Critica Sociale - XX - n. 18-19 - 16 set.-1 ott. 1910

290 CRITICASOCIALE sboccant.e noil'azione amministrativa e politica, questa culminante nell'azio ne parlamentare, senza solu;,:ioni di continuo; tut.tc mmi di un tronco, tutte alimentnto dll una liufa, che sale e ritornn. La teori.1 è <1uella che dev'essere, ma la pratica è quclhL che può, e hn il passo più hlrdo. Concorserococflicienti d'ordine più ,·adto. Nel mondo operaio, l'ignornnui degli elementi dell'economia generò la rosolìa degli scioperi, e lo seguaci anemin; l'inj'.!enuit:i politicn delle nutssc consentì a un nm– schcn,to ,rnarchismo di travolg-cl'le nell'orgia dogli scioperi generali politici 1 che disperdevano in brC\'i ore il la,•oro de~li anni e riattizzavano lo SOJ)ite vclleit:l reazionarie, scaltrite d1lll'csperie11za dei 1>as– sati errori e t.unto più mahrndrine. La " Confedera– zione del Lnvoro 111 sorta da quelle prove doloroso, pose argine a\Pimperversare dcllit follia suicida, ma, oltrcchè tardiva, l'1tzione sua fu quale poteva, in un paese così i:1cocrcnto o insotf'crc11t.e di discipli11n 1 dove, a tacer d'altro, tutto il Mc:1.:1.odì sfugge ulla sua influenza. In Inghilterrn le poteuti 'J'raties•Unious, dopo un secolo di lotte, pensano ora a darsi un Comitato centrale coordinatore. In Italia - costume del paest!! si ehhe la cornice, e nrnnca\'a il quadro; manca, in grnn parte, tuttora. Il giornulo centralo e il Gruppo parlamentare l.e11- tarono dì restituire, con l'opem propria, quillcho u11ità d'indiriz:t.0 a questa Bahclc. ~la risentirn110 ossi stessi dnlla incoerenza e dei tentennamenti del complesso di forze che d0\'entno rappresentare. AI Gruppo, cresciuto di numero, crebhcro le responsa– bilità, al di là delle possibilità d\1:1.ioneeffettiva. La mancanza della indeuniHL ai de1)tltati, la povertà e lo scarso senso politico delle Leghe, non soltanto depaupern.vnno il Grnppo degli elcmonti operfti che in esso avrchhcro dovuto prevnlerc di numcrn, ma gpesso 1tli impedivano, comuuque, di funzionare. L'assenteismo sistematico dei (>iii, rovesciando sui pochì solerti tutto il cumulo delle ine,•itabili brighe minori, bene spesso inutilizza va anche l'azione di questi. ~folgrado ciò, non teminmo di asserire - perchè ognuno 1 se rifletta, dovrà consentirlo - che, nella go· ncmle compa~inc del Partito, toli.e le poche oasi di lavoro economico pili intenso, il giornale centrale e il Gruppo parlamentare rappresentarono, per lo studio dei problemi, per la propaganda 1>0sitiva, per l'azione cffettiYa esercitata sull'ambiente politico e sullo Stato, la parte mni;giorc e pil1 veramente unitaria - anzi, la sola unitaria - dell'azione socialista. Ne nacque– quello, che è il vero paradosso della presente situa• zione interna del Partito. Questo si avve:1.zò a ve• dersi tutto qua11to 1 non diciamo l'i!'l SSt111to, ma tras– ferito nQI giornale e nel Gruppo. E al Gruppo, particolarmente, prestò tutte lo esigenze, di azione, di propaganda, di tatlica, che spettavano alla nrns1m del Partito. Della divi~ioue del la\'0ro trionfò la 1>nrte piit facile ... In di\'isione. Si dimenticò che il Gru1,po noD può essere che il riflesso dell'atteggiamento e della forza di tutto il Partito; che l'11zione nel Paese e quella in Parlomcnto, pur essendo la seconda in funzione dclht p1·lma, seguono leggi diverse, imposte dall'amhieute, e solo a questo patto spiegano la lorn cmcacia; conrondendosi: scimmiegg:iandosi, perdono valore; che l'azione del deputato in tanto riesce vittoriosa nei necessari adattamenti parlamentari, in quanto l'assista da fuori l'azione della massa, coi minori adattamenti possibili. I~, pili singolare ancora: le pii1 accrl>e censure, alla fiacchezza dell'azione pur• lamentare, non vengono dai (•entri di lavoro, mrLeia quelli delle Sezioni più inoperose e inconcludenti 1 che piit iutluiscono a creare quella debolezza, che rimprO\'erano al Gruppo! Si lamenta, dagli stessi censod 1 che si sia trascu– rata la propaganda nel Paese. 