Critica Sociale - Anno XX - n. 9 - 1 maggio 1910

CRITICA SOCIALE 139 latruzlone elementare, e, per la cattiva prova, tutti, an– che I federalietl, ne invocano il paseagglo allo Stato. Cho cosa contrappone la Sicilia alla sc.praffazione nordica? - Un eterno blatterare di Nord o di Sud, una eterna denunzia della trascuranza govornativa 1 0 1 per azione pratica, la forma naslana doll'lrruzlono inorga– nica nelle pubbliche amministrazioni, al grido lealmente barbaro dl: o voi,o noi. Si resta lna,coltati o'tosto vinti. Se mal, solo alcuni predoni riescono accontentati 1 con che si fan credere dlresl gli lntcreesi generali dell'Isola. La sostituzione delle forme collettive alle particolari, nella eoluzlone dei problemi che urgono, farà uscire la Sicilia dal suo stato d'inferiorità. La scuola elementare e la viabilità, Impossibili a sviluppare con I mezzi spesso mano.hevoll degli Enti locali, vogliono essere risolute con I mezzi dello Stato unitario. Il suffragio universale llvelln lo diversità. che l'analrftbetlsmo apporta nei vart Collegi politici d'Italia, ed Introna la corruzione gover– nativa, assai pili disonellta dovo Polottornto ò scarso. Con eguali criteri, nel servizi marittimi tra i porti della nazione stessa, la Sicilia, non potendo facilmente contrastare al capitalismo nordico nò sempre insorgere con I tumulti dell'anno scorso I\ Palermo, deve invocare Il servizio di Stftto. S. C,HUIAltF.RI SCORTI. Al vrossimo numero: li 11roblcnrn forrovinrio: il coefflcicmtc ili eserc·izio, di UN A l'l'l,IC.\TO, e U se– guito (let Problemtt dcll'cmigr1u·,iom•, del doti. PETER Auo1-:N. lAUUOlA RUKAl( ( I !UD ORDIHAMfnIO Ili. La scuola attuale non serve ai contadini• La scuola. non si trova in tutto le frazioni, ma nello mngi:riori soltanto, e sposso noi solo capoluogo ciel Comune; perciò molti fanciulli, delle altre fra– zioni o delle case sparse per la cnmpag1H\ 1 non possono frequentarla 0 1 per recan•isi, debbono rare fino a due chilometri o pil1 1 nell'andata. e nel ritorno. E un'altra causa, che impedisce di frequentarla anche agli stessi figliuoli dei contndini che abitano nelle frazioni dO\'C la scuola ha sedei è la quasi uni– formità del 1>eriododelle lezioni e dell'orario per tutti i luoghi. N ei Comuni rurnli, In cui popolazione è formata.in maggioranza cbt fnmiglie di co11tadi11i,la scuola. clo vrebhe tenersi apert!l nei mesi in cui meno intensi sono i lavori agricoli, e in molt.i luoghi farsi soltanto o la mattina presto o Il\ sera. g invece, qunsi dn per tutto, essi\ comincia verso il 15 ottobre e prosegue invariabilmente fin verso il 15 agosto e sempre con questo orario: due ore di lezione la mat• tlna, di solito dalle 9 alle 11; - intervallo cli due, tre o c1uattro ore, a seconda delle sta_!?ioni 1 durante il <1unle la scuoh1 resta chiusi\; - due altre ore di lezione nel pomeriggio. J~ si capisce. Un tempo la scuola elementare seniva soltanto ai fanciulli che prosegui\'auo gli studì 1 a quelli cioè delle clnssi agiate e della. medino ))iccoln horghcsh1. Ciò specialmente nei centri minori, nei quuli la legge sull'olJIJlig-o dell 1 istruzione, sa.Ivo poche eccezioni, restò completamente lettera morta. Anche dopo quella legge, li\ scuola J>Cri conti:tdini fu anco1·11o per molto tempo, un lusso, cui si poten\ rinunciare senza dan110 1 e si conservò perciò tale quale 1>rima 1 ordinata cioè in modo da servire quasi esclusivamontc ai bisogni doi fanciulli avviati alle scuoio secondarie e ai comodi delle loro famiglie. A poco a poco J>Cròi contadini, per effetto soprat– tutto dell'emigrazione, hanno cominciato n sentirn l'utilitò, il bisogno anzi, dol1 1 istr11zione i ma la scuola non si è accorta di