Critica Sociale - Anno XIX - n. 13 - 1 luglio 1909

CRl'f!CA SOCIALE 201 il solo campo aperto alle iniziative e all'opera di tutti i partiti. lo non vedo, anzi, 1rnrchè su questo terreno non possano procedere d'accordo tutti gli uomini della medesima stirpe. Ci sono tanti analfabeti ancora, specinlmcntc nelle campagne; ci sono tanti elementi brancolanti nelle nebbie della me,..,zacoltura.; c'è tale un'opera colossale e grandiosa da compiere per dìf– fondero la nostra lingua, pe1· accrescere il live1lo intellettuale dei nostri connazionali; che è veramente delittuoso voler arrestata, paralizzata, cristallizzata tutta la vita spirituale di un popolo in una formula sterile e negativa. _ Perchè, ad esempio, non dovrebbero andar d'accordo lutti gli italiani in un programma di lavoro che rnirnsse A. questi intenti•~ Jo vedo benissimo che tutti gli slavi farebbero allora altrettanto . .M1t l'unificazione di tutte le forze na,1,ionali per gli scopi dell'istruzione e della cnltma nulla ha di insidioso e di sopraf. fattore. Facciano, anche gli slavi, le loro biblioteche, i loro circoli di coltura, le loro couforenze. Vengano, insomma, a gareggiare con noi su questo terreno, e ,·edrnnno, come ragionevolmente e acutamente osser• '.\'anL il maestro Candido Borghesi, che dalla coltura 11ostra, e dai suoi grandi a1-tefici, ci sono molte cose da im1mrare anche per loro. I social;sti triestini non hanno dunque alcuna tattica da mutare. Se qualche coscienza inquieta ha sentito di doversene andare dopo le ultime elezioni, ciò non significa alcun dissidio di metodo. Se tale dissidio fosse veramente esistito, esso avrebbe dovuto manifestarsi tanto tempo prima, poichò, per i socialisU, l'elemento slavo, anche prima delle elezioni, era considerato con criteri di eguaglianza e di fraternità. Certo, ai socialisti incombe,•a questo ingrato dovere: andar contro alle vecchie menzogne accumulate dal nazionalismo nel corso semisecolnre delta sua ege– monia, allo spirito conservatore e tradizionale che signoreggia ancora l'animo di tanta gente, cui l'opera di narcot1zza1.ione compiuta dal giornalismo naziona· lista ha toltl.l ogni facoltà critica e ragionativa. E, nell'adempimento di questo dovere, essi dovet• tero affrontare tutti i pregiudizì, le malvagità. e le cattiverio, che solitamente incontrano tutti gli asser• tori di una verità, non per anco conosciuta e tanto meno accettata dall'universale. · Ma, se il socialismo dovesse diventare il partito del successo e seguir le correnti sentimentali e pas• sionali della folla suggestionata, allora non occorreva proprio che sorgesse. Tutte le scempiaggini scritte e dette, a Trieste e fuori, contro il socialismo, dimostrano solo la grande ignoranza e malafede dei critici e degli accusatori. Quei socialisti che si addolorano - e tutti ci siamo trovati in questo stato d'animo di veder uaa folla di gente, esaltata (lai fumi della retorica nazionali– sta, o, pih ancora, incattivita ch1ll'istigazione pe1·• versa cli un libellismo turpe, urlare al loro tradi– mento, pensino che, se avessero rinunciato al loro atteggiamento dl'itto e fiero, avrebbero avuto forde anche i plausi e le complimentazioni dei loro avver– sari, avrebbero toccato le alte vette del successo, ma il giorno del loro trionfo sarebbe stato quello della loro morte. L'opera ventennale di propaganda paziente ed in• grata sarebbe andata distrutta da una debolezza sentimentale. Adesso il partito socialista tdestino ha un grande còmpito innanzi: penetrare nel proletariato sloveno e condurlo sotto la bandiera del socialismo interna– zionale. Mentre i farisei del 1rnzionalismo si ahbaudonano alle orgie e ai delirii del