Critica Sociale - Anno XIX - n. 11 - 1 giugno 1909

170 CRITfCA SOCIALE del capitalismo; ma il capitalismo - l'ftbhiamo di– mostrato - non ha tornaconto ad industrializzare l'agricolt11ra nei latifondi privati del Sud. [ latifondi daranno una pii, sicura cd abbondante produzione mercè i capitali creitti dalle Associazioni di lavora– tori; i prodotti agricoli sul)iranno tutte le necessarie tnasformazioni industririli, e gli strumenti di lavoro e i mezzi di consumo dei lavoratori saranno fabhri~ enti per conto dello Associazioni stesse. All'industria– lismo della speculazione privata, impotente a risol– vere il problema della. scarsa produttività mcl'idio– nnle, succederà con migliore fortuna quello della Cooperazione integrale. (Coutiima) S. CAMMARERl SCURTI. DTTORHO DLDEMOCRISTIDHE51MO La cosidetta democrazia cristiana continua ad atlrn.• ,·ersare le sue crisi, come tutte le cose cli questo mon(lo; queste crisi però non ci semhrano di crescenza - come quelle del partito socialista - se essa da un canto, in,·ece di al\ontaoarsi, ritorna sempre più nel seno delle chiese ufficiali, e cla1\ 1 altro è costretta a sacrificare per– fluo la qualifica di cristiana. Co~ì è perchè così doveva essere; basta gettare uno sguardo a' suoi presupposli per convincersi di ciò che molti avevano giudicato e previsto. Alcuni credono che il moderno socialismo tragga le sue origini dal cristianesimo; altri vanno più in là e pensano che il socialismo abbia suo origini nel giu– daismo, come il cristianesimo e come l'islamismo. (I) Per R. nenan i profeti ebrei sono i pii'1antichi ano– cati del:'oppresso; le loro recriminazioni ~ono un urlo perpetuo contro l'iugiusUz:a i i pensatori ebrei furono i primi ad insorgere contro la disuguaglianza, contro gli abusi, contro i prh,ilegi; il popolo ~breo pel primo ha fondato la protesta e il lameuto del povero, il i·e– clamo ostinato di coloro che hanno sete di giustizia; pel primo ha dato una forma al grido del popolo; il diritto dei miseri ha dato alla voce di cotesto popolo una sonorità senza uguale fra le voci di tutti i popoli. Per quanto noi non abbiamo ragione di negare quesli meriti del profeti e dei pensatori del popolo ebreo, pure non siamo perfettamente co,nioti dell'asserzione espli– cita del Renan 1 primo: perchè il moderno socialismo origina e si fonda su ben altro che sulle ,·iolenti decla• ma.zioni, fatte in vista del contrasto fra ricchi e poveri i secondo: perchè non solo la razza semitica, ma tutta l'umanità è stata sempre assetata di giustizia, di ·fra. tel!aoza, di pace; sono questi nobili sentimenti che l'hanno spinta avanti nella ,•ia del progresso, prorom– pendo ora in imprecazioni, ora lo canti di gioia. For~e la Grecia con Solone o Licurgo, Roma coi Gracchi, l'una e l'altra colle scuole filosofiche - specialmente la stoica, che predicava altamente le pili audaci idee astratte di diritto e di uguaglianza umana a favClre della donna e dello schiavo - fecero in fatti pel mo– derno socialismo ~ se esso ba veramente dei precerlenti storici - più rhe tutte le lamentazioni del popolo ebreo. Ma anche la violenza di linguaggio di questo strano e bigotto popolo ebreo era. difettosa; perchò il suo ideale fu sempre indietro, nella ,•ita randagia e pastorale della tenda: senza esercito, senza potere centrale, senza Corte, senza aristocrazia, senza lusso, è vero, ma anche (I) E. IH:IU.N: !Hsloh·t dli peuplt d' Israe/. senza grandi centri, senza commercio 1 con antipatia per la ricchezza e odio per la civiltà, che ritenev1L come decadenza; per esso ogni progreQso umano era peccato, ogni tentativo di miglioramento un'offesa a Jcova; la ricca civiltà. industriale era il colmo dell'abominio. ì,; il Renan stesso che confessa tutto questo e am– metto pure che, mentre il miglior codice è la libertà, lo dottrine ebraiche sono fondate su tali premesse cii fe– i·ocia estrema, che portano alla più gretta. intolleranza. Sotto questo rapporto le leggi ebraicC.e - che sono leggi di confratrie, uon di nazioni - non furono superate neppure dall'Jnquisizione domenicana. Per questo il po– polo ebreo non fondò nè una repubblica, nè una rega– lità, nò uno Stato Ci\·ile, ma In Sinagoga prima e la Chiesa clopo; esso non fu una nazione, ma una grande comunità. ecclesiastica; fu una democrazia teocratica, e la teocrazia non fa che minare le Oasi dell'ordine civile e dello Stato laico; parte dal diritto divino o porta difilato al legittimismo. li Renan riconosce pure che, presso gli Ebrei, la di– stinzione fra ordine civile e religioso non esisteva in alcun modo; specialmente Gerusalemme - ch'era il cuore del paese - era una città di preti, una specie di repubblica teocratica, dove il gran sacerdote era tutto. Renan riconosce inoltre che il potere e la oppressione, esercitati in nome della religione o di un prinripio spi– rituale, sono più duri di quelli che vengono esercitati da qualsiasi potere profano; riconosce infine rhe, di tutte le rtemocrazie, la più pericolosa è quella dei santi. Ortt, se a tutto ciò si aggiunga - e lo diciamo colle Stesse parole del H.enan - che i profeti ebrei 1 ch'erano allo stesso tempo tribuni esaltati e utopisti reaz:onarì, avevano disdC'gno assoluto della realtà; che i loro ri– medi per corrf'ggere le ingiustizie erano chimerici; che la società da loro concepita non era vitale i che la legge farisaica mente osservata rendeva la vita impossibile; corno può il socialismo moderno, fatto di tolleranza e di libertà, che distrugge tutto un passato per proten– dersi nell'avvenire col più grande sviluppo dell'indu– strialismo e colla produzione e distribuzione della pii'1 grande ricchezza sociale, come può - diciamo - ti-arre le sue origini da un popolo senza nessuna coltnra di spirito, uessun'arte, nessuna scìenzn, nessuna filosofia, senza nessuuo di questi fiori squisiti che la Grecia di– vina ci ha elargiti come i veri germi fecondi, indefini– tamente estensibili, della civiltà.? ... Per quanto critico o storico di sommo valore, E. Renan - lo dimostreremo un'altra volta - non ebbe un can– ceHo esatto delle moderne dottrine sociali; altrimenti avreb!Je compreso di leggieri elle queste aspirazioni puramente sentimentali sono appunto quello della de– mocrazia cristiana; sarebbe stato più nel vero quindi se avesse dotto che il demllcristianesimo ha i suoi pre• cedenti nel giudaismo, e non il socialismo democratico, ratto di positivismo e di trasformazioni economiche. Nè si appongono meglio coloro che credono il socia– lismo trarre le sue origini dal cristianesimo. Questo non fn che un logico e ulteriore sviluppo del giudaismo; le aspirazioni umanitarie dell'ultimo profeta, Oesù 1 si con– fusero sempre - corno in tutti gli altri profeti elJrei - coi dommi più reazionart. Nè poteva essere diversamente. Le religioni tutte, non solo non contengono virtualità socialistiche - nel senso moderno di questa parola - ma devono contenere vir– tualità servili; perchè u l'idea di dio - dice bene u ~f. Bakounine - implica l'abdicazione della ragione,

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