Critica Sociale - Anno XIX - n. 21 - 1 novembre 1909

CRITICA SOCIALE 329 cilmente ottenere per gli aderenti riduzioni speciali nelle tariffe del gas, dell'elettricità 1 dell'acqua. La. tutela indiretta degli inquilini potrebbe anzi– tutto esercita.rsi per la conosceuza e l'ordinamento del mercato delle abitazioni. Le rilevazioni descrit• tive e statistiche fatte daJJe Leghe sulla condizione delle abitazioni e sull'andamento del mercato possono riuscire efficaci istrumenti di lotta contro la classe dei locatori e cli propulsione per la politica delle ahitazioni, sebbene l'origine loro dia ad esse un ca– rattere non obbiettivo per la naturale tendenza a una rappresentazione peggiore della realtà. Le Leghe saldamente costituite possono, più fa– cilmente che gli enti pubblici, esercitare un largo servizio di indicazione e mediazione per gli alloggi sfitti: se la Lega è vasta e gli associati denunciano rigorosamente i traslochi, I1ufficio di mediazione può riuscire un effìcaci~simo strumento per la conoscenza, del mercato deJle abitazioni 1 conoscenza che - estesa ancho alla nozione del saggio della pigione delle singol0 abitazioni anteriore alla vacanza - costi• tuisce uno strumento prezioso per evitare prevarica~ zioni a danno degli inquilini ( 1 ). Le associazioni di inquilini potrebbero, infine, esercitare una efficace azione indiretta di protezione della classe, prornuornndo una opportuna politica delle abitazioni. Questa funzione dovrebbe esercitarsi mediante pubblicazioni di propaganda, studi e inda• gioi sulla questiono generale e locale delle ahita– i,ioui, mediante indagini e rilevazioni varie e pres– sioni sulle autorità e sugli organiAmi cui spetta l'eser– cizio della politica delle abitazioni: sugli enti pubblici per promuovere la costituzione di demani fondial'1 1 la diretta costruzione cli case, la concessione di mezzi e facilitazioni agli altri organismi costruttori, la po– litica tributaria favore,•ole alla attività edilizia, le facilitazioni delle comunicazioni; sugli istituti autQ• nomi, le Cooperative, i privati, per promuovere co– struzioni, ampliamenti, riedificazioni, rista uri. Pet· rendere più fa.c:ile l'azione dei minori fra questi or– ganismi, potrebbe essere pure còmpito delle associa– zioni di inquilini la fornitura di informazioni legali, amministratiYe e tecniche per la organizzazione e la gestione delle piccole Cooperative, ed anche la preparazione di schemi e progetti di costruzioni eco– nomiche: in questa maniera le associazioni di in– quilini eliminerebbero in gran parte i lamentati in– convenienti del moltiplicarsi di piccoli organismi cooperativi, avidi di autonomia, che disperdono le loro energie per incapacità e inesperienza. Le associazioni di inquilini 1 con Questa loro mol– teplice azione esercitata in nome della classe inte• rnssata, contribuirebbero opportunamente al coordi– namento 1.lella politica delle abitazioni entro un'or– bita ben più Jargà di quella assegnata dal legisla– tore ai " Comitati locali per le Case popolari ,, ; una }.,ederaziono nazionale di Leghe di inquilini - eventualmente con la adesione di Municipi, Istituti autonomi, Enti morali, Cooperative 1 Associazioni pro~ fessionali private - potrebbe proporsi legittimamente questa alta funzione di studio, direzione e promo– zione della politica delle abitazioni, che eser.citano in Inghilterra la National Flousi.ng Association, in Germania il Deulsclte~ Verein fiir fVolmnngsreform e in Austria la Ze11tralstelle f'tl,r Wohnungsreform. RICCARDO BACHI. (I) Il servizio di mediazione escrcltuto du vaste Logho di Inquilini può rorse rtusolro più largo e s1curo di quello esercitato da enti ]lllbbllcl: nelle odlOl'lle