Critica Sociale - XX - n. 18-19 - 16 set.-1 ott. 1910

284 CRITICA SOCIALE 1.ionale della terra; l'ele,•amento del salario per effetto dell'emigrazione e delle Leghe renderi\. più validi i la– \'oratori; la cooperazione - dì cui sono nuclei promet– tenti in provincia di Trapani o altrove - pe1·metterl\ l'estendersi di affittanze collettivo accanto ad una sempre pil1 alacre democrazia di piccoli proprietari colth·atori; quella parte dell'antica borghesia non affetta da paras i:titismo, che si 1:1arò. mantenuta laboriosa o progressiva 1 si unirà con la gente nuova per assecondare l'ascesa economica del ìllezzogiorno; i vecchi o nuovi coltivatori trarranno profitto della òCmpre crescente rovina dei ceti non coltivatori o vi si sostituiranno completamente; gli " americani 11 e i contadini rimasti e la superstite bor– ghesia, selezionata dalla crisi, formeranno una materia sociale uuova, sopra eui uno Stato sano o rorte potrà faro Mijdamento per la graduale trasrormazione della economia meridionale. Dal Sud non verrà più la mono– tona e lnmentevole invocazione allo Stato perchò si SO· stituisca interamente alle iniziative locali che mancano i ma una nuova classe attiva 1 laboriosa e con capitali por– tati di fuori, saprà collaborare con lo Stato per il com– pimento delle grandi opere necessarie. Sarà la poriforia ehe stimola il centro, os~ia saranno gli arti che, col loro movimento, attireranno il sangue alle estremifa lontane. 'l'alo ò il quadro ottimistico che balza vivo davanti agli occhi della mente a chi legge i molti o grossi vo• lumi dell'Jnchiesta mcrldionale. Quadro, in cui il pro– tagonista non è la vecchia borghesia, piena di boria e di SJ>agnolismo,ma è l'umile, oscuro, negletto cafone, che varca gli oceani, per rifare, con una l:mga vita di lavoro, la fortuna della patria. I viddani, povero formiche umane pazienti, cacciati dalla patria per fame, vi ritor– nano recando i benefizi dell'esperienza e della ricchezza. Nessuna storia ò più eroica o 1,iù commovente di questa. L'AZIDHE PDLITl&A 50CIALl5TA I CRITERII GENERALI (Relazione al Congresso socialista: Milano, 21-25 ottobre 191O) I. Che s'intende qui per " azione 1•olitica ,,. Ogni azione del pflrtito socialista ò " politica,,, si direbbe, per definizione. Quella, che si designa. come "economica.,,, è, o diventa, " politica,, 1 di necessità, tosto che intenda spiegare una influenza profonda sui rapporti 2ociali. L'inverso è ugualmente vero. Ma qui, come appare dalla struttura dell'ordine del giorno del Congresso: si allude a quel!'" azione politica,,, che mira più direttamente alla legislazione e allo Stato, in contrapposto all'altra, che si svolge più specialmente nelle Leghe e nelle Cooperative, o nelle Amministrazioni locali, oppure che agisce in vari modi sulla opinione pubblica. Separazioni nette, fra questi vari campi d'azione, non Rono possibili. Misero quel socialhnno, che tutto si esaurisse nell'urto diretto rra operai e padroni, o che si appiattasse ed appiattisse nella botteguccia cooperativa, figurandosi, di lì, di trasformare il mondo; o, peggio, che vivesse cogli occhi imbamholati, rivolti al Parlamento e al Governo, attendendone la manna degli ebrei nel de– serto! A seconda dei momenti e delle necessità., l'azione socialista assume aspetto più spiccatamente politico nel senso stretto - come in Italia, quando, tra il 1 90 e il '900, si trattò di conquista.re il diritto di esi– stenza nlle nostre organizzazioni - op1n1ro assume aspetto 1>il1 largamente economico o d 1 altra natura. Ma, se il socialismo ha da