Critica Sociale - Anno XIX - n. 13 - 1 luglio 1909

19G CRITICA SOCIALE NELMONDO BUJWORA'l'ICO Leriforme chesipossono farsubito lo credo che le rirorme, da noi invocate, nell'Ammi– nistrazione si dividano lo tre categorie: 1° quello cho si po@sono rare subito, con un po' di buona volontà, scuza spendere un quattrino e senza toc– co.re una leggo; 2° quelle cho ricbleggono il riordinamento. degli Uffici; 3° quelle cho richieggono lo. rinnovazione sostan– ziale dette leggi che cl go,,ernano. Un esempio di queste due ultime categorie. Se alla Corte del conti si istituiscono Uffici di riscontro sugli Uffici locali, invece dol controllo amorro ed insufficente che si esercita ora al centro, si fa una riforma, diremo cosl, di secondo grado. Se si trasforma l'essenza stessa delle funzioni della Corte dei conti, abolendo (per ipo– tesi) il riscontro preventivo su alcuni rami dell'ammini– strazione, si ra una riforma di terzo grado. Sono, le une e le altre, le più importanti. Ma non si deve ritenere cho le riforme, che si possono raro subito, siano di trascura.bile ed insignificante importanza. ~lottiamo un po 1 il naso in uno qualunque dei Mini– steri dell'Italo regno. Arriva una lettera o un raglio o una II pratica,,; si seolga quel che più piace tra i leg– giadri termini burocratici. E, precisamente, arriva al– l'Ufficio di spedizione centrale; di là è mandato alla Direzione generale 0 1 comunque si chiami, al servizio competente; dormo un po' sul tavolo rti un segreta:rio particolare, o qualcosa di simile, del direttore generale; giunge sotto gli occhi, in mille " pratiche n assorti, del direttore generalo. l'na sua sigla, in fretta; ed il foglio viaggia al capo-divisione, e scende per li rami al capo– sezione. li capo-sezione manda finalmente le carte al– l'archivio, ove il foglio soletto trova la sua famiglia 1 si collega al procedenti, viene protocollato, prende posto sovra la " cnmicia ,, d'un fascicolo, e ritorna al capo– sezione, che l'assegna al segretario o vice-segretario che deve trattare l'affare. Respiriamo; è la meta. L'impiegato legge il foglio, prepara in minuta la risposta, e rimette in movimento il disgraziato fascicolo. Il quale, pian plano, con sonnellini lntermedii, ritorna dal capo-sezione, eh~ rivede, approva e " vista,,. Il capo•divisione fa al– trettanto. E poi dìetro-fro,tt: la minuta, col suo u motore,, (si chiama cosi Il foglio che le ha dato origine), va in copiatura. Eccola bell'e ricopiata, linda, pronta alla firma. Pardo,i, no: è necessaria la collazionatura; il segretario minutante confronta se non cl sono errori materiali di scrittura. E la II prntlc.a ,, riprende il trotto. Per la terza volta va davanti al capo.sezione, e poi al capo,dlvislone, ed - infine! - al direttore generale. Se le cose vanno bene, o se il signor direttore non trova nulla dire, ftrmn, salvo non si tratti di cosa di competenza del .Ministro; noi qual caso bl11ogna attendere che S. E. trovi il mi– nuto di tempo per sognare questa carta, fm le centinaia che ogni giorno gli sono portate davanti e che egli è nella impossibilità di leggere. Quando, dopo quel po' po' di vla-crucis 1 il nero è sul bianco, la via-crucis non è ancora finita. La II pratica ,, Corna a camminare, anzi a discendere dal ministro al clirettor generale, dal direttor generale al capo-divisione, dal capo-divisione al capo.sezione, eia\ capo-sezione al segretarlo minutante. Auff! ò ltoita. 