Critica Sociale - XX - n. 6-7 - 16 mar.-1 apr. 1910

CRITICA SOCIALE costretto a so_gglungere che il dazio murato deve limitarsi a poche voci di consumo piiL aristocratico. Ed allora quale gettito credo egli si possa con– seguire? li provento non potrà essere che i1Tisorio ed insufficiente, mentre si dovrà pure - ad evitare le facili frodi - incontrnre una forte spesa di sor– veglianza, sproporzionata all'entrata, e che salirìl ben oltre - dato lo scarso reddito - alle solite percentuali del 15 o del 16 per cento. Verissimo che i partiti democratici -- per adesso e chissà por quanto tempo - non possono rinun– ciarn a tutt.i i proventi del dazio. Ciò però non li costringe a farsi sostenitori di una forma cli appli– cazione sommamente iniqua, dispendiosa e ripu– gnante, come quella delle barriere. Il sistema del Comune aperto - quando sia ap– plicato nei limiti e sulle voci più sopra indicate, - mentre viene a pesare quasi totalmente sulle classi agiate, offre cespiti rilevanti e crescenti in ragione del miglioramento delle condizioni economiche della popolazione, reso anche più rapido dalla libertà delle industrie e dei commerci; importa inoltre una spesa assai inferiore a quella che è richiesta dalle barriere o dalla cinta simbolica. A Cremona, per citare un fatto concreto, la spesa, che era., con le barriere, del 16 per cento, è discesa. nel 1909 al 6 per cento dell'introito. Concludendo, la difesa del principio del dazio mu– rato non può essere suggerita che dall'interesse delle classi ricche che ne sentono tutto il vantaggio, mentre allontanano il pericolo dei tributi diretti, come accade appunto ovunque dominano i partiti conservatori: oppure è dovuta a preconcetti ed aprio– rismi teorici, come è il caso di certi pseudo-liberali, i quali - pur di far gue!'ra ad avYersari politici - rinunciano, forse senza av\'edersene, alla serietà ed alla serenità polemica: o può essere anche effetto di errati giudizi dovuti ad una falsa applicazione del principio del dazio aperto, come evidentemente è avvenuto a Bergamo. Trascinato su quest'ultima, si spiega anche la il– lusione che ha indotto l'ing. Gavazzi a voler fare accettare alla democrazia i recenti progetti mini– steriali, mediante certe modificazioni. Egli trova in quei progetti un ottimo principio fondamentale: la rinuncia dello Stato ai dazì localì e Pavocazione a se stesso delle imposte personali. Lamenta soltanto che non contengano elementi riparatori, permanenti, degli squilibri che ne conseguono, poichè si limitano ad assicurare un pareggio aritmetico degli attuali bilanci dei Comuni. Che cosa significa, quan'to vale quell'ottimo prin– cipio fondamentale, così e come è cucinato nei pro– getti Sonnino? La rinuncia dello Stato ai dazi locali non solo non può produrre alcuna diminuzione - che sarebbe lo– gica - del tributo sui consumi, dappoichò i Comuni, pei loro indeclinabili bisogni 1 saranno costretti a con– servarli; ma dovranno ancora - per effetto dei sa– pienti provvedimenti seminati a larga mano nel pro– getto - ricorrere ben presto ad inasprire ognor più il gettito dei dazi, allontanando così indefinitamente la possibilità dell'abolizione delle barriere. L'avocazione, poi, delle imposte personali allo Stato, ed il conseguente compenso fisso ed inalterabile ai Comuni, toglierà a questi una sicura fonte di svi– luppo delle entrate, e sarà ottima salvaguardia del– l'interesse delle classi ricche, specie nei grandi centri, dove ne avranno subito un sollievo, perchè le tariffe progressive locali sono più alte di quelle progettate dal Governo. In avvenire, poi, ben difficilmente quelle tariffe potranno essere aumentate, sia per la mag– giore estensione data al tributo, sia per le forze po– litiche più direttamente chiamate alla difesa. Sta bene che lodevole sia il principio fondamentale del progetto Sonnino, ma hisogn:i non dimenticllrc che le modificazioni, che amici democratici vorrebbero introdurvi, non saranno cert1uner1te accettate, e sa– rebbe grave pericolo, per un platonico amore al prin– cipio, venire a transazioni, sempre focili io COtiilfatta materia. e per le quali il principio i,te!