Critica Sociale - Anno XIX - n. 21 - 1 novembre 1909

CRITICA SOCIALE 323 complesso delle entrate e delle spose del bilancio dello Rtnto, fra le quali soltanto si do\'rà ottenere il pnreggio. . . . A questo punto si affacciano quattro domande: È opportuno l'intervento statale nella soluzionQ del problema della scuola? 1~:sutlì.cicntc un 1tumento di 20 o :li) milioni per avviare il problema n soluzione? E possibile rispettare una parte della pode:;tà. dei Comuni sulla scuola? Quale nrntagglo finn111.inrio deriverebbe ai Comuni dalla riforma? AIla prima domanda è assai agevolo ris1>ondere. 1 Comuni dove è più ur~ente ùarc incremento alla scuola. 1>Crchè ivi è altissimo il quoziente dcll'aual• fobeUsmo, sono, in ~onere, i Comuni rurali delle regioni più povere d'Itcllia. Ora, chiodt•ro nlle forze finanziarie di questi Comuni di clcbcllaro 11i111alfabe– tismo, ò opera vturn. Qui occorro l'opem into~rf\tricc dello Stnto, il qu ale, del 1 ·esto, - ò 01101:,to confes– sarlo - hn i:tià : !omincia.to a sentire questo suo do• ,·ere, intencnendo, mediant e la leg-,io per il ~lezzo– giorno, n svilu1>pare hl scuola popolare. )la si tratta lii un int1>rvento ancora troppo modesto. Si è affer– mato un princi1>io, ma non si sono dati i mezzi per attuarlo. Questi mezzi si possono trovare provvedendo su– bito allo St.ato una ma~gior entrata di 20 o di 25 mi– lioni da dedicare alla scuoltt olementnre. Prendendo i dclti del 1899, nvi crediamo che, qualorn si spen– dcsiwro non 80 milioni all'anno - come spendevano allora i Comuni - ma qualche cosa. pii1 di 100 mi– lioni, il prohlema della scuola potrcbho Vl'niro risolto. lnfatti, con 107 milioni all'anno, si avrebbe oggi per l'istruzione elementare un quoziente per nbitunte di I,. 3 1 2r,, quoziente abbastanza alto, o ltSsai pi'ossimo a quello del Piemonte. I•:, <1uando si consideri che c1ucsto quoziente era, nel 1899. di L. 1,36 per la Cali\hrin, di L. 1,no per la Basilicata, di I,. 1,59 per gli Abruzzi. di L. l 1 62 per la Sardegna, di L. l185 per la Hicilin. di L t 1 99 per la rl'oscnnn, si può con sicurezza asserire che, portare l'istrmdono elementare italianrt nl livello del Piemonte, livello che, nel 1899, ora - all'infuori dolln. Liguria e di lloma, dove la prevalenza dei centri urhani turba il significato dei quozienti - il piì1 alto d'ltalia 1 è il masi,imo sforzo che si pOs!-ln fare oggi, tenuto anche conto che le scuole non si improvvisano e che i maestri non si creano con rapidità vertiginosa. Certo - e con ciò ris1>ondiamo alla nostra terza interrogazione - i 1 >ropug -natori dell'autonomia co– munnlc si sentiranno tutn.ti eia questo intervento sta• talo nell'istruzione ele m entq;e. ( clericnll, nd esempio, che temono di perdere il loro dominio sulla scuola, saranno i più contr~ri alla sua. avocuzionc allo Stato. Ma l'opposi:donc di questi estremi fllutol'i dell'auto– nomia dei Comuni ~i potrebbe assai temperare, <1ua• lora si adottassero formo cli in~erenzn mista, me– diante le quali Stato e Comuni fossero chiamati a inten•enire nel rPggimonto della scuola elementare, così come intervcrrebhero. in 1►arti pre1:1sochò eguali, nel sop1>ortnrue gli oneri finanziari. Restano da misurare i vantaggi finanziari che de– riverebbero ai Comuni da questa riforma. Un esame suporfìciitlc ci porterebbe n. concludoro che, poicbè il dttro o l'avere è comhinato in modo da ristabilire il piil perfetto equilihrio 1 nessun vantaggio dovesse dorivnro alle finanze locali. 