Critica Sociale - Anno XIX - n. 8 - 16 aprile 1909

12G CRITICA SOCIALE squallidi rende la voce cupa e la parola spezzata e breve. Maggiore è la tristezza che ispira. nel mina– tore la solitudine tenebrosa delle zolfare. La cupezza dello spirito alimenta l'indole sanguinaria: ed è perciò più diffuso lo spirito di violenza c•iminosa tra i pastori e i zolfatari. Uno dei tratti piì1 caratteristici dell'anima sici– liana. è il particolare odio per lo sbirro di ogni di– visa. Compl·euclcsi nel nome generico di ,i sbirro 71 e nello st.csso odio ogni agente della forza pubhlica, governativa o locale 1 poliziesca o giudiziaria. J\lcuui sbirroni assmsero a fama infame: basta ricordare l'angioino Droghetto del Vespro siciliano e il bor– bonico Sah·atore lCaniscalco della rivoluzione del '60. Jn ogni sommossa primo pensiero è stato di dare la caccia agli sbirri: nel '48 e nel 'GO ne fu fatta car– neficina. Per piì.1secoli le popolazioni siciliane subirono contemporaneamente le soverchierie di tre sbirra• glie: quella dei baroni che avevano diritto di faro giustizia - e qual~ giustizia! - nella sfera della loro giurisdizione feudale; quella del tribunale del· l'[nquisir.ione, o Santo Uffizio, cli obbrobriosa memo– l'ia; e quella dei tribunali governativi, strumenti anch'essi di prepotenza contro gli umili. Erano un tempo scherani, alarii 1 algonzi11i, ecc., oltrechè birri propriamente detti ; poi furono compagni d'ai·mi, gemlarmi, prezzolali, ecc.: tutta canaglia venuta fuori dalle viscere del popolo per vendersi ai signori e alle autorità. nell'opera di oppressione contro il po• polo stesso. Il brutale godimento cli soverchiare il proprio simile spingeya e spinge tuttora ad ar– ruolarsi nella sbirniglia, contando sul rispetto al bottone. I feudatari, per ayere rispettate le loro terre dai malandrini, dànno tuttora la difesa di esse a gente venuta dal malandrinaggio stesso; e questo, in compenso, si rifà sugli umili, avendo assicurata l'alta protezione barnnale presso l'autorità. Ugual– mente pensò il Governo borbonico di arruolare nella Polizia gente della malavita, che sapesse conoscere e sorprendere quelli della stessa risma che restavano a scorrazzare le campagne. Avveniva invece che sbirri e malandrini spesso fraternizzavano e restavano entrambi ad opprimere la gente pacifica. - Certa– mente la Polizia non è più in Sicilia quella di un tempo; ma essa, con forme più attenuate e. più le• gali, spesso preferisce di servire i grandi a danno degli umili; e gli umili di conseguenza conservano ancora l'antico odio contro la sbirraglht. Dall'odio per lo shirro e per ogni agente della forza pubblica si risale direttamente alla diffidenza per la giustizia~dei 'l'l'ibunali e delle autoriti\ poli• tielle ed amministrative, e si arriva alla massima che l'individuo offeso la soddisfazione, ossia la ven– detta punitrice, se la deve pigliare con le prnprie mani. Tale diffidenza rinforza il sentimento cli omertà favoreggiatrice del delitto, per cui davanti i 'l'rihu– nali, trattandosi di omicidio, si professa il principio che il morto è morto e si deve dare aiuto al vivo. I banditi, fra cui restò celebre più di tutti 'l'esta– longa, spesso hanno vivissimo il senso di odio verso i ricchi e di pietà per i poveri. La setta dei Beati Paoli ave\·a assunto il dit'itto di vendicare i dP.boli dalle prepotenze dei forti ; ma per far ciò scende• vano anch 1 essi ad opere criminose e parziali. La clitticlenr.a...verso ogni azione di Governo, che non sia di favoritismi o, nl massimo, di beneficenza, ha generato nel popolo siciliano uua quasi invinci• bile assenza di coscienza ·politica. :Non per incapa– cità. intellettuale, ma per indifferenza anarcoide, o per desiderio di {quiete arcadica, o per rassegna– zione a la~ciarsi guidare dai grnndi, rifugge la massa dal partecipare alla ,,Ha politica, lasciando questa come mezzo di predominio alle esigue mino- ranze di avventurieri. I Siciliani sono acuti e cl iffi– denti, come li definì Cicerone; ciascuno spera di essere pili accorto degli altri; molti sono costretti a rubare per non essere rubati. Ciò evidentemente crea la mancanza di spirito di associazione. 