Critica Sociale - Anno XIX - n. 21 - 1 novembre 1909

32( CRITICA SOCIALE di Guglielmo F'errero, richiamato all'i11clagi11e dell1t, sociologia,;certo cilcivmw due 11wgn-i"ffri esempi, mct non dice1xmo il pilÌ e il meglio: lloveli(t110 aggiungere che ,~·gti ebln efficacia sul fon1wrsi delle coscienze di umi generazione. Se anche uon fosse stato socialista 1 a uoi veuivcuw le sue dottrine. per quello che conte 11eva110 di moder1uime11te mna110. f'er questo et buon diritto il Partito 8ocialista salutò, riconosr·ente e ad– dolorato, lei sua bare,. Per questo a11Cora le l)ilÌ elevate clcissisociali lo ebbero sempre poco caro: dappri.ma furono gU scherni. poi l'int; da ultimo una compunta.degnazione per il nome illustre... all'estero. " Voglia-credere al mio dolore ,, telegrafa alla fallliglia, il 1·e d 1 Italia: dubita, cioè, che si possa dubitarne. Jla, già, eh-i pensa, è un rihelle; il desUuo di Prometeo è comune a tutti quelli che dùnno al mondo un'ideeinuova: Jìer esseinna scin– tilla cli luce inesfiuguihile viene a b1'illare fra, noi; noi venerieimo,ma i cieli arcigni o fotgoreggicmoo hrontolcmo mal contenti. Non è da me il dire quanto delle sue dottrine resi– sterà.alla ,·iprova,alla critica, al capriccio degli studi,, Giù oggi si sono prese altl'e vie; non pm·e che la più sottile delle indagini fisiche possa sorprendere JJUre un palpito clelle1, v-iteivsichica; nè io voglio fare U lamento sopra il nostro povero vensiero,già dive11lalo ignora11zei, e con molta ,<.:.u(ficienu1, tJilipesoe (lisprez– zato dai più nuovi. Da fmoni positivisti. riconosciamo d-i pensieri, risparmiando l'i,mbctrazzoelei convenevoli o li, noia dPlle 11redichedall'alto. " .Cos}mi vrese e così mi {e' entrare » nel cerchio del propr-io inferes• samento; quasi (Urei uella sua mnicizilt. /!,' vi eulretrc1, qucil1mque non fosse uè sciocconè vm1esio:evitati questi due scogli del suo i11esorabile acuto giudizio 1 si po– teva coutm·e sulla più -iudulgentebenevolenzfi. /!.'eco perchè tante anime giovani, tante menti elette egli aveva stretto ci sè, qui e fuori ll' Italici. Con esse viveva in una superio1·e atmosfera, che venetrava e avvolgeva,subito che s'entrava nella sua caset; col che non vorrei eUpingere ltn 11ensatoredi 1nctniera,col capo fi·ei le 11.uv1Jle, come immaginò l'ironia aristofa– nesca; quando ere1, così caratteristico in lui V interesse pei· la realileì,delta vita. Voglio-intendereche di quesfr1, reaWù egli indagave1, e coglieva il significato più 111·0- fondo, leisintesi conclnsivet; insomme1, l'elemento ideale superio1·e. Jfa del resto egU era semplice, cordiale e i11yeuuo; muletiOied'umore a. secondadelle vivaci impi·essioni del momento~·ora depresso sino alla dis}Jerazione, che i suoi cari gli volgevanoin isclterzo; ora eccitato ad mili frescei festosità, quale vibra nei cuori infantili. E delt 1 infet11ziet aveva anche certe inetlitudi11i pra– tiche, certe storditezze aclorabi.li ,per le quali ricono– scev(i g{iiame11ted'essere 1·idotfo il pupillo iella su(i famiglia. 