Critica Sociale - Anno XIX - n. 11 - 1 giugno 1909

CRITICA SOCIAL~: L i3 miuazione precisa e l'applicabilità più estesa e com- I pleta; f) come non regga la dottrina degli oppositori, secondo la qu:lle queste forme sempre nuove non siano derivabili ·dai componenti j g) e l'altra. dottrina tnnto cli moda e strombar.– ;,mta, secondo la quale sia l'ilc,•abile nei fatti psi– chici solo la qualità, e non la qutmtitù, llt quale sia propria soltanto della esteriorità; h) come non sia eh~ una mern sofisticheria la argomentazione di Enrico Bergson contro la legge psicofisica, della quale argomentazione tanto si fanno forti gli oppositori del positivismo; i come non regga l'asserto della unità della 1>siche escludente in ogni modo la molteplicità, che sia propria del mondo esterno i j) come non sia vero che il positivismo ignori e disconosca le due leggi psicologiche fondamentali della ablweviazione e della eterogeneità dei fì·ni j come anzi a queste due leggi esso sia pervenuto da. sè e 11011 per nmmaestramento altrui ; l) come sia goffamente falso che il positivista. attribuisca al dato psichico solo la rappresentativith e non av\'erta Puuione in esso di questa col senti– mento e col volere e la dipendenza da ciò clal fe– nomenismo psichico in genere e di quello etico in particolare; m) come non reggano le dottrine del fenome– nismo psichico, in genere, affatto discordanti da quelle del positivismo e avan1.ate <lni suoi opposi– tori per correggerlo, secondo le quali il fenomenismo psichico non è in tutto e per tutto dipendente dal fenomenismo fisico, ma, a differenza di questo) lm in proprio la spontaneità, ossia l'attitudine libera di evolversi, non fatalmente, ma in vista di un fine arbitrariamente scelto; 11) come non servano allo scopo di stabilire la dottrina di cui al paragrafo precedente le loro arM gomentazioni basate sulla trascendenza fra il dato psichico e quello fisico, su l'indole <1ualitativ.~ del fatto psichico opposta all'indole quantitativa del secondo; sulla indifferenza dell'oncrg'ia fisica di fronte alle diversità specifiche delle emergenze psi– chiche; sulla insufficienza degli clementi materiali, pochi in confronto alle illimitato produzioni coscienti i sulla causazione per ragione del fine, diversa dalla. causazione puramente meccanica. Il terzo scritto (//inconscin) è diviso in 5 part.i. Nella primtt si dimostra colht storia della filosofia, che cht 'fljraclico fino ai giorni nostri, tutte le princiM I pali scuolG filosofiche, non escluse le sensistiche, profcs!,arono tutte, tanto o quanto ltt dottrina ancora oggi generalmente seguita all'infuori della scieuia, secondo la quale l'essenza del pensiero ò una mentalità infinita, eterna, ragione e conoscenza perfetta della essenza di ogni cosa, prescrizione nel modo e nel fine ciel fore meccanico o morale; nrchetipo, in fine, onde promana, per rispecchiamento o partecipazione da esso, la mente umana. Le concezioni di 8rac lito, degli Stoici, cli Filone Alessandrino, spoglia.te che sieno dei loro contorni mitologici, s i riducon o a questa teoria; ad essa. si riducono la dottrina pia• tonica, il platonismo alessandrino, la teorica del penM siero di s. Agostino, di s. 'l'omaso, di Cartesio, del Kant e dello Spencer. Nè si salvano dall'esogenismo in essa implicito i sensisti; 11011 gli stoici, non Ari– stotele, non Cartesio, non Locke, 11011 !Iume. ~el- 1':tntichissima filosofia 1 Vita. o l'ensiero costituivano un tutto solo: da questo tutto Anassagora distinse un potere intellettivo; quel .Vou.:;, elemento mate– riale, che evolvette poi nelle tre anime in cui cre– dettero Platone e Aristotele e nell'anima uoica in cui credettero poi Temistìo di Paflagonia, la Scolastica e in cui crede ancora In. filosofia \'olgare d"oggidì. J\ tale concezione metafh1ica. del fatto del pensiero