partecipa– zione delle classi contadine al suffragio. Questo scritto, che non è un rinuunto dell'lnchie9ta parlamentare o che non pretendo anticiparne le con– clusioni, si prOJ>One sopratutto di rottlflcare giudizi troppo affrettati e conclusioni troppo a1>riorlstiche 1 cho hanno fin qui annobblata, più che chlarita 1 la complessa quostlone morldlonnle. . .. I.a storia rlel sorgere e del disparire delle classi so– ciali nel Mezzogiorno, dal principio del secolo scorso al principio dell'attuale, presenta un alto interesse. La ri– voluzione italiana, passando attraverso ad un'economia non ancora spenta o nd un'altra In formaiione 1 ha recito un perturbamento prorondo. },~orsemolte correnti natu– rali subirono una dovluione, e molti ratti economici patirono un rltar,to, mentre altri rurono troppo precoci o hanno egualmente nociuto. Chi scriverà la storia della rivoluzione ltallnnn esaminando lo mutazioni del tessuto sociale profonrlo e non soltanto gli avvenimenti esteriori, ormai noti e criticamente assodati, potrà rorse istituire un bllancio del bono e del male, che l'opera della ri• voluzlono ha fatto nel Sud. Per Il nostro rapido quadro 1 basterà ricordare che, al principio del secolo scorso, due eolo cln!lsl esiste,·eno nel Mezzogiorno: I signori feudali e i contadini. Man– cava, specie nelle 1>laghe interne plì1 lontano dalla vita commerciale della spiaggia, la classe media, cioè la borghesia. Introdotti nel regno delle Due Sicilie I principt della rivoluzione franeefle, il reudo diventò la proprietà pri– vata del proprietario, e gli usi ci,•lcl e I demani comu• nali vennero destinati alla creazione d'una democrazia rurale, che doveva trasrormare t contadini in piccoli proprietari coltivatori. L'opera del ministro Zurlo, pro– seguita poi sotto I Borboni e sottO 11regno d'Italia, fu tutta rivolta a llqulilare l'economia feudale e a far sor– gere la proprietà libera, cosl del grande proprietario, come del piccolo proprietario contadino. Quale sia stato Il risultato di quest'opera - che pro• sc,:cue ancora lenta e complicata - ò cosa assai nota. La creazione di una classe di piccoli proprietari col- tivatori ha fallito allo scopo. I quotisti ehlrnro la terra, ma non i mozzi finanziari o l'islruzlono tecnica per trarre della loro piccola proprietà un 1,1'.Undagno certo e continuato. I monti (,·111neulari 1 provvide htituzioni di credito, non poterono essere ge!ttili da unll classe rozza, inesperta, annlrabota, appena uscita dalla scn•itì1; talchò non poterono esercitare la runzione soclalo a cui erano destinati, 0 1 o diventarono preda dei signori, o dlspn– rlro110 cllll tutto. Cosl I piccoli IITOIJTICtfiri coltivntori finirono per vendere lo loro terrt>, o all'antico signore feudale, o ad una specie di borghesia desiderosa 11\ Investire il i,,cuodenaro in propriclt\ rondiarin 1 a1,pro– flttnndo della grande liquidazione della 11roprieti\ reu• dale 1 ecclesiastica o comunale. Circa quest'ultimll - cioò circa i demani comunali - è noto a quali usurpazioni abbia dato luogo. Anc!:e qui la classe contaclina si trovò nlla mercò ,li classi a\·idc, pili potenti o pii, scaltre. So prima il potere assolulo del re poteva assldersl arbi!ro e rif)arntore nelle conteso rra contadini, signori roudali e Comuni, il regimo rap– presontati\'O, chiamando al potere la borghesia. con• segnava nello mani di un contendente In risoluzione 111 eonte.~o secolari. E la borghesia, naturnlmcntE\ hl\ tratto profitto dalla sua fortunata posiziono. Por tal modo si ò andato costituendo il teasuto socini e del )lczzogiorno odierno, o meglio del '.\lezzogiorno di dicci anni fa. Da una parte. i luorntori della terra, In tristissime condizioni, o ridotti a ,·cri e propri proletari. o con una proprietà così minuscoln, cosl grama, cosi I insurftelentc, da rendere anche f)iÌI precaria la loro osi• stenza. Dall'altra 1 1>rOf)rietarìnon coltivatori, tlclle piì1 varie dimensioni: dal latirondisto 1 11roprictarlo delle zone a forte nrnlaria. dovo il latlrondo persisto come una produzione ratale della natura; nl medio proprio– tario, vivente del reddito dello suo proprieHL; :i.I plì1 umile proprietario, che cerca negll lmph•ghi dello Stato o dei Comuni l'integrazione necessaria del suo reddito personale. Questa borghesia ha, in generate (anertiamo che questo vuol ei,,csereuu quadro d'insieme e non un·espo– siziono delle conrllzionl s11eciali di cia.!leuna l)laga). sof• rcrto gli effetti 1ll una crisi ,Jisastrosa. Essa a,·eva com• prato terre dai quotisti o dai distruttori dei boschi, con la speranza di lauti guadagni. Corre\'!\ allora la rn,•oln della straordinnrln ricchezza dell'Italia moridlonnle, e I teireni 1 diboscati con una frenesia rin barbari, crnno saliti a prezzl altissimi. r,a borgheilin compra\·a, usur– pa\'81 arrotondava, nella speranza di guadagni rapicli o certi. Invece la realtà fu un'altra. l terroni, dopo la fertilità riel primi anni, mrrnlrestarono la loro rcrrattariet.ll a re!listere ad uno erruttamento inintelligente e senza riparo di perdite. I monti diboscati ahbl\ndonnrono le acque, con un d\9ordino anche pli1 gra\'Ci i fluml 1 non Imbrigliati, strariparono al piano, Inasprendo la malaria, Il secolare flagello ciel Mezzogiorooi di ptù, diboscati i monti e disordinato Il r(>gime idraulico, la slecilà e l'aridità. del clima Impoverirono la produzione, e Hnlrono per rovinare l'agricoltura. La borghesia del ~lezzogiorno si trovò eosl - dopo I più lieti sogni - alle preso con una realtà spa,•entosa. La mancanza di capitali non permise trasrormazlonl Ili colture; la gravezza delle imposte o lo esigenze nuO\'O della ,•lta impedirono ogni risparmio i il catti,•o uso del credito impoverl anche pili la giù triste condiziono dei proprietari. Il Nitti rileva anzi - contro lo r.lnaseentl eperanze nel credito di Stato - corno una delle causo

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