Critica Sociale - XX - n. 6-7 - 16 mar.-1 apr. 1910

02 CRITICA SOCIALE di assistenza, lo abbiamo applicato dal 1907. Noi abbiamo giil statuito che " og11i fra11cese, privo di risorse, incnpace di l)rovvedere col suo lavoro alle necessità della vita e che abbia raggiunto l'etn di 70 anni, o sia colpito da infermità o 11rnlattia incu– rabile, riceva di dfri.fto l'assistenza stabilita dalla legge "" Noi abbiamo speso cinquantun milioni nel primo anno, settanta nel secondo e ci avviamo a spenderne cento. Si è voluto uscire dall'clssisteu:.m, ma vi si è ri– masti, e non si riuscirà n trarsene fuori finchè non si saranno proporzionati gli assegni annui ai bi– sogni elementari della esistenza e finchè non si sarà sottratta la pensione alle limitazioni della condotta privatn, lasciandola solo in rapporto colla funzione economica del lavoratore. In questo caso - tolte le discriminanti e trasformato il soccorso in vera pen– sione - il fabbisogno salirebbe a cifre iperboliche. E qui entriamo in un altro punto debole del re– gime delle pensioni gratuite. Abbiamo già notato tre fatti, nell'esposizione dei risultati del sistema: 1° l'elevatezza della spesa, glo– balmente, di fronte al bilancio dello Stato, e di fronte al singolo contrihuente; 2° la tendenza della legislazione, sospinta dall'opinione pubblica ad ele– vare il su-ssidio dei beneficati; 3° la diffusione, tra ceti sempre più numerosi, della pensione stessa. In hlghilterra, sJamo ai duecento milioni annui, con pensioni tenui e col limite di 70 anni. Solo - e sarebbe doveroso - includendo i vecchi di oltre 65 anni, si accrescerebbe l'onere del 50 %- In Italia, fatta la proporzione degli abitanti, ma tenuto conto del nostro più diffuso paùperismo, non si cadrebhe lontani da un'analoga previsione. Basta esporre la cifra per comprendere che si urterebbe contro una fortezza inespugnabile. l\Ja si osserva: dato il concetto dell'assicurazione obbligatoria, oramai da tutti accettato, nella sua forma pura, o in una forma velata per gli animi ancora timidi, non varierebbe e non potrebbe ,•ariare il sacrificio del paese, sia pure sotto un aspetto meno ripulsivo di quello delle imposte. Se, per le pensioni di vecchiaia, occorrono - per ipotesi - trecento milioni annui, è, in sostamm., indifferente che -essi provengano, per un terzo, dagli operai, dagli im– prenditori e dallo Stato, o da quest'ultimo per mezzo di nuove imposizioni, che - alla loro volta - rica– drebbero, per altra via, sovra gli imprenditori e gli operai. L'osservazione potrebbe calzare, se non vi fosse una sostanziale differenza nei due fatti e se si po– tesse astrarre dalla .psicologia umana. Con ogni altro sistema di pensioni - e lo vedremo pili tardi - sia colla assicurazione obbligatoria, sia colla previdenza sussidiata, sia col sistema della ca– pitalizzazione pura., sia con quello della ripartizione, sia coi sistemi eclettici, la pensione si forma coll'ac– cumulo di modesti contributi annui, accresciuti degli interessi composti e da altre varie circostanze. Di– modochè la spesa complessiva presente sarebbe re– lativamente modesta, inferiore di assai a quella oc– corrente per le pensioni g-ratuite. Lo sforzo della nazione non sarebbe, nell'un caa,o e nell'altro, di trecento milioni, ma di cento o di c·entocinquanta. Il che è ben diverso. Certo, le pensioni gratuite hanno la grande supe– riorità di poter chiamare al loro banchetto, imme– diatamente, Hutti;coloro che sono giunti ad una de– terminata età, e fu questa grande e benefica essenza che loro diede forza per trascinare l'opinione pub– blica inglese. 111a - non bisogna scordarlo - l'[n– ghilterra aveva tali riserve economiche, ha ancora oggi cosi modesta pressione tributaria, in proporzione della nostra, che tutte le audacie potevano esserle consentite. In ltalia. 