Critica Sociale - Anno XIX - n. 13 - 1 luglio 1909

200 CRITICA SOCIALE stamparono i cinque giornali quotidiani che uscivano a Trieste in quel periodo di lotta 1 ho cercato fra i discorsi dei vari orntori nazionalisti nei Comizi pri– vHti, ma non mi ò mai riuscito cli trovaro un pensiero ohe si levasse dalla miserabile volgarità libcllisticn 1 rhc si richiamasse davvero ai più grandi ed esiesi criteri di difesa nazionale. Ern tutto lo spirito con– sen·atore che signoreggiava in quella lotta elet– torale, erano tutte le pii1 basse passioni umane che venivano fomentate e vellicate, il vecchio e rancido retoricume, scialbo, freddo 1 privo di couvinzione 1 e sopratutto lontano, enormemente lontano dalh1 renltò.. Per non meritare Paccusa di traditori i soch1.listi triestini avrebbero dovuto diventare ,mch'essi nazio– nalisti per la circostanza; negare l'esistenza degli slnvi in città e quindi rifiutare agli operai slnvi la. loro rappresentanza nella lista comune. 1\llora sa– rehbe avveuuto che le divisioni di classe sarebbero siate sostituite dalle divisioni di nazionalità: ricchi e 1>0veri, borghesi e proletari, capitalisti e solariati r;i sarebbero trovati confusi sotto l'unica bandiera della nazionalità, e avremmo avuto la semplice lotta tra slavi e italiani; uno dei tanti episodi di feroce odio nazionale, che è merito dei socialisti .d'aver resi meno frequenti e meno barbari. lja verità, pur– troppo, è questa: che i nazionalisti italiani adope– rn.rono i due slavi per combattere i quaflordù:i Ua– Ua,,i. Essi saµevano benissimo che non quei duo operai sloveni avrebbero minacciata la verginità ita– liana di Trieste, per la umilissima ragione che tale verginità non esiste da molti anni, ma avevano bi– sogno di questo argomento sentimentale e passio– nale, per far leva sul campo elettorale e scate1rnre tutte le forze a loro disposizione contro il partito socialista. Le insidi~ e i pericoli dell'irr~d~ntismo Uacendo per un momento dalle competizioni lo– cali, e ritornando alle prime battute cli questo scritto, noi dobbiamo ora vedere come il socialismo italiano debba çonsiderarc le cose triestine e i problemi che sì riconnettono alla nostra politica interna. Abbiamo visto che l'assoluta italianità ùi Trieste è una fantasticheria. Gli slavi ci sono. Ignorarli è una stupidaggine, cercare di opprimerli è una ini– quità. L'una cosa e l'altra non sono affatto richieste dagli interessi della nostra nazionalità. Questo è tempo di gridar forte: Noi non abbiamo paura dello sviluppo degli sloveni; non teminmo di vederli pro– gredire, di ventare meno impul1:1h•i,meno rozzi, meno alcoolizza.ti, meno bigotti, meno krumiri, meno ..... austriacauti. Ma. bisogna che il na'l.ionalismo italiano rinunzii ad esser uno strumento di monopolio del pubblico potere, e la finisca di confondere gli inte. ressi personali, volgarissimi e magari loschi, dei suoi personaggi piì1 influenti, con quelli piiL sacri e piiL vftsti della nazionalità. Governi con giustizia. e con rettitudine; disperda, con una saggia opera ammini– strativa1 fin l'ultimo sospetto sullft correttezza elci suoi amministratori 1 e sopratutto non dimentichi che l'istruzione diffusa con larghezza., la cultura distri– buita con prodigalità., sono i veri fattori che segnano la superiorità. di una stirpe. Quanto a noi, italiani del regno, di ogni parte poli– tica, abbiamo l'obbligo di orientarci in maniera sin– cera e precisa circa i problemi nazionali delle pro– vincie adriatiche. L'irredentismo, che fa balenare di quando in quando per l'aria la minaccia della guerra per la liberazione delle terre irre dente, è la cosa più assurda che si 1 >ossaimmagina.re . r:sso serve magni– ficamente alle me ne dei patriotti di professione e ai Go\'crni leg-ati alle caste militari; favorisce l'aumento delle spese per gli armamenti di terra e di mare, e mantiene l'anima della nazione in un ambiente di equivoco, di incertezza, che legittima tutti i sospetti e tutte le ipotesi pessimiste che piiice alla stam1J11. austriaca cli inventare, per allarmHre, impressionare, per .... salassare i la.