1 pro– verbi soccorrono a consigliare che ognuno si chiuda nel proprio egoismo o nella propria umiltà.: Casuzza tua, faculareddtt to - Lu sceccu zoppu, si godi la via - 1 Un ti 'mmiscari, 'un ti 'mpicciari, 'mi fari ben·i, chi uwli tinni veni - Cui ha guvirnatn guvnwa. - rl'utti gli uomini che salgono in potenza politica in Sicilia sono, più o meno, la negazione della sicilianità, quantunque qualcuno di essi spesso si arroghi il diritto di 1>arlarc a nome dell'Isola; per converso due ge– niali interpreti dell'anima siciliana, Giovanni ì\'leli e Giuseppe Pitrè, sono stati anche. dei più completi apolitici che sieno esistiti dftll'epoca della pietra fino a noi. Basta ricordare le fanciullaggini messe in versi, sugli straordinarì avvenimenti politici del suo tempo, dal :Meli, che pur merita ammirazione per l'altissimo ingegno ,po{!tico in altri soggetti. La sola associazione possibile in Sie-i\ia fu finora quella delle camorre politiche, le quali sono appunto pcssibili perchè formate da pochi aderenti,. spinti dallo spirito di avventura. Bisogna confessarlo: senza di esse, cessato il Governo assoluto e restando an– cora lo popolazioni nella dissociazione atomisticn; non sarebbe possibile un qualsiasi Governo rappre– sentativo. Ad esse si sostiLuiranno solo le grandi associazioni di lavoratori con l'organizzazione degli interessi collettivi. In Sicilia, come generalmente in tutto il .Mezzogiorno d'Italia., la lotta della corrcor• renza, non trovando sufficiente campo nell'agricol• tura poco feconda e nelle industrie quasi del tutto mancanti, mette a partito, come si esprime il Cic• cotti in un suo studio sulla Basilicata 1 anche le ri· sorse <lella vita pubblica. In tali condizioni di po– vertà produttiva, il dominio sullo amministrazioni è questione per alcuni di vita o di morte. Da ciò il sorgere e il durare delte camorre politiche. Gli ar– diti delle così dette classi civili, specialm9:nte pro– fessionali, si avventano sulle pubbliche amministra• zioni per sfrnttarle a favore delle clientele; e gli arditi deTie classi infime, specialmente della cam– pa.gna, si clà.11110 al malandrinaggio. Ciò è la conse– guenza fatale della povertà produttiva mantenuta dal Jatifondismo feudale. L'elettorato è assai scarso, non solo per cagione dell'a.na.lfabetismo 1 ma sopratutto per lo spirito anar• coidt! della massn. - Che ne viene al popolo - di– cono i piÌl - dal mutamento dei governanti? mu• teranno i musicanti, ma In. musica resterà la stessa. - Ah, voi cercate il mio voto? - par che dica l'elettore al politicante ambizioso: - io non cì ver– rei a votare, non trovandoci sugo; ma, poichè mi ci tirate, pagatemi. - :Molti, che potrebbero, non curano farsi inscrivere elettori; moW, pur volendo, ne sono esclusi dalle partigiane Commissioni elet– torali, che falsano la interpretazione della legge sulla capacità al diritto di voto. Solo il suffragio universale, esteso anche agli analfabeti, può rimediare a tali gravi inconvenienti. Che prova di capacità è il misero esame di proscioglimento o il pagare una lieve imposta? Senza la meccanica. conoscenza di leggere non capendo e di scrivere spropositando 1 si può avere intelligenza naturale abbastanza per discer• nere chi tra i candida.ti rappresenta meglio la volonià dell'elettore. L'analfabeta-è forse interdetto cli fare atti di compravendita davanti un pubblico notaio? e non potrebbesi ugualmente dichiarare a voce per chi si vuol votare? la p:1.rolavoto non deriva forse da.voce? ]Ifa, detto ciò, sul suffragio universale esteso agli analfabeti, proseguiamo a rilevare i tratti caratteri– stici dell'indole siciliana) derivati da.llc condizioni materiali di vita.

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