Critica Sociale - Anno XIX - n. 8 - 16 aprile 1909

CRITICA SOCIALE 127 Dalle cose dette, non riuscirà difficile comprendere perchò in Sicilia più ohe altrove il sentimento della Yita debba essere prevalentemente aristocratico. La ricchezza gode un'esclusiva considerazione; la po– vertà è disonorevole; la sommissione servile nasce dal riconosCimento della propria inferiorità inelutta• bile di fronte alla ricchezza; il disprezzo reciproco tra. gli stessi umili, come se ognuno fosse il barone dell'altro, salva le posizioni privilegiate. La ricchezza ò principalmente riposta nel monopolio della terra, dal quale nasce il monopolio politico, con la distin• zione aristocratica, che non può essere data dnlla mancante ricchezza industriale e commerciale. Inoltre la lotta per la vita in Sicilia assicura la riuscita solamente alle persone di poche paralo e di coraggio senzf\ scrupoli, agli eroi della delinquenza; e dal– l'eroismo, compreso quello del brigantaggio, nasce sempre aristocrazia. La stessa lotta contro la mafia piace vederla condotta pure in modo maficsco; e fin· l'azione socialista si vuol vedere spiegata. dai figli di " buona fftmiglia ,,, come una munificenza ·che scende dnll'alto. Da questo sentimento aristocratico della vita nasce ciò che si ò convenuto di chiamare lo spagnolismo. " Giammai una elegante dama !Hllcrmitana discen– derà dal suo lancleau per fare delle compre in un magazzino; i commessi sono obbligati di presentarle sul nrnrcinpiede Io stoffe che ella vuol scegliere. In– vano la regina Margherita tentò di reagire contro questa strana abitudine, sconosciuta nelle altre città del mondo; entrò come una modesta. borghcsn nei ne– gozi, esaminò sul bancone lo mercanzie, o comprò democra.ticamonte ...., ma il suo esempio non fu se– guìto." Ciò abbiamo visto noi tanto \'Olte; ma ciò è anche stato deplorato inutilmente pili volte dalla stampa; e le parole su riferite sono del Gionwle di Sicilia, del 1894 1 n. 5. In Sicilia, e specialmente a Palermo, nella classe signorile, la. carrozza è il si11e qua,non della decenza; si può risparmiare su tutto, ma la carrozza per il passeggio al Giardino foglese e alla ilfarina e per la cassariata. non de\'e mancare. Lo spagnolismo è carattere più proprio di Palermo, perchè quivi da secoli si ò concentrata la maggior parte della signoria felldale. l\[a esso non sempre è un esagerato e barocco spirito di albagia baronale; più spesso è sentimento nobile cli rispettabilità per~ sonnle diffuso in tutte le classi. "Il siciliano - come noi stessi scrivemmo nel giornale 1llont.e del 10 set– teml>re 1905 - sente il bisogno del lusso e del ve.stire bene: la donna del popolo si affanna per smettere i vecchi a.biti degradanti e per conquistare il cappello da signora. A Palermo questi sentimenti rnggiungono il massimo di loro potenza. Ma essi urtano con la poverfa della produzione agricola, resa invincibile dall'ordinamento feudale del pos– sesso fondiario e dalla mancanza dell'industria ma• nifattrice. n salotto, il cappello, il sorbetto, il teatro, ed altre manifestazioni imperiose di lusso, si pagano risparmiando sul nutrimento: lo stomarouon si 1.:ecle, dice un proverbio siciliano". Lo cittaduzze del Si– racusano, nella loro fredda quiete, sono cli una lin– dura e di una decorosità che ricrea l'occhio. Nelle case campestri dei bo,·gesi di Monte Sangiuliano, composte magari di una sola stanza e di una sepa– rata cucinetta, il senso della pulitezza e della de– cenza è manifesto in tanti particolari. La gnura delle campagne marsalesi, come cli nitri paesi della provincia di 'l.'rapani che hanno nssai case sparse, è modello di contadina massaia. So questi nobili sentimenti di decenza e di lusso, colti\'ati con la frugalità del m:i.nginrn, degenerano nello spagnolismo delle classi elevate della signorile Palermo, vuol dire che quivi lo spagnolismo è an– ch'esso una pianta. indigena con nome straniero, e