Critica Sociale - XX - n. 6-7 - 16 mar.-1 apr. 1910

CRITICA SOCIALE 111 ciose lo più strane domande ..... " F'ermiamoci, perchè viene un pochino la voglia di ripeter qui una frase, che In un altro punto il Croce, con una gentilezza di lin– guaggio che è frequentissima negli idealisti, lancia contro il materialismo, il positivismo ed il naturalismo: " roba da ospedale, quando non ò roba da matti 11 ; mentre noi abbiamo verso la Scienza il dovere di non imitare questi " nuovi metodi di critica w Aggiungerò soltanto, corno complemento, che il Croco non parla mal dello Scien1.e naturali 1 senza chiamarle molto spiritosamente lo "cosìdette scienze naturali 11 ; il cbe porta come conseguenza necessaria che i Galilei, i Newton, i Darwin non sono altro che dei cosidetti scien• zio.ti, e di scienziati veri, all'Infuori di llenedotto Croce, non c'ò forse altri che Giambattista Vico, il quale aveva già dato il nome di w s•:ienza nuova n ad un argomento 1 che, prima di diventar scienza davvero, ci corro e ci correrà un bel pezzo. '!:'l:1/: l due caposaldi della nuova reazione, consistono nella lotta contro la teoria dell 1 evoluzione, e nella pretesa di "dare un maggior valore all'uomo n· La teoria doll'e– voluziono portava già, fin noi suo nome, il dovere di perfezionarsi continuamente; ciò cbo si arresta muore, ed anche la vitalità di una teoria consiste nel sapor rinnovarsi. Era quindi naturale che i singoli procedi– menti dell'evoluzione, intravveduti dai suoi scopritori, dovessero essere scientificamente esamiaati 1 modificati 1 completati, in parte anche respinti e sostituiti con ve– dute nuove e piì1 ampie. Questo nou indica l'abbandono della teoria, bensl ch 1 ossa è in grado di affrontare le prove più dilllci\i j ma i reazionari del pensiero, giuo– cando su parole e su coso che di solito conoscono ben poco, proclamano a'1dlrittura il fallimento della teoria dell'evoluzione: nè pili nò meno come so glì scienziati avessero già adottato l'unica alternativa che rimarrebbe loro in tal caso, cioè la dottrina miracolosa, comoda ed indiscutibile della creazione. Per dichiarare la " fino del darwinismo ,,, possono ancora servire, per un pub– blico poco colto, gli argomenti più vieti i si può, por esempio, proclamare che il darwinismo ha dovuto ce– dere davanti ad un'obbiezione decisiva come questa: che non esistono due solo specie organiche, le quali siano legate fra !oro da una serio <li rorme di passag1io. Ciò senza pensare neanche un momento che, se esistessero due specie in tali condizioni, i biologi ne avrebbero sempre fatto una sola, poichò il confine di ogni spocle 1 por quanto vasta, si segna sempre dove si constata un distacco, una disconitnuità nel caratteri più importanti. Non appena il sistema copernicano cominciò a trion– fare contro i sistemi antichi, gli astronoml 1 che presero a studiarlo più attentamente, videro subito che biso– gnava correggerlo (precursore, anche in questo, Oiordano Bruno); e Keplero dimostrò che le orbite dei pianeti non erano circoli perfetti, ma ellissi. Poi ,·onne Newton, e dimostrò che 1.100era.no neanche ellissi perfetto, ma curve più complicate. Bruno per il primo pensò anche che il sole non doveva esser proprio nel centro dell'u– niverso, ma una stolla come le altre; poi altri provarono che il sole non ern neanche fermo, come crede,·a Co– pernico, ma dotato di parecchi movimenti. È mni venuto in mento per questo ad alcuno di proclamare il fal– limento della dottrina copernicana? Cessa forse, per questo, il libro di Copernico, di rappresentare la rivo– luzione più grande, e di maggior portnta, che eia regi– strata nella storia dell'umanità? Non altrimenti, la teoria che rlcongiuoge l'uomo colla nat1.1ra, e stabilisce un legame tra le