COIH11ZIO!ll la denul\Oltl. agli urnel p11bbllol di mccllazlonc ò quasi soltanto fatta dal 1iroprletarl di alloggl Jlegglort, cosl che I dati statistici raccolti da quegli Uffll'I mostrano 111genere una slt1110:10110 del mercato miglioro delln re111e (dal punto di vista degli Inquilini) (1unnto n\ prezzi o peggioro quanto al ra11porto f1•a dom,'11da e otrertn. LE ispEzioni sullavoro in Italia Ei problEmi ChE ESSE mBttono i luce § 4-. - J,o ,tonne. La scarsezza di mano d'opera maschile, e sopra.tutto la convenienza di pagare salari bassi, fanno sì che l'im– piego di mano d'opera femminile sia largamente diffuso. Alcuui dati raccolti noi Circolo di Milano permettono intanto di stabilire con approssimazione che le industrie tessili, con grande impiego di mano d'opera femminile, danno i salari più bassi: - in una scala di salari annui, il minimo ò rappresentato dalle industrie tessili in L. 362, il massimo dalla costruzione dei veicoli con L. 998; - o che la grande industria è quella che corrisponde salari pili elevati - neHo officino meccaniche e fonderie, cho occupano fino a 5 operai 1 il salario medio annuo di un operaio è di L. 522; in quelle che ne occupano oltre MO, è di L. 985. Seguendo la solita norma di tenor bassa. la. cifra del capitale circolante, con un discutibile vantaggio nel ren– dimento del lavoro, gli industriali preferiscono in gene– rale occupare le donne anzicbè gli uomini. Nei Circoli di Mila.no e di Brescia le proponioni sono cosl indicate: u I. Negli opifici e nei laboratori industria.li le fem– mine sono occupate in proporzione maggiore dei maschi. Ciò perchè le industrie più sviluppate nella Lombardia e nel Yenet'o sono le tessili. " Il. Nelle città capoluoghi di provincia, ratta eecoziono per quelle con grande sviluppo di industrie tessili 1 i ma– schi sono occupati negli opifici in proporziono maggiore delle femmine. ' 1 HL Le fanciulle, relativamente al numero disponibile, sono occupato in proporzione maggiore delle minorenni; e le minorenni in proporzione maggioro delle adulte. u IV. Nelle città e nelle località. a scarso sviluppo in– dustriale, la relazione precedente sussiste sempre, ma in misura minore. ,, (Pag. 60). Ma è poi davvero una buona politica questa dei bassi salarì, perseguita coll'impiegare donne e fanciulli e col cambiare la maestranza non appena, qualificatasi alcun poco, domanda un aumento dì salario, per sostituirla con altra non qualificata.? Sembra si possa stabilire con molta probabilità che le donne rimangono occupate nell'industria un breve pe– riodo, dai 12 ai 20 anni, e che quelle che vi si tratten– gono uu più lutigo periodo sono la minoranza. Deriva da. questo frequente abbandono della prore1.• sione pochi anni dopo aver acquietata una certa abilità, che alcune industrie si trovano permanentemente in pe– riodo di avviamento, cioè di scarsa produzione. " In generale - scrive l'ispettore Locatelli - è dir– fusa l'opinione che in Italia molte industrie possano pro– sperare meglio che all'estero per il basso prezzo della mano d'opera; ma spesso è un ba!IBOprezzo relativo; non trattasi di vero operaie la cui abilità. tecnica si possa paragonare con quella delle loro colleghe d'altro nazioni, ma di contadine ohe per alcuni anni si adattano alla vita degli opifici per sollevare, coi loro modesti guada– gni, le condizioni economiche delle rispettive Famiglie. "Solo la riconosciuta evegliatezza o facile adattabilità delle popolazioni italiano permette il prosperare di al– cune industrie, malgrado le deficienze notate. " Jfra l'operaio, dirò così, profes~lonista e l'operaio contarlino od emigrante esistono differenze impqrtanti.

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