11 minutante (che il pili delle volte ba la laurea) deve verificare se vi stanno tutti gli allegati. Mamla all'archivio. L 1 archivio spedisce. Sono, in complesso, 18 o 20 passaggi che fa una carta, anche ove richiegga Il più semplice dei provvedimenti, anche ove si tratti di accusare rico\'nta (cosl il gergo) del modulo a stampa B, n. 743. La rivelazione di questo percorso interno, con tante fermato, spiega perchò le u pratiche " siano cos\ eter– namente lunghe ad evade,-si (c. s.). Basta un sonnellino per ogni stazlone. E si chiarisce, più che con ragiona– menti teorici, la lentezza proverbiale della burocrazia. Pa.asiamo ad un altro canone fondamentale del tecni• cismo burocratico. Ogni lettera, nota o provvedimento che esca da un Ministero, deve essere formulata in modo eta riassumere in sè tutti i precedenti; deve rare la storia di tutto l'affare; deve cominciare (come diceva Laveleye dei discorsi degli italiani) dal giudizio universale; deve assero concepita in modo che, se per caso venisse arso o sparisse tutto il fascicolo, si possa in ogni modo dalla pagina sopravvissuta ricostruire tutti gli elementi per– duti. Quest'ultimo concetto mi è stato insegnato, aà lit– teram, da un g,·os•bom1et, che mi volle instradare nei segreti burocratici più profondi. SI arriva alla più tronfia ed inutile complicazione. Bisogna faro relazioni lunghe lunghe su ogni questione. Un Ufficio ricopia quelle preced~nti dell'altro, variando qua o là le parole. Ogni volla che si va 1l sentire il parere rti uno dei numero,issimi corpi consultivi, pe:- la cui trafila devou passare anche i provvedimenti più in• significanti, bisogna fare una relazione da capo. È la smania ~rottesca del fa,· "figura. Il valore degli atti si misura dalla lunghezza. Proprio il contrario di ciò che avviene nel mondo commerciale ed industriale, ove bastano due righe: va bene, o va male, o badate a questo, per rispondere alle lettere più importanti. Il bu– rocratico si vergognerebbe di preparare una nota che dica II grazie, sta bene n- Bisogna, per lo meno, riassu– mere la nota che si riceve ed alla quale si rispoude, e bisogna arrotondare con le veneri dello fl:tileburocratico la sostanziale semplicità. della risposta. Or questa elefantiasi e questa malattia della con~cen– trazione nel vuoto hanno radice sovra tutto nell1 inte– resso travottlstico di gonfiare il lavoro; e siffatto interesse, oltre alla molla personale del compenso e della consi– derazione davanti I superiori, ba l'altra molla, ancor più forte, delPinteresse collettivo, generale e sottaciuto, 11.daumentare Il personate, ampliare gli organici 1 mi- gliorare le carriere. ' Salvo rarissime eccezioni, tutti gli impiegati vi diranno che il loro Officio lavora moltissimo, più degli altri 1 che c'è bisogno di altro perdonale, che ci vuole ... un nuovo ruolo. Un mio amico, per far apparire sempre più in– gente li lavoro del proprio Ufficio, dava il numero dl protocollo ad ogni copia di circolare che si spediva, per esempio, al 69 prefetti del Regno, e dalle ascensioni vertiginose del protocollo traeva pretesto a chiedere nuovi impiegati. ::ìe non credessi di tediare, potrei rive• lare mille altri Ingegnosi trucchi, di cui si serve la tra– vetteria grossa e piccina per complicare le faccende. Soltanto ora il movimento delle organizzazioni di Im– piegati tende a crea.re una coscienza dell'impiego, più dritta, pili elevata e più sana; e chiarisce l'enorme er– rore cho c'è uel voler gonfiare gli Uffici ed i ruoli. Il vantaggio dell'aumento d'organico, con la piccola pro– mozione, è effimero. Le nuove schiere d'impiegati, che si fanno entrare, costitui::1cono l'ostacolo maggiore per ottenere quell'aumento di stipendio per ogoi grado, io

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