Critica Sociale - XX - n. 18-19 - 16 set.-1 ott. 1910

282 CRITICA SOCIALE cllmento rlesose davanti lo porte clol Comuni eia con– quistare; queste cla~si medio, che hnnno rormata la ma– teria unica di tutti i partiti, il socialista compreso, non possono reslstero nll'urto della grande trasformazione che si compio: non 1>ossonoresistere per deficienze d'or• dine economico o d 1 ordine morale. Il prof. Presutti, noi suo esame dello Pugile, dove i fenomeni di cui discorriamo si palesano in formo più complesse, dimostra come 1 per superare questa crisi, de– terminata dalla rarefazione della mano d'opera e quindi dall'elevamento del salari 1 sarebbero occorsi alla IJor. ghesia due strumenti: la sostituzione del layoro animale e meccanico a quello degli uomini, e il cambiamento delle colture. Mn il primo rimedio si ò potuto adottare nella grande nzien1la grnnaria del Tavoliere delle Puglia, non si è 1•otuto introdurre nel terreno accidentato della Puglia appenninlcn. Quan~o al mutamento delle colture, sarebbe occorso (limitatamente alle esigenze climati .. he} alternare la coltura delle legumlnoso da foraggio con quella del grano, quindi costrurre sui rondi cttse colo– niche e stalle o acquistare bestiame da carne e da latte. " Questa trasrorma;o,ione, os•erva Il Presutti, superava le forze economiche e in parte anche lo energie morali , della classe dol meclt proprietart. Costoro, In realtà, noncbè ricchi, neanche agiati, erano abituati al piccolo affitto. concluso, con la\·ora\orl direui 1 a sitggi altissimi. Non era uno staio economico di \al fatta che poteva dar loro quella energia morale e quella (attività, che sitrebbero necCil!iatle ~wr at.tuaro !a tradormazione, dopo che sco1>1>iòla cr1:,1lpro,tottll dall'emigrazione trnnso– ceauica o del rialt.o dei salari ('). 11 lla, se la borgh<l!ilr..di Puglia non potò avere la forza economica o la energia moorale da fronteggiare la crisl 1 ben più deflclonte doveva mostrarsi quella proprietà non coltivatrice, costretta a vi\•ere sul terreno ingrato della Basilicata, llella montuosa Calabria, della Sicilia. interna. Da tutta questa borghesia non uscì e non esce, in questo tragico momento di trasformazione, che un vano, uno sterile, un disperato lamento. '!'ranno qualche lodevole eccezione, gli antichi proprletarì del Mezzogiorno non sanno che maledire il flagello dell'emigrazione o, in Puglia, l'altro flagello delle Leghe contadine. L 1 iln-oca• zione di molti proprietari è rivolta al Oo,·erno, perchè si occupi, non del contadini che II stanno meglio del si– gnori ,,, ma di loro, e proibisca l'emigrazione, e sciolga le Leghe, e li esoneri dalle imposto. JI Governo diventa così, per questa classe al tra.monto, l'onnipotente, che potrebbe salvnre o non vuole. Il Go– verno potrebbe tutto e non si occupa di loro, che stanno male. Potrebbe sostituirsi ai Comuni o esonerarli così dalle imposte locali; potrebbe assumersi tutti i servizi pubblici, che cui, amministratori del Comuni, non lnten dono rare, perchè li dovreblJero pagare di tasca propria; J)Otrebbe abolire l'Imposta fondiaria sni terreui e 1:1ul fablJricati; potreblJe frenare l'emigrazione; potre1Jbe 1 In– fine, dare il credito a buon mercato, senza troppi Im– pacci e senza soverchie garanzie. Tutta l'opera, effettiva, benefica, che lo Stato dOYrobbe, che lo Stato dovrà fare per agevolare le forze vive del Mezzogiorno, non entra che asf:lai 1>allldamente nei J)rO· grammi l!ella moribonda borghesia meridionale. Essa vuol essoro soccorsa, oggi che muore. Vuole che non si aiutino le rorze nuo,•e 1 pcrchè sono le forze nemiche, ma si aiuti lei, perchè sta J)Cr tirare lo cuoia. t: quindi ò remissiva e querula da,•anti allo Stato per elemosi– narne qualche briciola; è