1 anche concesso che si trovino le forze politiche necessarie per attuare un sì vasto disegno, si dovrebbe spingere a tale altezza la pres– sione tributaria, che ne resterebbe, ancora una volta, ferita la nostra attività economica, che stenta a uscire dalle forme tradizionali. Ma, a parte ciò, ò possibile astrarre da quelle energie morali, che sono il sostrato di ogni conquista, e di cui ogni paese ha bisogno ))Cl'progredire? Al sistema delle pensioni gratuite fu rim1>roverato - e su questo tasto si batte con predilezione - di essere lo spegnitoio del senso della responsabilità personale e della prev·idenza che ne consegne. Certo, si è molto gonfiato il possibile pericolo. Il 1'ravt, in Danimarca, ha constatato - e no dà la prova - che le Casse private degli operai per la vecchiaia si vanno inaridendo. E deve e.:1screcerta– mente così, quando la legge provvede, essa stessa, alla pensione, e quando il sacrificio dell 1 indi\'iduo non va a suo vantaggio 1 ma in gran parte a van• tnggio degli enti pubblici che debhono fornire la pensione. In Tnghilterra si teme - lo Chauce e in– finiti altri lo affermano - che la legge del 1908 porti una. diminuzione degli lstil-uti liberi, padronali, operai, filantropici per le pensioni, ed è anche am– missibile che ciò av\'enga, perchè la pensione creata dall 1 indi\'iduo colle sue uniche forze, non integrata dallo Stato, non può che riuscire misera. cosa e può legittimamente svogliare gli operai: se hanno una garanzia diversa da parte dello Stato. Ma, daJl'ammettere ciò, all'inferirne che il senti– mento della previdenza resti leso, ci col're. Liberato da questo campo particolare, esso potrà ri\•olgersi ad altri non meno fecondi di bene. E, del resto, quello che confermava, al Congresso di Roma del 1DOS, il Cockburn, delegato dell'Australia. Egli, dopo aver detto che " è affatto differente creare un'istituzione sovra un terreno libero e costrurre su basi già esi– stenti ,,, eoncludeva. che però " l'esperienza della Nuova Galles del Sud e della Colonia Vittoria pro– vano che il pericolo cli scoraggiare il risparmio con una pensione senza contributi non ò fondato ,, ('). Ma, ammessa questa conclusione •- e l'ammettiamo senz'altro - non è ancora provato che, sotto l'aspetto delle energ-ie morali, sia indifferente scegliere o l'una o l'altra via. Vi sono, nel campo delle assicurazioni sociali, forme che, pur provvedendo a determinati beni eco– nomici, si accompagnano a virtù educatrici. Vi sono sistemi, che portano con sè stimolo continuo, diu– turno, a chi vi accede, Ora, in un momento storico, in cui al proletariato non manca l'imponenza del numero, ma fanno difetto il sentimento vigile della responsabilità, le virtit di una non fratesca, ma ra– g-ionevole disciplina, le capacità amministrative, far getto di tutto quanto 1>uò concorrere alla educazione delle energie fattive migliori ci pare un errore. Sa– rebbe rinunciare a un vantaggio veramente gm– tuito. Di front.e a queste larghe ragioni di dissenso, per. dono importanza le minori, che contro il regime delle pensioni pubbliche furono addotte o potrebbero ad– dursi. A chi afferma che i figli non compiranno più il dover loro verso i padri, potremmo opporre che questi non saranno di peso ad alcuno e conserve– ranno intatta, fino alle ultime ore, la loro dignità. A chi teme che la beneficenza abbandonerà il campo della vecchiaia indigente, si può rispondere che il dolore umano è sì grande, che la pietà avrà avanti a sè sempre regioni da esplorare e sofferenze da lenire. [ punti fleboli delle pensioni gratuite - lo ripe– tiamo concludendo - sono altrove. Esse cercano Ji- (', Acto d11 Vili co11g1·ès J11/t1·1rnH011a1 dt;J A.ulfra11ces socia/es, vol. lii; J)ll.g. ~!I0-4.81.

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