Critica Sociale - XX - n. 6-7 - 16 mar.-1 apr. 1910

Olt11'1CA SOCL \J.lè IID resta capo <li ponte guardante l'altro capo in Sicilia, por la europeizzazione J)nciflca di moltn parte dell'Africa con l'elemento italiano. 'funisi in mano ai Francesi non fa rlsorgore Cartagine contro Roma, anzi dà pili sicuri mozzi allo espandersi ,li una prepondoro.nto colonia lta• liana, che pili e meglio fornisce il la,·oro di colonizza– zione. Perciò non crediamo pili necessario un intervento armato per assicurare all'Italia la sua funzione di tramite di civiltà. tra due continenti. .Anche la politica interna in Jtalia. ò duj)lice: setten– trionale e meridionale, come provano le duo formo di intervento elettorale del Governo nel Nord o nel Sud, porchò l'analfabetismo, assai maggioro nel 11czzogiorno, a Causa della povertà di prorlu1.ione agricola 1 dà an ristretto oleUorato piì1 facilmente corruttibi\o ed intimi– dabile. Lo stesso Oruppo J►nrlameutaro socialista, com– posto quasi per intero di deputati settentrionnli, non essendo stato combattuto nei rispottl\'Ì Collegi ,Jal Go– verno coJJ gli stessi barbari mez1.i che quc9to prcferi– bilmento usa JJei Collegi meridioJJali, non può dare al Sud tutta la solidarietà cho dovrebbe contro Il Governo corruttore. Perciò, anche noi socialismo, che oltrepassa i couftnì nazionali, abbiamo per PJtalia il Nord o il Sud: il primo piì1 ricco di energie, cho riescono a farsi rispettoro, il secondo assai meno consistente o temibile, quan,to non è degenerato prima di nascere. ìl:la solo Il socialismo, proseguendo l'opera garibaldina, può dare unità elettorale in Italia, mercè la lotta cl::. esso impe– gnata a favore del suffragio universnle, con cui ngli analfabeti ma intelligenti meridionali ai d.\ lo stesllo diritto di voto che i settentrionali possono quasi tutti conquistare nelle scuole. Nella commemorazione cinquantennaria della apct1i– zione elci Mille, ricordiamo che l'unità na1.ionl\lC,iniziata sui campi cli Calntafiml, della Conca d'Oro, di Milazzo e del Volturno, non sarà compiuta, flnchò un grandissimo numero d'ltalianiJ privo ciel voto, non abbia diritto di cittaclinanza nell'Italia unificata col sangue di tant.l mar• tiri, e non poi;;sausare 1 senza insorgere con le armi, del solo strumento 1 che la civiltà consento, per il consegui– mento dello riforme politiche necessarie alla redenzione proletaria. $}'.BASTIANO C.1.M~rA1n:1n Scurrr1. lAUllOlA RURm f Il ~UD ORDIHnMfHTO [. L'errore è nell'uniformità. Fatta l'Italia, uno de' primi pensieri de'governanti fu quello d'uniformare, come s'era. fatto per gli altri servizii pubblici, nuche l1ordinamcnto scoli,stico; e non si tenne conto, come pur si sarobho dovuto 1 delle differenze di sviluppo, di civiltà, di bisogni delle diverse parti della penisola; non si pensò che le leggi possono regolare gli usi e i costumi dei po– poli, non ma.i crearli. Nello altro nazioni civili, por diffondere sempre pilt la colturn o l"educazione nel popolo, special– mente ne' centri rurali, non si sono soltanto ob– bligati con una legge i fanciulli a frequentare la scuola; ma, con istituzioni adatte, essi sono stati mossi in condizione di poter adempiern questo do– vere e soddisfare così il bisogno che tutti sentiamo cli diventare migliori, pur continuando nello stesso tempo ad attendere alle piccole. faccende a cui sono adibiti dai genitori. Così ìn alcuni luoghi sono sol'te lo scuole ambulnnti 1 in altri le serali o mattutine e quelle in cui l'insegnamento è dato 1111 giorno a una classe o un i:tiorno ad un'altra..; insomma, da per tutto si ò cercato di avYicin:ll'O la scuola al popolo, adattnndoh agli