Critica Sociale - Anno XIX - n. 16 - 16 agosto 1909

CRITICA SOCIALE 243 L'OHQ DEISO&IALISTI SPA6HUOLI La guerra e Ja •rivoluzione». Coloro, che si aspettavano rll salutare nella "rivolu– zione 11 spagnuola l'ostetrica di una nuova Spagna, libe– rata flnlilmente dal pesi pili schiaccianti di tutte le vecchiaie del suo passato, si sono a quest'ora disin– gannati. La u rivoluzione,, catalana ò stata già ridotta al si– lenzio dai cannoni o dallo baionette: e i suoi più eroici asst1rlori sono al cimitero o nel Monfjulch di scellerata memoria. Onore ai combattenti o ai martiri: il cui sforzo e il cui sangue generoso feconderanno nell'avve– nire le rivincite fatali. Ma si poteva sperare veramente in una vittoria della rivolta popolare e proletaria? E non ò gravo di inse– gnamenti anche questa '' Comuno ~ dl Barcellona? • Le causo occns!onalì della lusurrezione avrebbero do– vuto da sole far divampare l'incenclio in tutta la Spagna, se il paese rosse 11tato preparato a un qualsiasi moto collettivo rli prote!lta e di liberazione, e se avesse già un grado di educazione polltlca più che rudimentale. Ma ciò non è: neesuno lo ignora. Ondo ìl movimento non poteva non essere locale e parziale. Assai più dei nove decimi della vecchia Spag11a non ha avuto uno scuotimento sensibile 1 un atto di solidarietà con la Ca– talogna ribelle. li Ooverno e le classi dirigenti hanno quindi trovato agevolmente buon gìuoco: aiutati dagli stessi prPgiudizi regionalisti e separati~ti o anti-separa– tisti, pili torli in Spagna che altrove. La borghesia li– berale, dal canto suo, sembru. essere stata di una viltà estrema I repnbblirani medesimi si sarebbero fatti pic– cini piccini, a quanto appare dalle prime notizie sin– cere che cominciano a rar capolino dal di sopra dei Pirenei 1 e non avrebbero nemmeno gridato e dimostrato la loro solidarietà cou quegli strenui operai che anda– vano proclamando qua o là la repubblica. Eppure, se c'era un momento nel quale occorresse alla democrazia di difforonzlnrsi dalla sciagurata poli– tica reazionaria e rulnosa dei Maura e dei gesuiti, al– l'estero come all'interno, quello era veramente; e di possedere la forza ca.paco di padroneggiare e di inal– veare il movimento dl ribellione delle classi popolari. Iuveco la u rivc,luzlono Il proletaria ha d)emblée volati– li1.zato la democrazia. I lavoratori se lo ricorderanno, amaramente amma~stratl, dalla tragica prova, che non J)Oijsonoriporre fiducia so non in so stessi. E' l'antica esperienza che si rinnovolla. Dunque era commesso ai soli lavoratori l'officio di salvare la Spagna da uuove sventure o da disastri di uomini e di denaro, e di ritrarla dalla via terribile sulla quale da quattro secoli non ha incontrato che spine? Chi non si sia dato la pena di informarsi, anche su– perficialmente, intorno ai possedimenti spagnuoli del Marocco, potrà forse credere che essi siano costituiti di colonie fioronti 1 estese, utilizzato o utilizzabili su vasta scala dalla madre-patria, o cho portante, qualche sacri– ficio fosse per riuscire non del tutto vano. li guaio è che la verità ò tutt'altro. Chi scrive ebbe occasione di visi taro la Colouià eritren, alcuni anni or sono, e cli ri– portarne la impressione cbo, dopo i dispendi e i sact·i• fld notevoli sostenuti por ossn. dal popolo italiano, sa– rebbe stato oramai opportuno di dedicarlo cure non troppo avare, per metterne iu valore le risorse multiple e ragguardevoli con procedimenti e Intenti tali da gio– vare anche agli indigeni e affezionarli a noi, cosl da assicurarci per sempre contro qualsiasi loro sorpresa. Ottenuto questo