diverso specie organiche, completata poi mediante il calorimetro da un legame uon meno im– portante tra i fenomeni fisiologici e gli altri fenomeni· naturali, è sempre la teoria iniziata da Darwin e da Lamarck, anche se In scienza piÌI recente ha sentito il bisogno di portarvi dei cambiamonti, senza però cessar mai di utilizzare il solo filo cli guida, di cui possa gio– varsi la spiegazione sciontiflca. L'altra pretesn, cioè quella di dare un maggior ,·aloro oll'uomo, quando è serie, ò anch'essa una continuazione dell'illusione antropocentrica, e dimentica che l'uomo s'innnlza davvero quando, dopo e~ser:1i posto al livello della rfatura, la penetra tutta e la conquista colle sue leggi. La ri\·oluzione, incominciata da Copernico, non è ancora terminata dopo tre socoli e mezzo 1 tanto era arduo per !'nomo il rinunziare al suo privilegio. Se nel campo fisico non ò piì1 possibile, nemmeno por i preti, di sostenoro che la 'l'erra è il centro immobile dell' L'niverso, nel campo delle parole resta. sempre aperta, per qualche tempo ancora (o cioè fino a quandÒ gli uomini non avranno la pretesa ostinata che ogni frase dica sempre qualche cosa di concreto), la possibi– lità di collocare nel centro dell'UniYerso, inv6ce della Terra, il pensiero dell'uomo. Anche qui il distaccare In psiche dell'uomo dalla ~atnra, il rnroe un nostro pri– vilegio nell'Uni,,erso 1 il creare cli sana pianta uno spi– rito dosato già di tutto clò che gli occorre, equi,•aio a tagliarsi In strada sotto i piedi,:, rinunciare perfino alla possibilità di 'una 1:1plegazioneidi quella spiegazione che In Scienza cerca faticosamente, pur sa.pendo quanto ò irto il cammino, e vedo tutta,•ia in fondo ai suoi sforzi : come vedono I chimici, in un campo molta diverso, la sintesi prossima dello sostanze albuminoidii sebbeno non sia aocora raggiunta. Ma si tra.tta proprio d'innalzar l'uomo di fronte alla Natura? Chi ben legge gli scritti degli idealisti, vedr:ì che, in fondo, essi cercano invece d'innalzar se stessi di fronte agli uomini i poicbò 1 secondo essi, s'innalzano sopra gli altri e sono degui di stima soltanto coloro 1 clie masturbano il pensiero, cercando nei titillamenti della sola psiche quella. fecoudità, che natura concede sol– tanto ai vividi amplessi del pensiero umano coll'Uni– verso che lo ricinge. Quando llenedetto Croce è riuscito a far credore ch'egli crede di aver tutto 11Uuivorso nel suo cervello, egli può benissimo iiedersl, ieraticamente, nella sua poltrona, ed illudersi che il mondo ò ormai diviso in due parti, d'importanza molto diseguale: l'una è quella. piccola. scatola di pochi centimetri cubi, dentro alla quale si agita il cervello del filosofo, cioò l'essenza di tutto il mondoj l'altra parte non è che l'immenso uni– "erso, nel quale non c'è nulla che abbia valore per se stesso, se non riceve, come da un raro, la luco che esco da quella camera per irradiarlo. Dl qui quoll'nrin presuntuosa, e quello stile senten– ziatore1 che banno di solito le parole degli idea.listi. Quanti professori di filosofia si sono sentiti solle,•ati nel loro còmpito dall'apparire dello nuove idee! Quanti let– terntl disoccupati banno sentito ch'era venuto il toro momento, o che potevano ormai scendere in campo come novelli ;(seminatori d'idee ., ! fn fondo, <lietro lo scene della vita pubblica, i partiti consona tori facevano buon viso a questo nuovo movimento: ossi intuh•ano che, se il positi\•ismo sarebbe stato molto pericoloso, qualora rosse riuscito a diffondersi nelle masse, l'idea– lismo in,·ece, a.oche presentandosi in vesto eia demagogo, avrebbe finito J>resto col diventare un nmico, Perfino insinuavano (sempre por il beoo degli (altri cbe il po-

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