usi de' luoghi e a' bisogni della vita, o in tal modo il fine a cui si mirava è stato rng– giunto. Br:;aminando poi gli ordinamenti ~colastici di que– gli Stati in cui, come in lt,,liu, c'è obbligo le1tale di frequentare la scuola) osserviamo, prima di tutto, che esso di regola dura otto anni, sette, e, in qual– che luOA'Osoltanto, sei; in secondo luogo, che que– st'obbligo ò effettivo ed eflicnce, a,·e1Hlo ogui St:Lt.o disposto all'uopo i mezzi ncces1rnri; in ultimo, chc 1 pur di ottenere la. massima diffusione della coltura e del\"educa;done nel popolo, non si è badato alla unifonnit;~ dell'ordinamento, ma è stata lasciata in ciò moltn lihe1·tìt agli enti locali. Da noi invece si è YOluto un tipo unico di scuola. per le città e 1m' ,·illaggi, con l'obbligo a tutti di frnqucntarla: ma poi, siccome i me1.zi fissati non erano s111licicnti allo scopo, non volendo accrescerli in misuni adeguata, nù potendo per altro sovracca– ricare i Comuni di spese por hl pubh\ica istruzione, si è limitato l'obbligo alht terza classe, con quanta utilitìi og-1111110 può dire, e si son chiusi tutti e due gli occhi sulle infrazioni alla lcg-go, perchè, a fa.rhi rispettare anche com·è, sarebbe stato necessario por• tare h\ spesa a una cifra molto pili alta. Sicchò ò restato il tipo. non l'ohhligo, e la scuola nello cìttlt o no' Comuni maggiori lm prosperato, dando buoni frutti, o s'è venuta man mano completando con nltrn istituzioni, come educatorii, ricreal'orii 1 asili, dopo– scuola, refezione scolastica, ecc., rimanendo invece rachitica nella maggior parte de' piccoli paesi e in– Yisa allo popolazioni, che da. essa non ritraggono bcnefizii tali che compensino i sacrifizii a cui si vedono obbligate. E i risultati? - Rispondano le statistiche, parli il gran numero di coscritti aualfabeti o quasi, tra cui molti che han frequentato hi scoletta obbliga– toria, dimcntic,rnd0 poi il poco che avevano appreso. Questo io dicevo più di dicci anni fa, proponendo una rifonna della scuola rurale per renderla vera– mente rispondente ai suoi fini ('); questo ho ripe– tuto piÌI volte su per la stampa ocolastica o nei Congressi della classe; questo torno a dire ora. ri– presentando alla discussione le proposte di allora, più cho mai persuaso che, solo quando il nostro ordinamento scolastico sartt meno rigido 1 e perciò pili adat.tabile ai varii ambienti, si potrìL cflicace– meute combattere ranalfahetismo nel nostro paese. Stato della scuola popolare in Italia. llrevitù dell'obbligo scolasiico, dovuta principalmente alrinsuflicienza dei me1.zi finan:t.iari i -u11ifor111ilù. llegli Orllinameuti, tanto per i grandi quanto per i piccoli centri 1 colla conseguen1.a, in questi ultimi: della. as• soluh~ impossibilità, per molt.issimi fanciulli, di fre• quentare la scuola, sì per le distanze che per gli orarii incomodi; abb<mdo110 1 in cui son lasci:ìti dopo la. scuola i figli dei contadini. deµ-li artiµ-iani e degli operai, cho l'hanno frequentata fino alla terza clns~e: ecco le cause principali che hanno reso quasi in– fruttifero anche il poco che Stato o Comuni hanno fatto per l'istrn1.ione popohwe. Parleremo i11seguito dcll 1 (1hfJ(t11(lo110 post-scolastico; per om occupiamoci degli altri due fatti. Con la legg~ 8 luglio J 904 l'ohhligo, è vero, fu esteso eia tre a sei anni; mn. ò rimasto sulla cr,rlet, 11011 rispetbito 11ò dallo amministrn1.ioni comunali nè dai cittadini, e lo cose sono su per giù allo statu (') s. lUSTR.OI'AOLO: /I p,•obltm(I de//'t.stn,zio11t POP6/(11·e IN ltaw,. - ~mano, Cooperativa ectUrlee llbrRrlR, eorso 1•.uomana, ~'l.

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