Critica Sociale - Anno XX - n. 9 - 1 maggio 1910

CRITICA SOCIA 1,F; potranno che essere lenti e penosi e coml1altuti: al bl– lanclo comunale resteranno - soli cespiti su,celtiblli di maggior gettito - la sovrimposta e la tassa di famiglia. Ma delln delicatezza della prima, per lo possibili rl– peruusslonl sugli affitti, ho già parlato: o dalla carta topogranca che ho sott'occhio desumo la esiguità. del territorio di Cremona, e quindi (In mancanza. di rendita terreni) l'ineluttabilità che ogni aggravio di sovrimposta pesi sul fabbricati cittadini, quast i,ileramtt1lt cirili. E, <1uanto alla tassn. di famiglia, 011sapuro ha limiti natu. rall non troppo elenti, in una città agricola, nè sarìl tacilo che Possa dare gettiti molto pili olonti dogli attuali. Quindi Il bilancio municipalo di Cremona non pub non e88ere - dopo la riforma - lrrlgldlto 1 mummificato nella sua parte attiva, cosl da lasciaro ben poca messe d1 utili lnnovnzionl e di riformo allo ammlulstrazionl av– venire. Sembra cho la democrnzla abbia, per così dire, eff'uso tutta Be Btossa in questo grande 8'on:o di riforma, per lderlllrsi dl poi nella contomplazlone dell'opera propria. Ora (polcbè involontariamente la difesa dei princlpii che 8onto profon,tamente, e 11 yraude amore a queilli problemi municipali, ml hanno comlotto a criticare l'opera d'altri ph'1 radicalmente ch'io 11tessonon ml proponessi all 'htl7.IO di quest'articolo, e di quanto non mi consenta la mia modestissima compotem:a) lo debbo pur dire che, n mio giudizio, ben altri o ben maggiori sono i còmplti che 81 possono assegnare all 1 atllvltà d'un Comune domo· crallco; che ben dlversa 1 più semplice, più sicura era la ,·la ohe s 1 apr\va al nostri amici di Cremona. Per le noatre amministrazioni comunali Il problema più Impellente non è quello degli sgravll a qualunque costo, ma quello del rimpinguare gli slremati bilanci, affinché vi tro,·ino posto quello rHorme a beneficio delle classi po,·ere, nelle quali Bta tanta parte della nostra moderna o plll utile attività. di partito. htltuzionl pre– e post-acolaetlohe, complementi della cuHura popolare, scuole proresslonall, tutela del lavoro, nssl1tenza medlco– farmaceutloa, Igiene J•Opolaro, case popolari a buon mor• cato, 1pacol municipali o su~aldlo a spacci cooperaU,•I; v•ò tanto da fare a pro' delle classl dlsogiate in un lJilanclo comunale, quaudo si poss& spendere, quando le richle1to nostre non s'Infrangano In ,•ana spuma di di– scorsi o di voti contro l'Inesorabile scoglio della rigidità del bilancio! :Maaono centinala di migliaia di lire, anche In una piccola città; ed, io un'ammiulstruione soclalii1ta 1 il mago ò pur sempre l'asseuore dello finanze, la prc– ocoupa7.lone del quale dev'essere prima fiscale che 1>oli– tlca, porchò anche In politica, por rare Il bene,, occorrono soprattutto I danii.rl 1 da qualunque parte vengano. 011 sgravll, anche quando sono orneacl o non riassorbiti dal mercato (come, pur troppo, avviene), hanno, dal punto di vista ch•lle e sociale, un'Importanza minore che non le riforme, chiave d'ogni reale progreeso, d'ogni sostan– ziale benesaere delle classi luoratrlci; ed io credo fer– mamente che, nella J>reeenle miseria ch'lle e sociale del noBt.rl bilanci clviol, la politica degli sgravi! ala assai men diversa che non si penai, nei suoi crtterll fondamentali e nel suol effetti ftnall (mutata la mano ed li pensiero tusatore), dalla politica gretta, sparagnina od avara delle clasal conservatrici. ... Dopo ciò che ho detto, non farà meraviglia al miei quattro lettori, a'lo concluderò ohe l'esempio di Cremona ba aggiunto un anel1o, e veramente degno di pregio, all&_eatena di esperienze e di convinzioni porsooali mio, contrarlo in massima all'abolidone delle