Critica Sociale - XX - n. 6-7 - 16 mar.-1 apr. 1910

88 CRITICASOCIALE compreso il canone governntivo. Ma, pcl bilancio del 190:1, occorrcrn un ulteriore :,rcttito cli .entrate di L. Cl mila 1 omio provvedere alle accresc1ute spese ùt'Jina!'ic. Però, ri:sparrniandosi, con l'itbolizione (!elle hal'l'ierc 1 L. i5 mila nelle spese di l'iscossione e L. 89 miht pcl minor canone ~overn,tt.ivo; tenuto pur conto delle cessate spese di sicurezza puhhlica, in circa 2G.000, il fabbisogno si ridusse u. L. 858.000. A I quale fu previsto di poter far fronte come segue: Dazio sul vino, ~ull'nlcool, sul liqt:ori L. 250.000 sulle carni ,, 190.000 sul gas o sulln energia elettrica. ,, 52.000 sui materiali da. costruzione 11 Iì.000 11 sui foraggi ,, 3:).000 11 sulle altre \'0ci clella tariffll governativa ,, 27.000 L. 57 J.000 Aumentando poi la sovrimpof'.lta da centesimi 50 a JC'O . 11 102.000 l'imposta di famiglia da 60 a 140 mila 80.000 l'im11osta esercizi da ao a 97 mila 47.000 la tassa di peso pubblico da 7 a 28 mila 21.000 prelevando dai profitti dell'offlcina elettrica comunale . 20.000 dai proventi del Cimitero . 15.000 e calcolando infine ritrarre dal nuovo servizio delle affissioni un utile di 2.000 L. 85S.000 E le previsioni non fallirono alla prorn. Anzi nel 190!:Iil dazio produsse un'entrata di L. 609.000, su– periore di L. 38.000 a quella prevista; e le tre im• poste dirette, di famiglia, sugli esercizi, sulla pro• prietà, per cui si erano calcolate in complesso L. 43~.000, diedero L. 453.000. :Ma fermiamoci Alle previsioni. li dazio da L. !:187mila fu ridotto a L. 571.000; cioè da L. 27 a L. 15 per abitante. Le impo8tc dirette furono aumentate dil L. 210 mila a L. •l~~fl 000, da. L. G n L. 12 per abitante. Mentre, pertanto: lo sgravio sui consumi fu I.li .I,. 12 per abitante, l'ag– :!ravio sulle imposte dirette fu di L. 6 j diminuzione e traslazione di tributi sono quiudi due fatti evidenti cd innegabili. Lo sgrnYio sui consumi è do,•uto alla abolizione di ogni •lazio sulle merci di prima nece8sità, quali latte, caffè. frui.ta , pesce, formaggio, legna, c,trbone, lìammiferi, candcle 1 caria, amido, sapone, ccc., ecc., nonchè sopra il pollame, la birra, le gasose, confet– ture, profumerie, ecc., ecc. • rl dazio sulla minuta vendita delle altre merci soggette a dazio governativo (riso, burro, olio, zuc– chero) non si potè .ibolir-0 per imposizione della Giunta provinciale, ma fu però ridotto da L. 60.000 <l L. 27.000, nè sarehbe impossibile sopprimerlo to· talmente. Limitato il dazio alle carni, al gas, all'energia elettrica, ai forag-gi) ai materioli eia costruzione, io mi domando se sia serio sostenere che questo tri– huto - come viene riscosso nei Comuni aperti - è esclusivamente sopportato dai piccoli consu111atori 1 mentre se ne liberano i ricchi facendo gli acquisti all'ingrosso! Come è mai possibile fare acquh,ti all'ingrosso di carni, di g-as, di energia elettrica,? Ma, poi, se an9he lo fosse, come - dato lo speciale metodo della ri– scossione - potrebbero i ricchi sottrarsi al paga– mento del dazio? I~ il dazio sui foraggi e sui materiali non colpisce fori:le quasi totalmente le classi agiate? Resta, è vern, il dazio sul minuto consumo del vino, cho aHieue nei pubblici spacci. Ma è forse canone democratico incoraggiarne l'aumento col Ji. herarlo da ogni dazio? D'altronde, i caffè, i restau,– ranfs, i bar,. gli alberghi, dove si vendono vino, alcool, liquori n.l minuto, sono forse frequentati sol– tanto dal povero, costretto agli acquisti al minuto? 