grande successo elettorale, le condizioni demografiche cielhl città di 'l 1 rieste non mutano perciò. L'elemento operaio slavo rimane, ere• ace e, per merito ed effetto della politica reciproca• mente so1>raffattrice 1 sarà sempre più sospinto, dal suo confuso senllmenlo nazionale, sotto le insegne elci Sm·odui Dom. Strapparlo di là. dc"'essere mis– sione ccl orgoglio del partito socialista. Al qlrnle, nelle provincie adriatiche, l· afliclato il compimento di quest1.1.nobilissima e gl'ftnfle impresa: inquadrare nel programma delle rivendicazioui di classe i le• gittimi o giusti postulati nazionali cli ogni stirpe, e lottare - solo contro tutti perchè abbiano da trionfare. Altri si compiaccia e inorgoglisca dei plausi e dei sorrisi compiacenti che raccoglie da quegli stessi avversari fino a ieri combattuti, mentre più violenta imperversn. la buferai ma quelli, che hnnno salde convinzioni e la coscienza tranquilla, restano al loro posto di ba.ttaglia a battersi ancora, senza cimtare il numero dei nemici, nè si spaventano se, per un at– timo di follia, es10 è cresciuto. J\ M11,CAIH: STORCII I. IL REVISIONISMO SOCIALISTA Edoar1lO Bernstein pubblica una sua conrerenza sul " revisionismo nel socialismo ,, ('), tenuta ad Amsterdam nell'aprile scorso e che crediamo interessante riassumere. Premesso un accenno alla parola " riformismo,,, il Bernsteln passa ad esaminare il pensiero fondamentale del marxismo. Questa idea fondamentale ò la compren– sione (Erfassung) più rorte e più profoncla dell'idea. di O\'Oluzlono, il concetto di evoluzione sviluppato in tutte le sue conseguenze. In antitesi cogli utopisti e riformatori precedenti, Marx: considera la società come un organismo ebe si evoh•e 1 che non si lascia uè modificare uè erii!tallìzzafe arbitra• rlamente, che ha le sue proprie leggi di sviluppo; leggi che devono essere studiate a fondo da ehi vuole ri for– marlo. Qllesto principio è es1>resso sistematicamente nella "Critica tlell'Ecouomia politica,, del 1859, che è animata dalla stessa idea fondamentale del primo volume delFo• pera di Darwin, uscito nello stesso anno. Ciò che Darwin sostiene nei riguardi dell'origine delle nuove specie delle piante e degli animali, sostiene .Marx: rispetto alla evoluzione della società. umana. Certo, le condizioni di sviluppo dello società sono, In alcuni punti essonziali, diver:,e da quelle delle piante e degli-animali, percbè l'umanità, nel corso dol tempo, di\•enta conm– pevole dello sue condizioni di sviluppo e di cii) per cui lott11-. Ma questa coscienza non rende arbitraria l'evolu– zione della società-. Nel suo processo evolutivo, l'umanità restn legata alle sue J)roprie condizioni di osistenzn. ln altre parole, ò l'economia, sono In natura e il modo o le condizioni naturali ùell11.produzione <lella ricchezza, che costituiscono l'ultimo decisivo fttttore nella storia dell'evoluzione della società umana. l<lea questa già espressa prlm11-di Marx, ma alla quale egli ba dato una rorma più precisa, riconducendo l'evoluzione sociale al• l'evoluzione dello strumento di produzione. Questa tesi fondamentale della teoria di Marx, per qucwto si iila potuta ioterpetrn.re spesso unilateralmente, ò diveutata ormai patrimonio comune della scienza so– ciale. f,: oggld\ quasi un IUO'{O comune che, per quanto le ideo possano avere una loro vita propria, ala pure forte quanto si yoglla, le idee del diritto, ecc., hanno le loro radici nel rapporti economici, nella composizioue della. (') }'.O. JU:Rssn:1s; Dtr Rt1Ji8'011I$ 1111• b1 dtr &izJaldtmocr(ltit • \ 1 er1aga·Of'11ellsehaft llartlll O. Cohen Naellt. (Amsterdam, 1909

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