Critica Sociale - Anno XX - n. 9 - 1 maggio 1910

136 CRITICA SOCIALE dità della , ila, <.lì sane riercazion1 e Ji folidl~l, 1"1par11Lc equi.Unente per lutti i1. :Si capi la pot.e1rna del s01do moHiplicalo - the J>ower u/ the mult1pl,cd 7Je1tny, dicono appuulo gli i11gle::si - per la quale, in una ciLlà moocr11a, ;_111che iL 111oocstu lavorat.oro può goLlcre quasi i11ll,i i ,·.anLaggi (Cliucazionc, ncrcc.tzionc, scrv1z1 a buon 111crcalù) uhc erano u11 tempo priv1Jcg10 dei fJO!:isidcnLL JI 1c :;olJu muH1plicato >) è il :;or– , 1zio puLbl1co esteso a. LuLtc le maggiori 11ccc::;– ~ilà della vila. di u11a vita veramente civ1.Ic. Una ,·olla il servizio pubLlico era la strJda, il lam– pione (dove 11011 si carnmiHava, di nou.e, colla 1aut.cr11aporlatllc ... o al lu1nc della luna), la po– sta. l'esaLtorc, il gcndal'me, il becchmo c.d il JJ/'Clc; poi vc11ncro !"ospedale, il med1co 1 il rnac– ::;I1·0 ele111e11lal'C, il pompiere, l'accalappiacani, la 11.)gnatura, i pu.bb !1ci rnc1·cati; oggi sopraggiun– gono i bagni, le case, i lavatoi, i musei, i parchi, 1 acqua potabile, la luce elettrica, la forza mol,ri– cc, 1e lramvìe, le pw1eUerie e beccherie comu– nali, le biblioteche e Sa.le di lei.tura e di confe– renze popolari, le scuole professionali e speciali. le assicurazioni, i lelcfoni, ccc., ecc.. e ogni sori.a d! ass\ste11~ inlcllcUuale, igienica, •::iv1lc. La sod– d1sfaz1one, diffusa, di Lutti questi bisogni - che ::;i rispecchia nelle stalistiche della crescente vita 111cdiu.,della scemata morbilità, elci rniglior;.Lli consumi - crea nuovi bisogni e più. alli, che pongono sempre 11uovi problemi, e imp<'discono alla e,-oluzio11e della civiltà di annegh1u.irsi e languire. Verrà giorno che quasi tut.\o, ciò che eru privikgio di pochi, sarù - provcdcndo per quc– :-;taYia - cli tulli e per !1111.1. \011 si capirà più, aliora 1 pcrcl1è sollanlo debba rimanere a van– laggio f'~cills-ivo di alcuni il lll0110po!io delle ler– J'C, degli opifìci, delle macchine, che smungono ccl OJ}JWimono i lavoratori. Quel giorno il socia– lismo ·- C:omunaJ,c e di StaLo - non a.pparir.J che come il coronamento di un edilìcio gigan– tesco, già bell'e formalo nelle fondamenta. nei muri, vorremmo diro nella mcntalil~t e nei co– slurni dri suoi i11quilini ... S11fJueslo aspetto del problema non ci dil1111- f."hiamo; esso è gi,\ lar7arnentc F-bozz3lo nrl pro– grarnrna, di c11I qui non facciamo che tracciare il modcslo proemio, Qualche allra ossrrva.zione per conchiuclcrc. I;a1,io11einnovall'ice del Cor1111nc popolare, cer– io, Yaricrà di forme a seconda dei divel'si luoghi. delle diversf' economie. delle co1H.lìz1oni clrmo– gratiche, ecc,, .ccc. 1\la 'è, sopratutto, 11clle gran– di cii.I;\ che può svolgere il massimo della sua f'ffi<'aria. I.e ragioni sono int,uil.ive: perchl· ì· nelle grandi citlù che fe1Te la vii.a, si addensano la ricchezza e la popolazione, con t.uUi i vani.aggi e i pedcoli dcll'urbanismo; e solo le grandi ciltù di::ipongono cli risorse quasi inesauribili, vivono 1111a vita politica inlcnF-n, inrtuiscono coll'esem– pio f-11 tulto il paC'f-C. o possono promuovcl'C ri– ro,:mc legislative f!Cne1·ali, o, se occorre. come si fa. in lnghillel'ra. lcg-gi locali e speciali. Esse han– no quasi la potenza di uno Stato; ma non sono, come lo Slat-0, impacciate dal peso morto delle campagne e dcMe regioni a,- rct.ra.tc, e possono spingersi innanzi, con ben alll'O slancio, in lutto le vie della civiltù e del progresso. Cerio, per l'estensione dei servizi pubblici, una ceri.a gra– llualilà di !,rapassi si rende necessaria, sia per 11011 f-CIIOlf'rc con !roppa violenza interessi cost.i– tuili f' per con~nlire gli aclall.amenti necessari; - il Comune, come lo Stato, non diventa industra~ h• ~e non a grado a g-rado, e. se oggi essi sono, non sempre a lor!o 1 diffamati ($opratutto da chi ne pan.:uta. la concorrenza) co111eucallivi indu– stri.w JJ, C U.J)tJUUU) vel'1,;J1c