111veritù, mi parn proprio che si tratti d'una frase {alta, e d 1 u11 luogo comw1e, quando si vuol sostenere ad ogni costo che, in regime di dazio aperto, tutti i dazi sono pagati dai poveri e solo da essi; ed è stmno ed inconcepibile come alcuni democratici si facciano sostenitori di tale affermazione. A Cremona i partiti conservatori da tre anni ri– petono appunto la stessa frase. Dicono che la riforma fu fatta a danno dei poveri; che le merci liherate dal dazio non sono calate di prezzo (come se il ge– nernle rincaro delle merci fosse da attribuirsi a Cremona, che ha abolite le barriere!); ma dicono anche - e spendono migliaia di lire in ricorsi per ottenerlo - che bisogna cancellare dal bilancio del Comune tutte le spese facoltative, per poter ridurre la sovrimposta nel limite legale; dicono che urge sollecitare dal Go,•erno Ja possibilità di ripristinare il dazio rnura,to, senza del quale non si sentono il coraggio di ri11ve1·e il potere, ed intanto organizz,100 una sodetà di proprietarì por la comune difesa contro le violenze e le rapine della amministrazione de– mocratica. 'l'utto questo, ben inteso, per spirito di altruismo, per la tutela degli interessi delle classi disagiate! Veda adunque l'in~. Gavazzi che a Cremona, dove si è fatta una effetti\'a traslazione di tributi dai consumi alla ricchezza, e uni'\. reale economia nelle spese pubbliche, sarebbe assurdo affermare che l'a– bolizione delle barriere non è che una frase fatta, degna di essere sepolta nel cimitero elci luoghi co– muni; che essa profitta a chi meno dovrehbe; che insomma essa è tutto ciò che di meno democrntico si possa imaginare e di pili esiziale per le finanze dei Comuni. , ro non dirò che, con siffatte affermazioni 1 l"inge– gnero 01lvazzi si sia fatto coscientemente l'alfiere tl'una politica finanziitria classicamente conservatrice, come quelhi che si augura. il ripristino delle bar– riere daziarie, da lui pure invocate; ma è certo che egli. tratto in i11ixanno dai fatti di Bergamo, ha vo– luto troppo affrnttabunente concludere e formulare un giudizio intorno ad un principio di finanza locale che posa su sahle basi democratiche e che, anche pochi giorni or sono, ru apert,unente riaffermato 11cll 1 Avanfi! dell'S marzo: principio che a Bergamo fu completamente tradito nella sua applicazione e negali effetti. [o non lancio nessun fulmine contro le eresie del O.wazzi j lo prego però di fare una raccolta di tutte le lodi, gli appia.usi, gli incoraggiamenti che indub– biamente gli vermnno dal campo dei conservatori, i quali sanno ben distinguere sempre, da vicino e <hl lùntano, ciò che più o meno convenga al loro interesse. A Cremona, a rimpiangere le barriere non sono restati che i pill rigidi e severi conservatori. La massa dei cittadini che lavora. e produce - anche quella che era indifferente o scettica - incomincia ad avvedersi che l'abolizione delle barriere e la conseguente trnslazione dei tributi, ha portato un miglioramer,.to nelle sue condizioni economiche ge– nerali, e non soltanto il beneficio - pure non di– sprezzabile - del libero transito e dello sviluppo edilizio. L'ing.Oavazzi afferma che con le barriere si sopprime una patente iniquità (cioè quella voluta dai conser– vatori cli Bergamo); si ottiene un riayvicinamento alla giustizia distributiva, e si fa omaggio ad un principio democratico. Ma, per potere raggiungere questi scopi, egli è

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