ò contrapposta, nella parte 8egucnte dello steS'$O scritto, la concezione del pensiero qunle si ha nella i:;cienziLpositi\'a. Cioè a dire: il pensiet'o non essere che una funzione biologica al servizio dell'organi– smo; çli origine interna e non esterna all'animale; così come ò endoge11etica e non esogenetica l'infio. rescenza del vegetale i ogni forma cli pensiero non essere che un'organizzazione di sensazioni e cli re– miniscenze di sensazioni rimaste nell'organismo come altrettante isteresi; la irritabilità del protoplasma, il suo differenziarsi in neni e muscoli, il formarsi d'un sistema nervoso, d'un cervello che serba le re– liquie delle reazioni alle stimolazioni passate costiM tuiscc la ragione della ccrobrnzione cosciente. Vec chio sogno la credenza nelle diverse facoltà dell'a– nima o nella essen1.iale di ffcrcnza dei prodotti co– scienti. Ogni sensazione essere una r;ippresentazione, un sentimento, un volere. Quattro i modi di con– fluenza dello isteresi psichiche: associazione, integm– zio11e, ritmo unico comu11e, sistema logico. Tre i ca• rntteri dell'idea, cioè: c,1 un campo in cui si inqua• dritnO le rappresentazioni particolari coordinandosi in ciò che chiamasi cognizione; b) una virtualità in• finita di ntppresentazioni ulteriori e quindi un orM ga.no di lavoro progressivo, onde il pensiero si chiama la 1· ar1ioue propriamente detta; e) un seguo di ope– ra,,,ioni già eseguite e di formazioni già. ottenute, e quindi il mezr.o del Javoro mentale abbreviato, onde gli abiti mentali io genere e la scienza proprii,mcnte dotta in ispecie. Non solo fonzione biologica il pen· siero; ma rappresentazione sotto forma di consape· volezza o di esperienza, dell'esistenza universale: onde il ritmo della esperienza ò anche il ritmo della esh;tenz11. /,ogica H ritmo delle leggi generalissime del pensiero; .1latematira quello delle leggi genera– lì8simo del concepirsi e del comportarsi delle esteM riorità sensibili. Nella parte terza di questo srritto sono poi sche– matizzate le principali teorie dell'inconscio: Jalln più rndicale dell'Jlartmann, in cui fondonsi quello di li.egei e Schopeuhauer, ftlla meno radicale <ii Lcihnit'l. o a quelle che sono meno lontane dalln conce1.ione i;.cientifica: quelle cli G. llerbart e cli l•'. Beneke. Nella parte quarta invece è esposto il concetto dell'inconscio che è proprio della scienza positiva, cioè a dire: l'inconscio essere nè Fldea, nè il Volere, nè l'Idea-volere (Uegcl-Schopenhauer-llartmann) che giacciono nella natura in stato di assoluta incoscienza; non la originaria proprietà. rappresentativa della monade elementare anteriormente al suo svolgersi apercettivo (Leibnitz); non il vestigio inconsaputo, ri1rn,sto nell'anima dalla stimolazione sugli organi sensitivi (lferbart e Beneke): ma la iste1·esi della stimolazione consel'vata indefinitamente dall'organo: isteresi inconscia nel senso che, durante il risentirsi dì altre isteresi, o non emerge con esse con una vive1.za di coscienza pari alla loro, sibbene con una coscienz a attenuatissima al confronto. Come possa indefinitamente conservarsi questa isteresi si dimo– stra che non è inconcepibile: si dimostra pure che tale suo conservarsi non contrn1:1t11 col cambiarsi in– cessante degli el~menti costitutivi l'elemento cere• hr11lo in cui l'isteresi stessa risiede. ]~sposto così il concetto positivo dell 1 Jnconscio, e le rngioni per I<' quali la de11omi11a1.io11e di Inconscio ò, iu confronto delle altre in uso (incosciente, sub– cosciente, subMliminnle, marghrnle, mente maggiol'C) quella pili congrua, l'Ardigò, pri 1 na di procedere oltre nella parte quinta a delineRre una più minula integrazione ciel suo concetto doll'luconscio, si ferma a spiegare come sieno h1teresi tulti i i.entimenti in

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