SOllO 110\'l:t.l lii que:;t.o al'l'iugo -j sia, 1uliue, lJtH"Cl.ièla i,ui,uhtz1uue :;~ssa - li.l\ Ul'i.llUl'I JJUIL.UJIIUlle e CUll::iU111i1LUJ'I - SClllC Ul\t,;Ol'a I illl!ll:5:50 001 vet,;Cll! J::iLJIILI LII mal1111e:;o eg\)1:;I11O, e, w 11·0mealla t,;osa coJJcLliva,e svesso, 111alac1.;0rLanw11tc, llllllllOrc11LC U ViJlllli.l.llC<l. Una prc:cIpuu.ta tras1urI11azIouc, 111 senso t,;OJJCLt1vo 1 U1 IUUJ. li.I. \'Ila C(.;Ulll)IHICU IIJUJIIClpa.lc1JOtrcb1Jc IJl'C– pal'al'C ctciu:;10111,struLt.ut.e poi da 111t.cressauav~ \ l'l':5i.lri, C COllljJJ'OllJùlLCnLl la bOlll.a (Jet pr111c1p1O. i\lu, se la via 11011 ù brcvt::: 1 motivo 01 JJIÙ JJCr I111tlarla ::;cuza mctug10 e di tutta lena. Ad u.g·evolare ti succe::;so 1 SOt,;COITe u11a leggè C· C:.:OllOIIIICU. di proct1g1O:x1. Ul'lllOilli.l. '!'uuo CIO, che nel progral!ln1a è nvolto aI1'i11Lcr,esse specilico dei proteLar1 1 n1111)a.Jza,, quasi per rnlero, a ravore dei l'.VIISLlltli.ltOl'l, di l,uUe le CIUSSI. La. proLezioue del la .. voro, della salute, della cuJlura popotarc 1 non <.uTCslai :;uoi be11c1izìsu coloro elle ne :;0110 il più irnmcclrnto obieUivo: 11 Yanl.aggio det maggior 11u111e1·O, e elci p1u bisognosi, ctwenk.l, di neces– ::;itù1 va11l;.1ggio lii t.ulLi. La casa. su.11ue a buon rncrt,;alo per 1'openuo ribassa le pigioni elci mG· dio celo; Il varoviYc1·e. sc,cnmlo pei pezzenti, re11- lle questi meno pezzenti, ma ne Jrui;,ce and1e il 1·eduituario. Pcr:;ino i J\aba.bbi fìniscono per ri– COJIO::ìCCre che il t.ram è più c·o111octo Jella ,·cLLura ::ìhrn1111at.1.l 001 ser\'i in 11vrea, ché i suoi bimbi, alla. scuola pubblica, nel conlallo e alla stessa discip1ma dei figli del popolo non più lerci come in altri tempi, prolitt.ano meglio che non delle lt 1 zio11i cli islituLori ptivaLi; e i Nababbi smeLLo- 110 le borie e subiscono essi si.essi, a loro dispetto, una ectucaz1O11cmigliore. Da qucsLo lato il programma socia.lista è (chi \'Ogiia bene inLendcrlo) il programma più uni– Ycrsale. Milano ò ciUa di grande lavoro e cli grandissi– mo consumo; per quesLo aspello, come per la ntpiclità del suo sviluppo economico 1 sta alla lesta della nazione. Qui il parassilismo trova 1111'aria sempre meno rcspil'abilc; la mora– lilà amministrativa fu selllpre alta e insospel– tula, e qucsLo va dello ad onore di Lutti i nn1'LiLi. La ,·cecilia arist.ocraz.ia rnnesia e rannu!lona cacio sempre più in isfacclo; le nuo,·e cla::isi dirigenti sentono l'orgoglio dell'operosità, che è scuola di convivenza civile cd umana, La fìlkazione inces– sante clell'clemcnto rurale, dalle vicine Vanclec, ne.I moneto del lavoro, ritarda e rende inslabile I educazione politica. del prolelarialo 1 ma questo stesso inco1wcnicnte pone problemi assillanti e deve provocare provvidenze che, nel comune in– !cresse, scuotano gli inerti cgoisllli Jei :,o(ldisfat.Li. Se ù vero che il cullo dcrl' iclea.lc nasce e si ali– menta quando lo stomaco è satollo e ia vita con– sente cIualchc respiro aJlo spirito, \lilano, dopo un primo periodo di corsa I.umulluaria alla ric– chezza e al benessere delle classi oiù fortunale, pot,ròJ,dovrà concepire - prima e più d'ogni altra l' it.tù italiana - una più alta ambizione: quella di seg1iare un solco luminoso nella \·ila politica na.ziomLlc, anticipando i migliori av,·ia.menti a forme più elevate cl i convivenza sociale. 1 lavora– lnl'i daranno la spinta; ma le resislanze dall'alto potranno essere forse più blande 1 più intelligenti e conciliative che allrove, l.xt convenienza di un 1 allcan1.,a fra i lavora.lori organizzal,i e la massa dei consumatori per un grande interesse comune - la convergenza o parziale coincidenza, nell'àmbil,o comunale del– la politica di classe proletaria con la generale po• lil;ca dei consumi, che interessa vivamente an– chr i medì ceti. e un po' Lutti i cet.i - potranno fare della nostra cit.tà un vaslo laboratorio di espe-

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