Critica Sociale - XX - n. 6-7 - 16 mar.-1 apr. 1910

CRITICA SOCIALE Si sono condannati anche in mozzo all'arcadica serenità delle campagne, per farci dubitare su la bontà e la ca– stigatezza del loro costumi, che eolo l'emigrazione avrebhe avuto la colpa di menomare. Se poi tra l mali dell'emigrazione si vuol mettere il malcontento più vivo, la maggioro Irrequietezza, il pili forte desiderio del meglio e magari l'arroganza e il di– sprezzo che si sono destati e si vanno manifestando da parto dol lavoratori meridionali verso le classi superiori, noi affermiamo rrancamente, recisamente, che è di questo nuovo spirito di fronda alitante oggi dal :Mezzogiorno, che più si devono rallegrare gli onesti di tutti i par– titi. Notava or non è molto l'At.·antil, sotto il titolo u Una lieta constatazione 1 , e a proposito di due elezioni noll'ltalla meridionale, come " l'e,•oluzlone politica del Mezzogiorno si compia lentamente, perchò è ostacolata lift coloro ohe avrebbero ti dovere di favorirla 1 ma sicu– ramente, perohò nulla può resistere all'avanzarsi delle nuove consuetudini politiche. Una volta nella Camera Italiana erano i deputati socialisti - In gran parte di altre regioni d 1 Jtalia - che protestavano contro le in– gerenze del Governo nel Collegi meridionali, fra i ru– mori della enorme falange degli Interessati. Oggi l,!'li accusatori vengono dal Mezzogiorno e non sono di parte nostra. Vuol dire che qualche cosa si rimescola nella paglia, dove finora il Governo covò lo uova della sua maggioranza, disposta a tutto, purchè le rossero con– sentite la violenza o l'Impunità , 1 • ( 1 ) Abbiamo dunque ragione di dire o di ripetere che l'emigrazione è, e sarà sempre più, un beneficio per il paese intero, se non nitro perchè è l'untca forza che saprà debellare nel Mezzogiorno quella J>erniciosa classe di piccoli borghesi corrotti e corruttori che inrestano o paralizzano la vita politica Italiana. (Co11ti,uw). PF.TF.RAUOEN'. (') Arrmtll del e dicembre 1909. INDIFESA DEL COMUNE AP RTO Nello scritto apparso sull'ultimo fascicolo della Orilica, intorno agli effetti che, dalla progettata ri• forma tributaria, deriveranno ai Comuni aperti, viene sollevata una. questione assai interessante circa l'in• dirizzo finanziario di questi Comuni. L'ing. Oal'azzi, autore di quello scritto, condanna in via assoluta il sist.ema del dazio a Comune aperto, come esiziale alla finanza puhblica e dannoso ai piccoli consumatori; poichè egli ò convinto che tali sieno le conseguenze inevitabili do! sistema. E la con\'inzione egli crede di avvalorare con l'esperienza fatta nella sua Bergamo. Ma l'opera compiuta in talo campo dai clerico– conservatori di quella città, or sono dieci anni, non doveva indurre un democratico a dare l'ostracismo al 1>rincipio che anebbe potuto ispirarla e che invece era stato tanto maltrattato ed in modo abbastanza evidente. ht che cosa consista quella cosidetta riforma tri– hutaria è presto detto. Dagli Atti' pubblicati dal Municipio di Bergamo, e più specialmente dalla Relaziono 15 maggio 1900 della Giunta municipale, si desuma che, a sostituire il provento del dazio - murato per la città ed aperto pei sobborghi - che era di nette L. 593 mila, com• preso il canone governativo - si calcolò e si deliberò di riscuotere, dopo Pabolizione delle barriere. queste altre entrate: Dazio in abbonamento su tutte le merci già 1>rlmatassate. . . L. 450.000 Nuovo dazio sul gas e sulla energia elettrica ,, 20.000 Dazio sui foraggi . ,, 1 G.000 Totale dazio L. 480.000 Aumonto dolPimposta sugli oserclzi ,1a r.,.n5 a r.. 42 mila 7.000 Aumento dell'Imposta sul valore locativo da r... 18 a L. 55 mila. 37.QOO In totale r.,.530.000 Ln. differenza. di L. 63.000 sarebbe stata esube– rnntemente fronteggiata dalla economia nelle spese di riscossione. Parrehhe pertanto che il carico del tributo sui consumi fosse stato ridotto eia L. 5!)'.lmiln a L. 486 mila, cioò cli r,. 107 mila; ma, se ò vero ed inneg-abilo che l'entrata del Comune diminuì cli de tta somma, l'equivalente sgravio non potova torna.re a sollievo dei compra.tori delle merci al mi nuto, p er una ra– gione molto evidente. l~::1sendosiconservata pressochC intatta la tariffa daziaria preesistente - sia nelle voci, sia nella mi• sura - ne derivò che la perdita del Comune si con,•ertì in vantaggio degli esercenti, soUo forma di abhuono, dovuto ad essi concedere nella stipulazione del contratto d'ahbonamcnto. L'unico sg-ravio fatto nella tariffa fu quello di cent.esimi 20 sulle farine, sul pane e sulle paste, i I cui dazio fu ridotto da L. :J 1 ::?0a IJ. 3; ma, forse porchò troppo democratico, si ebbe 1>rovvidil curo di correg-gerlo, ap1>lica11doIl dazio sulle carni equine che prima ne erano esenti, tassando cioè un prodotto che non è certo preferito dai ricchi. Conservata adunque la vecchia tariffa su tutte le trentotto voci già prima rnssate - bevande, carni. commestibili d'ogni altra SJ>ecie - quale sgravio effettivo era mai possihile conseguire a pro dei consumatori al minuto? gd ecco perchè quella at– tuata a Bergamo non fu una riforma tributaria, nè tanto meno ispirata dfL intenti democ,;ratici; fu un semplice mutamento del metodo di riscossione delln imposta sui consumi, integmlmente consel'vata. Nò si può d'altronde ammettere che il meschino aumento di L. 37 mila dell'imposta. sul valor locativo rappresenti, nel complesso del bihrneio di Bergamo, l'affermazione d'un principio di riforma trihutaria democratica. Cosl stando i fatti: era inevitabile la conseguenza che l'unico beneficio del mutamento do,•esse tornare n tutto f1wore dei ricchi, di coloro che dei prodotti tassati possono provvedersi all'ingrosso. Ma, se l'esperienza di Bergamo prova luminosu– mente essere 0 -ravissimo orrore tassare le merci di prima necessit\ col sistenrn del Comune aperto, non prova affatto che questo sistema dcbha avere le stesse conseguenze quando queste merci siano in,·ece liberate dal tributo. Ciò che è avvenuto a Bergamo è bensì molto istruttivo, ma precisamente 1>cr arrivare a concili· sioni diametralmente opposte a quelle dell'iuge– g-nere Oavazzi. Ben diversamente dai clerico-conserrntori di Ber– gamo, hanno operato, ad esempio, i partiti democra• tioi a Cremona, saliti al pùtero sullo scorcio del 190U 1 appunto col programma dell'abolizione delle barl'iere daziarie. lja rifornrn, studiata e discussa nel 1907, fu attuatft il 1° luglio 1908. Ed ecco come, nella SutL maggiore sintesi, ,•enne tradotta nel hilancio preventirn del 1909. Il provento daziario comples~ivo medio del ses• sennio 1902-1907 era stato di lorde L 987 mila,

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