1lfiraùile conlraslo Con la maturitù dell' i1t– gegno: la freschezza dell',a-urorae il fervore dell:auo dte le leggi sono umane,ed è stolto v1·ete,ulere in esse 11uwiggio. ww iufallibilitù e u11c1, immulabilUù, che uma11enon sono. Si tratta di cogliere certe relazioni tra i fatti; ww teorica è bella 1 quando sa scorgere tale relazione tra falli lontani e all'eippare11za clissociati; ecl è vera, fin che si acconùt con le nost1·ecognizioni dei fatti stessi. Se ore, si vede di più e più lungi, ben sia : soltanto dispiace l'eterno 1·imwvarsi deWapologodel gigante, che si è p1·esoin ispalla il nanetto, e poi si sente dire: " Comesei basso tu! »· .·. .lfa a uoi, che lo conoscemmodi personei,arri.cledi lui un'im,magi,nemeno austera, che non del pensat01·e e dello scienziato: ma · tanto più cara e buona. Vi è un liln·o delizioso, che Cf' lo dipinge, quale egli era uella famiglia, di cui - fortunato anche in quesfo -– si allietò; devota, sollecita, conconle ùi ogni cosa con lui. La moglie, maternamente soave,lo conduce trci le viccole necessità della vita comefrctla folla della città, dove /1,'gli trovava tante cose da osse1·varee ela inten– de1·e; le figlie si fanno sue collabo1'atricie in certo senso il figlio conti.nual'opera sua di l'icercatore;gli mnici a.ffolla110 la sua casa, fornendogli nei discorsi quell'alimento ideale, che era solo il suo e pel quale era nato -- come di sè diceva il Alitchia,velli. La JJ1'imavolta che entrai trepidante presso di lui ( Comelo ricordo veuin>ii incontro sorridente dal suo studio, avvolto in wm gran veste da cameni!) mi sa• lutl, e mi chiese se11~'alt1·0: " Voi, che siete letterato, ditemi se c'è nn lihro sopra il Manzoni giovane. » Che io fossi o no letterato) ore1, non imp01·taprovare: ma quel che voglio dire è che in tal mod<J eglivonevli subito gli ospiti ci loro agio, in 1mconforme ·indirizzo )fa da alquanto tempo i familiari e yli cunici-ve– devano culdenscirsi wui nehbi(1, lli tristezza sul suo spirito sereno. Abituati alle oscillazioni del suo umorrJ, . non dubitavano di fargH superm·e anche questa crisi, ch'essi creelevanod'origine psichica. Jnvece,voi lo sa– pete, il fe1'ro scrutatore ha r·ivelatouna gnivissima alterazione anatomica; ed era prop1·io l'ombra clella morte, che moveva dal corpo iufermo e scendeva lenta snl suo spirito. Egli ne sentiva vicino il freddo muto e inoperoso; e piangeva la prop,·ia fine imminente. .Morire!esseretolti alla ylo1'ia,agli atf'elti, alla vita; perdere l'umcuia gioia del partecipare coscientiall'in– finito palpito dell'universo inconscio; ecco la sublime vaura della mo'rle; l'incol1solabUedolore del distacco! Chi è lontmw alle cose, o le vede con occhio opaco e distratto; può bene etvere l'i1ld-i'fferenzadella partita; come una persona attempata e solita1'ia,che si toglie dalla festa senza 1·im11iemto, quando non sia con desi– derio. Jfa quant'è il gentile dolore delle fanciulle e eleigiovr..ni,i1lebbriali di danze e d-i desideri, nel la– scim·~ le sale fervi'1e e t-mninoseI Cesare Lombroso, nella immutata freschezzci del– l'animo, e1·averamente innamorato della ·vita: sfinge men ritrosa con chi più,.e1,udacemente fissa in lei lo sguardo acuto. Ed,Egli la sorprese, inseguendoletassi– duo, nelle mille sue forme: la follia e l'a1·te; la st6ria e 'il diritto; la politica e l'antropologia; il giornale rJ la·p1'eisto1"ia;la linguistica e lo spiritismo; l'uomo e il libro; la realitù e l'idealità. Poi, dedotti i mille rivoli nt-ll'alvo llella sua dottrina, questa irruppe, come 'fiunumu pri.meiverile,fuor dal solito greto elella

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