non fu in Sicilia una importazione spagnola; altri- menti la stessa degenerazione dovrcbbesi riscontrare in tutli i paesi di Sicilia ugualmente dominati dagli Spagnoli, cd in Lombardia, che fu quasi per lo stesso tempo so~gctttt alla Spagna. Potrchhesi invece dire che gli Spagnoli, popolo assai affine al siciliano, vennero nella Sicilia feudale a troviire un terreno assai confacente alla iberica inttnnia. Sul sentimento religioso dei Siciliani c•ò poco di particolare da dire che si riferisca alle particolarità della vita locale. La piaga reliA"iosa ò pur troppo, più o meno, di tutti i popoli. Le popolazioni sici• liane sono invase da sentimento religioso 1 che con– serva nel cristianesimo tutti i culti e tutti gli errori dell'epoca pagana. Ogni atto della vita, ogni pen– siero, ò informato a quel sentimento. JI pauroso senso d 1 isolamento intlividuale davanti lo avversità. di natura, e contro le quali non valo lo.mafia, poichè non vedesi nel proprio simile c he un nem ico da mangiare e dal quale non farsi mangia.re, e non credesi possibile vincere o attenu are i ma li della vitn con la difesa associata, fa ricorrere al miracolo per opera d 1 impossibili entità soprannaturali. Se si domanda aiuto di beneficenza o di elemosina, s'in– voca una ricompens,l miracolosa pe>r il benefattore. " Che santa Lucia \'i sah'i la vista degli occhi!., esclama il povero cieco per strappare il soldo di elemosina. Santa Lucia, se fosse disposta a far mi– racoli, farebbe piuttosto ritornaro la vista al cieco, anzichè mantenerla in compenso di umi misera ed avvilente elemosina fatta a chi l'ha perduta. Il fit– taiuolo, che invoca per miracolo un buon prodotto, se questo fosse com'egli desidera continuato, ve– drebbe rincarito il prezzo della terra che produce cosl abbondantemente e convertito il miracolo a fa– vore elci padrone. Dato il bisogno del miracolo, il re,:tno del prete non potrà essere diminuito da nes– sun!\ denunzia di porcaggini pretesche: la quale denunzia, che dura da secoli, resta sempre confutata dai credenti con l'argomentazione della prima no– vella del Decamerone. Il volgo siciliano professa la massima, consacrata in un proverbio, che ciel prete si debba. sentire la messa, e dopo, occorrendo, gli si possono rompere le spalle: di li parrini seutici la missa e stoccaci li Yin-i. Non ò il prete, aclunque, che noi dobbiamo combattere, ma. l'errore religioso, col mezzo dell'istruzione scientifica. ed animando gli umili con la sicurezza di \'ita da.hl.dall'organizza– zione sociale. Così solo cesseranno le paure che fanno ricorrere al miracolo. Restando immutate le condi– zioni nrn.teriali di vita del po1>olo,se un 1>rete vo– lesse correggere <JUalche pregiudizio o predicare quanto solo dice il Vangelo, perderebbe credito e verrebbe abbandonato. Nei rapporti sessuali i Siciliani sono ancora, più che per la mafia e l'omertà, mal giudicati. La gelosia per le proprie donne non ha in Sicilia nulla di ti– pico o di eccezionale in confronto ad altri paesi della stessa ·J!:uropa civile. Eppure i Siciliani son detti barbnri perchè tengono al rispetto delle donne e lo lasciano principalmente a curare i figli e la. casaj e si attribuisce tale supposta barbarie alla. domina– zione saracena. Oh, non si afferma che i Saraceni_ vennero a portare una nuo"a civiltà in Sicilia? I Sicilinni, adunque, prima dei Saraceni) avrebbero lasciato libero le donne; e poi, nnzichè apprendere la lingua o la religione o il vestire dei dominatori, ne appl'Csero la gelosia. A queste conclusioni si sa– rebbe condotti, se fosse vero l'asserito sa.racinismo dei Siciliani. Si è affermato con una siclll'ezza che non ammette dubbi, e l'affermazione ha trovato fin posto nella Inchiesta agraria sulla Sicilia, che le donne siciliane non lavorano i campi perchè gli uomini ne sono gelosi. Le terre di Sicilia accidentate e compatte

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