trasformare tutta la vita, esso deve penetrare di sè tutte le forme della vita. Nell'elenco dei lavori del Congresso, questo gruppo, intitolato deJII" azione politica ,,, .si scinde in vari sottogruppi: di riforme strettamente politiche (n. 2, commi a e b: suffragio universale, ecc.), di riforme politico-econom-iche (n. 3, legislazione sociale, assicu– razione vecchiaia, ecc.), di riforme, che, rispetto alle precedenti, chiameremmo strumentali (n. 4 e 5, ri– forma tributaria e speRe militari), atte cioè, sopra– tutto - pur avendo anche altre proprie finalità -· a fornire le risorse pecuniarie per le " riforme che costano ,, ; e, infine (n. 6 e 7, rapporti fra Gruppo IHtrlamentare e Partitoj appoggio a indirizzi di Go– verno e partecipazione al potere), accenna a questioni tattiche di cnpitale interesse. Non ò ufficio nostro trattare gli aspetti tecnici cli ogni singolo tema. A noi IJasta sbozzare una veduta d 1 assieme. II. ltifo1·me o rholuzione. La questione, che s'incorna nel dilemma posto in epigrate, è superata ormai nell'azione, prima ancora che nella dottrina. La tesi. per la quale - rappre– sentando il regime socialista l'antitesi recisa del capitalismo, di cui lo Stato sarebbe il " Comitato d'affari ,, - nessuna riforma potrà a questo strap• parsi, che in realtà non gli giovi e non lo consolidi - onde l'inganno e il perditempo sieifeo di ogni " riformismo ,, prima del patatrac del dominio bor– ghese - a mala pena si reggeva fìnchè prevalse il concetto del marxismo primitivo, per il quale la concentrazione rapidamente progressiva della pro– prietà in poche mani, J'immiserimento crescente delle masse, il perenne acuirsi della lotta di classe, por– tavano automaticamente il ca.pitalismo all'apogeo e insieme alla catastrofe. Diroccata questa ipote~i da una esperienza ormai semisecol.are, palesatasi la molteplice adattabilità del regime vigente Q. ·evoluzioni più complesse e meno rettilinee, f'rantasi la. lotta di classe nel proprio plu– rale e fattisi gli Stati permeabili alle dirette e in– dirette influenze dell'azione proletaria, l'azione so– cialista, pur conservando intatte le grandi direttive e le finalità supreme, doveva di necessità mutare atteggiamento e natura. "Forse sarebbe più esatto dire a dirittura che, da allora soltanto, u11a ve1·a " azione socialista ,, potè comfociai·e ad essei·e; e il marxismo stesso. sferran– dosi da1\ 1 inerte fatalismo delle sue primé visioni apocalittiche, potè infondere in quelli, che sono i suoi veri cardini incrolla.bili - il materialismo eco– nomico, la lotta delle classi, la condanna della pri– vata proprietà dei mezzi di lavoro, la necessità del• l'unione proletaria per l'abolizione delle classi - una vita nuova e più vera; e, chiamandovi l'intelletto e la ,·olontà. del proletariato, mna11-izzare, in qualche modo, se stesso e la storia. Il proletariato si riconosceva allora - e, ricono– scendosi, diventava davvero - uno dei massimi fat.tori del moderno processo economico j e il socialismo cessava di esserne la filosofia passiva e contempla- . trice, per diventare la scienza e l'arte delle sue quo– tidiane conquiste. Ri.voluzione e rifo1·me, sciolta l',ui– titesi verbale e rifatta la pace, diventavano la prima come lo sbocco e la sintesi delle seconde; 0 la classe lavoratrice non assaliva piì1 la rocca del privilegio, idealmente, e come da una specie di al di là sociale, ma la investiva dal di dentro e in tutti i punti vul• nera.bili, secondo la legge della minor resistenza; nè

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