cinte. YI sa– ranno I casi-limiti: nò lo m'ero proposto di dlmoalrare che In ogni caso 11Comune aperto costltulstiC Il disastro di Bori:rnmo; ma non po~so non conformare che, all'In– fuori (Il una economia di speso rolathamente non rile– vante, o del vantaggio estetico-edlli7.IO e di comodità. cittadina, osso è ronto di uno equilibrio nel tributo da• zlnrlo, ohe 1 o,·e non frutta allo classi agiato, si risolvo In un lucro per gli esercenti i Inoltre lmpo,·erlsce i bilanci municipali, obbliganttoll a gravare su Imposte rlpercuotiblll, o a dare fondo alla minuta chirurgia delle tasso comunali. Soprnttutto il vino 1 che dovrobb'essero la tosta di turco del consumi, o che può rendere nello nostre citt:\ (col dado a 10,ao per ettolitro) da 15 a I lire per abitante, ò spogllltto d 1 ogni sua produttlvltl\. finanziarla nel Comune aperto, nel quale PapprOV\'iglonamonto dirotto dei privati o In resistenza. degli osti - pei·fìdus caupo! riducono Il gettito a meno della metà. Qui finnnza democratica od Igiene si dànno la mano: picchiato sodo sul ,·ino, e picchiato 1>ursulle carni, alimento della classe agiata cd ormai, J)er consenso unanime degli Igienisti, ritenuto non lndlspenubllo al regimo dietetico normale! Ma, n1JI mentre lo speziavo una lancia In favore del dazio murato, che a parer mio ò suscettibile di uso sa• ptente noi doppio Interesse dello classi po,·oro o dell'onto municipale, lo protestavo e 11rotesto ancora contro In. proterva cecità della legge, che ra del Comune a1>erto una specie di sacramento lndlssolubilo come il matri– monio, o gli vieta altresì l'n~gregnzlono dei Comuni limilrofl. Con questi draconiani i-erbotm ei ha Parla di premiare quel Municipli 1 che si sono Illusi di precorrere I tempi; una nuo,·a specie di liigouismo giacobino pre– clude al peccatori la via del pentimento e della ripa• raziono, mentre, colle opportune cautele, e con sagaci accorgimenti (che non appariranno dlfflcili a chi ml ha seguìto sin qu1} 1 nulla è plil sem11lice e logico della chiusura d'un Comune aperto, nuche solo con cinta slm• bollcn, ed ò soprattutto giusto o necessario concedere l'nnne11slono - almeno agli offotti da:1.iaril- dei Comuni contermini. Liberi I Comuni chiusi di rimaner tali, liberi siano I già. chiusi di riparare al propri errori, rinun– ciando alla libertà della miseria. Io guardo a Cremona col penBlcro, formando le lontano Immagini sui chiari contorni della carta topografica, e mi batto la fronte chiedendomi quale catth•o genio po– litico abbia consigliato al colti ed intolligt>nti nostri vicini di apriro il loro Comune, il quale P.\'eva pro1>rlo tutti i requisiti por restar chiuso, Kenzn che alcunu lnt• pellente ragione potesso stgnaro una diversa via. Un abitato unico, accentrato, pieno e regolare corno un uovo, con una cinta quindi breviselma e di racllo ed economica sorveglianza (apJ>Cna Il IO"., di s11osa In confronto del 30 " 11 della vecchia cinta di Bergamo); pochissima parte della PoJ)Olazlone eJ·lra ,,u,,iila, territorio angusllHlmo, quindi proprietà stabile limitata ai &olifabbricati civili, un Comune concorrente allo porte, che accerchia tutta Cremona quasi una seconda cinta; erano le condizioni ideali del Comune murato. In queste condizioni, una megnlftca riforma tributarla dalle aJ)parenze però J)IÌl mO<leste - si poteva compier<\ adottando solo la metil del prOV\'Cdlmentl adottati dnlla democrazia cremonese: ,gravlo delle \'OCidaziarie di consumo J)Opolaro - non senza qualche (orte organismo munlelpale o cooperativo di controllo del nuovi prezzi - ; ftJ:gravii dell'l!lessa natura di quelli Imposti, con qualche maggior cartttlere di gradualità per Impedire le ripercussioni i dazio sul

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