riBultato, no!lsuno a\·rebbe potuto t.0- stenero che la postura. doll'~;rltrea, sulla via dei grandi commerci internazionali verllO l'Oriente e In prossimità di mercati non sprovvisti di importanza, fosse del tuUo indifferente a un' Jtalia del domani 1 più ricca 1 più evo– luto, più matura alla civiltà e all'espansione della ci– viltà. Non civiltà prolotarìn, d'accordo: ma tale, ad ogni modo, che, ad ogni progredire, il proletariato la penetra di sè maggiormente e no trae pili copiosi benefici. Di ciò non si ò ratto nulla anche 11erchè i nostri Go– verni non hanno avuto idee, convinzioni, fede: e però non affidarono nè affidano alcuno neppure in questo campo ; il cho non importa, del resto, ai flni della di· gresslone. La quale voleva semplicemente mettere in luce, nel confronto, la miseria, la improduttività e la entità. mi– nima do! cosldettl possedimenti spagnuoli nel Marocco. Si tratta, In sostanza, cli pochissimi " presidios 11 , cinque in tutto, sparsi, lungo la- costa settentrionale del .Ma– rocco, in alcune Isolotto senza importauze, tranne Conta e Melilta che sorgono sulla terraferma. Sommati in– sieme, questi ultimi due presidi, che sono i meno insi– gnificanti, non ranno più di quindici chilometri qua– drati.... Può sperare almeno la Spagna che cresceranno 1 e costituiranno col tempo una base di penetrazione verso l'Interno? Noi non cl arrogheremmo la pretesa di rispondere, so lo. storia e la geografia non aveesero già dato la loro risposta. La geografia: polchè codesta costa è tutta dominata dalle catene montagnose del Riff, inospitale, incolto, impenetrabile, ottimo produttore di pirati prima che la navigazione a vapore e le armi francesi disperdessero questa nobile Istituzione, e ora, cessata tale industria, incapace di n_utrlre i suol abitanti, i quali, per sbarcare il lunario alla meglio, sono periodicameute costretti a recarsi altrove a lavorare. Ynnno costoro di solito in Algeria al tempo della mietitura; e no tornano imman– cabilmente ... con buone provviste di cartuccie. Anche testè, allo scoppiare delle ostilità, molti di loro si tro– vavano In A.lgorla, dove la l<~rancia,per render servizio alla Spagnn, li ba trattenuti: e questo indicherebbe che la prima ha veramente uno zampino nella facce~do., come è stato accennato In qualche gioroale estero. Nò la Spagua ba saputo rare di Cento e di Melilla dei porti commerciali. La storia: una !lequela di disastri per la Spagna, fino ai due ultimi del 18~9 e del 1893. Quale strana somi– glianza offrono, nei loro moventi e negli episodi princi• pali, queste duo campagne, con le nostre più srortunate dell'Eritrea! Come Crispl nel 18051 il maresciallo spa– gnuolo 0 1 Donnel nel 1859 ebbe bisogno di un qualsiasi pretesto di guerra all'estero e di qualche vittoria per rialzare il suo prestigio all'lnteruo e imporre definitiva– mente la propria dominazione politica. Ma il disegno non riuscl nò all'uno nò all'altro; i quali non fecero che dissanguare e gettare noi lutto I loro paesi. E nel 1803 successe al generale Margallo quello che a Bara– tieri doveva accadere tro anni clopo: l'essere cioè ·stato sostituito nel comando, o l'avere intempestivamente at– taccato battnglia 1 noi folle tentativo di strappare una vittoria che sarebbe stata una rivendicazione dell'amor proprio otfeso. Lo sorti del tentatlvo furono del pari di• eastrose: di diverso cl ru soltanto che il lfargallo lasciò la vita sul campo di battaglia. La Spagna popolare e proletaria sapeva bene 1 dun– que1 che cosa sia una guerra contro i Riteni, contro

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