questo e 11011 h1tmodificato il suo andamento nemmeno in quei punti per i quali bastarn il volere delle autorità locali. I contadini, purtro1>po 1 non hanno alcuna parte nell 1 1\mmi11istraziono dei <.:omuni, e coloro che comnn– dano continuano a teucre apertit lil scuola quando per loro è più conveniente, e per non essere ohbli– g-ati R. una maggiore son·eglinnza de' fi_!?liuoli. e 1>er tenerli a. casa il meno possihile, stahilhicono l'orario delle lezioni come loro ra pili comodo: cosi non ci va,rno che i bamhini dc' shmori e drgli a1·tigiani i e i contadini o si contentano di tirnr su i fig"\iuoli igno– mnti, o li mandano, pagando, dil qualche maestro o maestra privati, i <1unli, il piì1 dolio volte, non sono elle do' poveri artigiani chr Sl\11110 1111 po' leg~ere (' scrh'ere, e per conse~ucmm 11011possono insc~narc che poco o male. F. CO!!IÌahhrnmo l'i:struzione ele– mentare 1?rntuita ... a ro\·escio. Oli csem1li si potrebbero cititre a migliaia. Baste– rnnno nlcuni. Andni, una volta 1 maestro della scuola unica di un Comunello clell'Ahl'Llzzo di H;OS ahitanti, cl~i quali 1110 \'iVC\'nno nelle case coloniche ~JHll'Meper la campRA"na. La !IC(l!aresca - <la 30 a 40 alunni - era formata quasi totalmente cli cont11di11clli. \''era!lo solt1.111to tre o quflttro figliuoli di artigiani o hottegui e un hambino del me<lico condotto. ~cg-li anni precedenti, con on1rio RCmprc eguale dal 15 ottobre al 15 a~osto - cloò quattro ore gior– unliere cli lezione alle ire clnssi riunite, due la nrnt• tinn e due il pomerig-~io - lit scuoln verso la fine di aprile era sempre stata abbnnclonata dai contacli– nelli, e il maestro agli estimi non a,·eva mai avuto presenti che pochissimi alunni, mentre sempre più frequentata era diventatn la scuoh, pri\'ata a paga– mento tenuta da un fule~namo ex-frnte. Quell'anno - avendo ottenuto dall'Ispettore e dal Sinclnco completa liberti\ di regoline l'orario nel modo che credevo migliore clnl prilH'ipio dì ma,!!"gio, ill\'ecc cli continuare con le due lczio11i giornaliere alle tre classi riunite, feci così: dalle 6 alle 9. lezione alla I a classe; dalle 9 allo 12, lezione alla 2 11 e :l". Nessun 11lu11110 abbandonò la scuola e a,!?li esami, all:L metà rii agosto, li ebbi tutti presenti. Bastò, per ottenere tale risultato, che. invece dì due volte il giorno, li fncessi venire a scuoln una volta soltanto. Alcuni anni dopo, ero maestro nella provincia cli Campohnsso, in un Comune rurnle di 2JOO abitanti, dei quali soli 200 s1rnrsi nelle cnse coloniche. La scolaresca, neanche qui molto numerosa, ern formata invece dai figlioli degli nrti~iani e hottegai ciel J)flCSO e da pochi contudincll\. I~che n'era di tutti gli nitri? Lo si sapn\ quando avrò detto che, anche qui, per ottenere che quei pochi contadinelli venis– sero 11scuoio fino alla chiusura, chiesi al Sindaco, d'accordo con gli altri colleghi, di camhiare l'orario dai primi <Il mtlg~io in poi, facendo lezione soltanto la mnulnn, dalle 6 alle 10 1 ,, ilwece che due ,,oJte 111~iorno. I contadiuclli, che avc\'ano cominciato a fare delle assenze, tornnrono assidui ; ma J)Oi non si videro piÌI, <1unndo,dopo circa quindici j?iorni, fummo obbli_g-ati a. riprendere l'orario di prima. Il contrordine ci fu dnto pcrchò ad alcuni hottegtti faceva pili co• modo for levare i bamhini doJlO lo sci e to,zlierseli cli torno anche nel pomeri~ixio; e i loro desideri non potevano non essere prontamente esauditi. L'ammi– nistrazione nl potere aveva. nelle ole.doni, ,·into il partito 1\\'vcrsario per pochis:simi voti 1 quei bottegni erano elettori e i contadini no, e trn questi e quelli li1scelti\ non poteva esser~ dubbiR: la scuola dovcnl

RkJQdWJsaXNoZXIy