1\(R. quan do iln'eco si consiclol'i che le due imposte pcrsonn.li aholito sono - spechllmcnte nei Comuni r urali - a st11tipoco su• sccttibili di incremento, mentre 1 al contrario, lo spese J)er l'istruzione pubblica si accrescono con rapidità impre1-11-1ionanti (il <1uozicnte per abitante, che era noi Hi75 L. t,-rn, è sulito a L. 2 Hl nel Hl9U, non si pub non concludere che la nostra rirorma si risolve nel consolilhuncnto di una spe~a che da se sola co– stit.uiva unn permanente minaccia al pareggio dei hilunci comunali Che se poi ai pensa oi:isere quest.i hilnnci, nei Comuni rurnli, alimentati in prevalenza (lnlle sovrim1>0ste !Slli terreni, si dove nlformarc che il proposto interrnnto dello Stato nollu spesa della scuoi!, elementare costituisce un ri1)[lrO all'eceessiva tussnziono della terra, In quale, in molto regioni del Mezzogiorno, non può affatto sop1>ortnro da sola il peso gravissimo della lotta contro l'analfabetismo. * .. Siamo pervenuti così a delineare, con suflicientc prl"cisiono, il primo atto della nostra riforma tri– hutarill, compiuto il quale f!arà poi facile 1>rocedero ad ultri alli pilt delicati, come la rifornm dei nostri trihuti diretti e la se1)nrazione doll!t finanza locale dal Aistcma tributario dello Stato. HifornHl - giova ripeterlo - che non si propone cli estorcere, con nuovi lormenti fiscali. nuove e grnndi l'isorsc per il bihrncio 1 mn soltanto di assidere la nostra finauza soprn <'OHgl"gni 1>ii1 equi e più moderni, in modo da perequare il carico delle varie rC'A"ioni italiane e dello ,·tuie categorie di ricchezza, e in modo, sopra– tutto, da creare una correlazione intima fra gettito tributario e ricchezza. nazionale, così da accompa– gnaro lo svilu1>1>0 di questa con l'incremento cli quello. Perchò, se è vero - e il fatto, pin.ccia o dispiaccia 1 non si pu,ò revocare in dubbio - che ad una mag– giore intensità. di vita economica corrisponda uoa maggior soma di doveri e di interventi di Stato, bisogna che lo Stato trovi, nel congegno perfetto dei suoi strumenti tributari, il mezzo di accompagnare t 1 uostn .Js1>ansionc ocouomica del paese con provvi– dem~o sociali sempre costose. Un sistema tributario, cho rifletta la marcia ascendente del reddito. e non sin, come il nostro attuale, quasi immohilc nella sfera della tassazione diretta e solo es1>ansivo sul t.crreno infido dei dazi 1>rotettori. diventa, in ore come queste, una neceo;:siti't impreseindihilc (\"\NOt-1 BOXOlll. CESftRE LOMBROSO Co11se11t1te che dica d, L1'i, J)(lrlwu/o di noi: 1101 amiamo negli 11011w1i quanto di e,is, è ln noi; più li anmw·i<wlO q,umto pilÌ di sè ci hmrno dato. E noi (i11le11do la genemzione nè ili recclli nè cli giovani clw tiene orn. il colmo della t•ita) siamo stati tutti uu poro .~u•Ji <lisrepoli. Si era dal'vinumi. BJ)enceriani~ marxJsli e lombrosiani nelle dottnue, come in arie ranl11cr1twi e Mg11enrmi; yiacchè tutti questi nomi siynifirarano ,·eazkme contro ,t precedente romantic,. smo, co111,•l'11zio11alc, senli111eu!ale o acra<ifmico; signifi– ru11wwima uuom fioritura, " umanistica n• cioè 1wu1,m,, reale, vos,tiva. Uuudacia del tentattro d1 ridu,.,-e i f(lt/i stotiri in csJJresRioni matem<,ticlle 110,i fu minore del ntJJPresenfore l'essmia dl'l 1xwroso delitto o della mdiosc1, grnia{lfa come una duplire fotma patologica: ,n eutrambe le teoriche poi si avcalorm>t,, e accresceva q11f'l semw della imporl<tnzci fo11damentalf' tlelt'uomo, oryw1hwto sensibile e operoso, che iuformfJ del suo ;mrtirolare rm·c,Uere tl socialismo. Q,umlio i giornali, '[)(!r nlernre l'iu/lw~so clell'opern dt Ci q(fi't' f,omhro.~o, ,·,rordamno lr, yior-cmile bai<lw1ia d1 1'.:11r11"0 /•'erri, da lui lancialo per le feromle mwte coutnule riel di,-ifto; o il gaglta,·do e sdeg,io.~o pensie,-o

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