11 sasso lanciato ripiomba sui frombolieri. J,a propaganda è di tutti; chi accusa si ilccusu. E' naturale che l'azione, più si fa. concreta, surroghi il vel'l>o. Quanto non si sorrise - nè a torto - della " fabbricazione delle coscienze 111 improv\'isata per miracolo vagabondo di parole e <li parabole! Si dcplom che i deputati, pnrticolarmcnte, si disperdano in trop1>e minuzie, curino di soverchio il proprio Collegio, scnano sovente a interessi di col– lettiYità limitute, temano le grandi e difficili hattaglie e, per l'amore del meno peggio, trangugino situazioni e )finisteri, contro cui dovrebbcl'O insorgere senza mai dar quartiere. Si in\'OCa che si inalberino invece una o due grandi riforme, che appassionino le masse, e su quelle sole si insista, per vincere o cadere su quelle. Queste accuse, così varie, hanno 1111 tratto comune: stanno fuori della vita e della rcaltit. .Non si nega un possibile eccesso di particolnrismo, di condiscen• <lenza a interessi che premono pili da vicino; sono, in JHLrte,i difetti degli uomini 1 le miserie della vita quotidiana. Quanti sono, fra i critici, che non clistras• soro l'amico deputato dai suoi pili seri lavori, per la. cura di un legittimo interesse minore, che al critico, in un dato momento, stava più a cuore? La cura del Collegio è anche la difesa di una posi– :1.ioneconquistata al Partito. Eleviamoci da queste quisquilie. Ciò che dtL noi si contesta è che - nello Rtnto attualo del Partito e del Oruppo - la ubiquità ciel deputato e In \'aghe~giata l'iduzione del pro~ gramma a un minimo schema siano cosa possibile - o, !ie possibile, proficua al movimento geucmle. L'attiYitll del Gruppo non è prescritta dall'arbitrio del Oruppo. Le questioni, che sorgono ogni giorno, reclamano un atteg-giamenlo, unn soluzione. Iuteressi, che premono d'attorno: se s'incontrano colla diretti"a dell'azione sociftlista, se, per dritto o per trnverso, riguard:1110 il Partito, non 8i lasciano postergare ad altri interessi, inerti e lontani, fossero pure - in astratto - più generali. Ciii \ 1 h 1 e e \'uol vivere ha sempre qualche fondata ragione di prevalenzfl su chi do,;rebbe vivere e voler \'ivere. Le graduatClrie della realtà non sono quelle che si possono archi– tettare a tavolino, divisi dall'urto dulie cose viventi e moventi. La filosofia 11011 è la vit,t - la vita poli• tica in ispecie. La sollecitudine per gli interessi economici e morali di numerose e poverissime cate– gorie d'impiegati - anche questa è delle facili con· sure che so\·eutc ritornano - se non fosse in gran parte una fama usurpata, trovercbl>e giustificazione nella necessità. di rispondere n un movimento che esiste, e che assume un'importanza tutti~ peculiare per un pul'tito, che intende alla trasformazione pro• fonda degli organismi dello Stato. Poi, nessuna riforma, fosse pure la più vasta - poniamo il suffragio universale o le pensioni operaie - può isolarsi dalle altre, e dal compless,o lavoro politico che tutte le circonda e le anima. Il suffragio tnnto vale, quanto valgono le riforme che per esso si potranno conquistare j le pensioni ope• raie stanno al termine di t1111\ via non breve. So, camminando a quello mète, trnscurnssimo di cogliere altre provvido riforme che troviamo ai l>ordi della via, diverremmo un partito di fissati e di visionari. La difficoltà di una riforma non le costituisce un privilegio, nè le scema pregio la facilità. Il proleta• rinto 1 che dolorn 1 non ha dì queste fisime; non ei commuove al romanticismo dei gesti gladiatori; lascia ai '"dilettanti II la politica ciel " tutto o nulla n, che è il Montecarlo della politica; chiede e vuole, secondo la possibilità di ogni giorno, L>enefizi certi e reali. D'altro canto, un Gruppo socialista di quaranta deputati non è più la esigua falange dei cinque o dei dieci, che reca in Parlamento la. protesta e la affermazione, che fa tribuna del suo banco. Esso t>UÒ infondere la sua anima Il tutto un settore, esso,

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