ò!SO vNrcbbe graverneute compromesso per un lun~o a,,,·cnire Condivido quindi pienamente !"augurio della Crifirn che anche questi progetti non g-iungano in porto 1 1 ), come è av\ 1 enuto di tutti quelli che li hanno preceduti, e, disgraziatamente, come è avvcuuto di quello del- 1'011. Wollcmhorg, attorno al quale dovrehboro unirsi tutti i partiti democratici per preparargli nel pne~e il torrnno adatto a un non lontano trionfo. KrTO!tE Qu1~DA~I. (11 l. 111rt1colo, come ognuno l111cndc, era scritto prlmn (1<'1111 ('rl~I ministeriale. (Sola de/In CmTJCA). POLlTlCA SCOLASTICA Ildovere presente d lla federazione degli Insegnanti medi 'l're anni or sono, sotto questo titolo di Politica scola– stica, io diJJcutovo in questo colonne a proposito d'un rimpro,,ero mosso da Leonida Bissolati alla Federazione degli insegnanti, da lui accusata d'occuparsi, in qualche Congresso, unicamente di stipcudi o di carriere, quasi che non ci fosse, oltre e sopra il problema degli inse– gnanti1 il problema della scuola. Oggi Leonida Bissolati non potrebbe certo piì1 ripetere il suo rimprovero d'allora alla Federazione; ma il ricordo di esso apparo opportuno di fronte ad alcuno manifesta– zioni, isolate e con scarso seguito per ora, ma che ap– punto vanno combattute in sul nascere. Ho sott'occhi una circolare, diramata agli insegnanti d'Italia dalla Seziono di Bologna, che esprime uno stato d'animo inquieto e malcontento e una tendenza praticn. la quale, mentre ha la pretesa d'essere la pii1 erlirace tutela e rivendicazione di legittimi interessi, ne risulta lo. peggiore nemica. La' Federazione degli insegnanti, spinta dai suoi mi– gliori, che ne avevano promossa l'organizzazione e gui– data la battaglia quando i timidi e gli incerti si ritrae - vano sbigottiti o protestanti di fronte alla neres3il:l lii affermarne apertamente e sinceramente l'indole e la finalità democratica, ha sEintito chiaro In questi ultimi anni il vincolo che lega il suo dovere alla miglior tutela degli interessi di classe. Conctuistate duo leggi, economica e giuridica, che, pur lungi dal rappresentare quanto gli insegnanti giustamente reclamavano 1 costituivano per altro un primo passo innanzi, essa si ora. trovata <li fronte a una certa ostilità dell'opinione pubOlica, cui il Governo s'appoggiava per la. sua resistenza. Aveva affermato da prima che la questiono della scuola doveva essere anche la questione clegl'insegnanti; quando poi continuava a battagliare per gli interessi cli questi, si sentiva dire dagli uomini politlci, del Governo e della Opposizione,dai giornali e dal pubblico: 11 .Ma 1 e la scuola? 11 Quali risultati ne ottiene la nazione? Sono i vanta,!lgi 11 adeguati alla. spesa attualo e agli aumenti reclamati ? 11 Prima di profondere nuovi dona:-iper il vantaggio degli 11 Insegnanti, vogliamo vedere so la scuola di Stato ri- 11 sponde alle necessità ed esigenze della società o della 11 vita contemporanea? 11 Domande che avevano pure la loro causa o la loro finalità politica. Vivono o fioriscono in Italia lo scuole conressionali, che, per mirare alla conquista dello co- *

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