feroce, spietata, quasi rivo- 11) Voi, lii, tomo 1, pag. 730. luzionaria, quando lo Stato non lo dà quello oh'esrrn. pretende. La borghe!!la meridionale non ha mal fatto nulla per ehitHlere I grandi provvedimenti necesuri, ma ha anche minacciata la rivoluzione per avere 1'08· aigeno che le prolunghi l'agonia. La dipintura di questa borghesia che scompare è ratta dal Nitti con quel suo consueto umorismo bruciante. Mette couto di riprodurla: 11 Vi sono molti proprietari che lottano, tentano, osano: è la soluzione ù1dwid1talista. Vi è Il proprietario, di• ciamo cosl, sociale: si occupa molto del credito, ha delle idee sull'azione dello Stato, proferisco ch'esso monopO· llzzi i concimi chimici, ,•uole che Il dCJH1tatosia agrario. I risultati dell'azione individuale si vedono, quelli della sociale si gridtwo. Abbiamo, in tutti i nostri viaggi, tro– vato il proprietRrlo mdividuoli~/a, e Il proprietario, di• clamo co.➔l, socit1le. Il primo vivo, in generale, sulla terra, o almeno per la terra; si occupa poco 1lello Stato o temo solo le Imposto nuove. 'l'enta per conto suo, organizza come meglio può la produzione, non erede e non dà importanza al credito agrario e tratta 1 per convenienza economica, me.itllo che può i la.,·oratorl. Il proprietario socialt ,·h'e poco in campagna, st occupa molto di poli– tica, è apostolo del benefizi c!el cre11ito 1 deplora sempre l'aziono presento dello Stato, attendo uomini politici con 11 nuovi orizzonti.,, Segni carntterlstlcl: In generale ha debiti (1).,, Oome non prevedere l'esito della lotta fra il proprie– tario 1'1dividualista, al cui tipo appartengono gli u ameri– cani , 11 e il proprietario sociale, materia proteiforme del politfoanti11mo del Mezzogiorno? Il primo ucciderà il secondo. ... Descritto così, a grandi tratti, l'ambiente sociale del Mezzogiorno nell'ora gravida di d0!!tlni ch'esso altra• ,·ersa, si avverte subito che noi socialisti dobbiamo es– sere con le classi nuove contro le .elusi vecchie, per i contadini che stanno creando un nuovo tessuto sociale contro l'antica borghesia che scompare, per la trasfor• mazione della vecchia economia agricola contro l'lmmo• bllità che invoca i puntelli dello Stato per resistere all'urto rinnovatore della crisi. Purtroppo, nel Mezzogiorno, ehi parla e chi scrivo ò la classe del proprititari non coltivatori. Sono i signori, I cirili, i gala11tuomi11i 1 che formano la cosidetta opinione pubblica, e rornlacono la materia unica ai partiti. I con• tadini non scrivono e non sanno neppur parlare In ita– liano; essi non hanno, tranne che in Puglia ed in Sicilia, organizzazioni capaci d'esprimere la loro volontà collet– tl\'a. Por essi parlano sovente i borghesi, i quali pre– stano ai contadini - con una strana riflessione ottica, forse spesse volte Inconscia - 11 loro modo di sentire e i loro lamenti. La borghesia meridionale à, infatti, molto plastica: ,•!vendo in uno stato di irritazione, di malessere, di speranza e di attesa nel miracolo che venga a trarla dal guai, assume presto Il linguaggio e le formulo del partiti che paiono più atti a ottenere provvidenze statali. Un tempo, Il Mezzogiorno fu tutto u sinistro ,., oggi dà. molti radicali. L'on. Giustino For– tunato, spirito del più acuti e conoscitore profondo del .Mezzogiorno, avvertiva chi scrivo queste note che, se seguiterà. la moda d'oggi, tutto Il Mezzogiorno, cioè tutta quella ristretta classe cbu ·fa la politica, sarà fra IJrevo radicale. Può essere anche che questa piccola borghesia - laddove non c'è da compromettersi nei contatti con le Leghe contadine - assuma il nome di socialista, se il socialismo apparirà un partito prossimo al Governo. ' (1) YoJ. \' 1 tomo 1111 11&g.133.

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