\'oratol'i della Monarchia. Sta.bilito che i nostri connazionali residenti in Austria deh– bano studiare quelle forme di convivenza con gli slavi, che hauno già introdotte nella vita locale, sotto forma di compromessi nazionali, ogni velleità ir– redentistica de\'c essere, dal socialismo italiano, sconfessata. Si deve trovare il coraggio di far sapere a tutti i na'l.ionalisti, che l'Italia non può e non deve esaurire ogni sua risorsa in un programma di offesa, che involgerebbe tutti g-li interessi proletari sacrificandoli per molti anni avvenire. Se questo atteggiamento, sincero e leale, i socia– listi sa1>ra11110 assumere, sarà tanto di guadagnato per tutti. Perchè· non dalla guerra, mirante all'annessione delle provincie adriatiche, riceverA.nno giovamento o beneficio i nostl'i conna zional i d'Austria (come non veliere, fra l'altro, che, dn.ta anche l'ipotesi della pos– sibile annessione, rico mincier ebbe subito dopo l'ir– redentismo della popolazione slava, oggi convivente con l'italiana?), bensì da una energica opera di pres– sione sul Governo della Monarchia, perchè agevoli, con opportuni provvedimenti, l'ole"azione e l'incre– mento di entrambe le stirpi, avvinte dalle leggi della natura a convivere insieme in una mutua tolleranza che segni la fine di ogni sopraffazione. La posizione del Partito Socialista Triestino. Quanto al socialismo triestino, esso non ha, a mio modo di vedere, da mutare alcuna tattica. Quella par– \'enza di crisi, che sembrò scoppiare dopo le elezioni del quarto co1·po, con le dimissioni dell'on. Sil\'io Pagnini, ha preso a pretesto il dissenso in materia di tattica nazionale, ma in realtà è prodotto di cause ben più piccine e grame. Sono piccole miserie umane, comuni pur troppo a tutti i 1>artiti e a tutti i pncsi, che covavano da molti mesi, e aspettavano l'occa– sio11e tatticamente preferibile per mettersi io mostra. Ma nessuno può credere che si tratti di una diver– genza di vedute in materia di tattica. Pagnini è stiito candidato nelle elezioni politiche del L907 con• tro quel Ziliotto, che i liberali portavano a 'l'rieste per protestare contro il Governo il quale soffocava in Dalmazia le aspirazioni nazionali degli italiani. lt: tutta l'argomentazione del Ptlgnini e dei socia.listi, nel 1907, era ancora quella che portò il 13 giugno ad includere i due socialisti slavi nella lista comune. Le ampollose dichiarazioni del Pàgnini hanno sol– tanto il difetto di arrivare un po 1 troppo in ritardo. In realtà uon è aperta alcuna nitra strada alla solu– zione dei problemi nazionali, che non sia quella della tolleranza e dell'accordo fra entrambe le stirpi. I~ non solo i socialisti non hanno niente da mutare nella loro formula nazionale, ma gli stessi nazionalisti dovranno orienta.risi nel senso indicato dal socialismo. Dovranno cioè riconoscere che, alla. fine, la cosidetta. questione na1.ionale è, io sostanza, un problema di cuHura. Gli italiani saranno tanto più sicuri di man– tenere le loro posi'l.ioni, quanto più elevato sarà il loro grado di capacità. Oggi la cultura non è più un lusso, ma un valore. E nelle competizioni sociali vanno avaoti 1 o stanno in prima fila, i gruppi più armati di forza economica ed intellettuale. Ora abbiamo visto come la corrente degli interessi conduca., necessariamente, tutte le borghesie industria.li di ciascuna nnziontilità nel grande mare della con· correnza economica., dove tutti si confondono e si uguagliano, e, secondo le leggi del tornaconto, si alleano, si urtano, si comba.ttouo e cercano di sopraf– farsi a vicenda. Invece In coltura, specificamente nazionale, resta

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