Critica Sociale - Anno XIX - n. 7 - 1 aprile 1909

100 CllfT[CA SOCIA Lls <lei rappresentanti della democrazia italiana nel Parlamento nazionale, ma nè essi possono prefig– gersi il còmpito <li porre riparo a tanti mali, nè il paese può aspettare tanto dall'opera loro. La ri– generazione della nostra vita pubblica non può essere opera di una minoranza parlamentare e di una sola legislatura; sarà. opera. <li decennì, che si dovrà compiere col concorso di tut.te le forze buone della nostra vita sociale. Ma i rappresentanti della democrazia devono oggi iniziare quest 1 opera, ,le• vono sopratutto impedire qualunque atto che tenda ad arrestare q nesta ascensione verso una vita na• zionale mig·\iore 1 o a ritogliere qual0trnadelle con– quiste che il bisogno di libertà e di giustizia è riuscito a strappare. Se i 110 deputati dì Estrema non riusciranuo a compiere opera. positiva, il paese potrà tollerare e saprà rendere loro giustizia; ma il paese esige che essi sappia.no compiere opera. di resistenza, che riescano ad impedire qualunque nuovo attacco rea– zionario. Essi rappresentano una avanguardia, sut:. ficieutemente numerosa per tener fronte all'eser– cito nemico 1 e che deve tentare di ottenere su questo qualche vantaggio, ma, non riuscendo, non deve indietreggiare di un passo, deve dar tempo di preparare i soccorsi e di ordinare nuove schiere, a qualunque costo. Questo è il ma.udato cbe le elezioni hanno a.fii. dato alla ringagliardita Estrema parlamentare, e lo scetticismo politico che precedette le elezioni, e le contese che precorsero la fusione, avvenuta alla vigilia della lotta, delle varie frazioni della democrazia, e l'incalzare delle organizzazioni ope– raie e professionali, che non intendono) che non possono arrestare il loro cammino, congiungono a questo mandato un mònito, ed è che il fallimento delle spenmze, riposte nella bella vittoria eletto– rale delle passate domeniche di questo incostante mese di marzo, sarebbe il fallimento delle istitu– zioni parlamentari in Italia, il fallimento delle unioni popolari e della rosea e ancor suggestiva fede democratica. Questo è momento decisivo e solenne 1 di speranza, di fervore e di azione; è esperimento che sembrava già superato e che non potrà più riunovarsi. Ora o non mai! Arezzo, 22 marzo 1909. FELTCB CER.Arnco1,A. SOCIALISTI EREPUBBLICANI INROMAGNA Ora che la battaglia elettorale è terminata, sarà bene spiegare i motivi della intransigenza romagnola ai socia– listi italiani, i quali hanno potuto - da lcintano - so– spettare cbe Il nostro atteggiamento rosse dettato da cause non gravi; più che da necessità 1 da una somma di risentimenti per torti ricevuti. La storia del socialismo in Romagna si può dividere quasi nettamente in tre periodi. li primo periodo ò quello dell'lnternazionale; periodo eroico, di lotta violenta contro i due ostacoli che con– trastavano il nostro sviluppo: Governo e repubblicani. li primo dipingeva come malfattori gli internazionali– sti allo scopo di épate1· les bourgeois, e li perseguita.va in tutti i modi per mezzo della polizia, sequestrando regolarmente i loro giornali e impedendo qualsiasi pub• blica manirestazione. I secondi, come quelli che avevano tenuta costantemente accesa la ftaccola della rivoluzione contro lo straniero, e tanti sacriftct di uomini e di de– naro avevano fatto per la liberazione della patria, non potevano, nazionalisti flno alle midolla delle ossa, non reagire alPinternazionalismo. Ne vennero lotte aspre, e, più che aspre, feroci, le quali insanguinarono spesso questa terra generosa. li seme gettato dagli internazionalisti ha fruttificato, ma certo essi erano di una tòmpra ben forte, se hanno potuto, facendo sacrificio della loro libertà. personale, della loro condizione economica, della loro esistenza stessa, riuscire nel proprio intento. ... Coll'assassinio di Pio Battistini, avvenuto a Cesena il 7 settembre 1891, incomincia il secondo periodo. L'ese– crazione per quella uccisione fu tale, che condusse a una generale sollevazione di tutti gli onesti contro il partito repubblicano dominante, e presto venne cacciato dal potere. Rammentiamo qui che, nel 1892, a Genova, si formava il Partito Socialista, colla separazione dagli anarchici, o meglio colla loro e!lclusione, e incominciava il movi– mento di organizzazione con carattere schiettamente pro• letario. I repubblicani da un lato - offrendo tolleranza, rispetto alle opinioni altrui, moralità. - riuscirono a placare gli animi esacerbati dei socialisti e ad aggiogarli - colla scusa del popolarismo - al loro earro. E dei voti socia– listi si servirono per riacquistare il potere, e, avutolo, tennero nelle condizioni di Uberto, per dir così, il gio• vanissima e ancor debole nostro partito. Iniziarono anzi un sistema cbe durò fluo a oggi: accarezzare i socia.listi quando c'era bisogno di loro i fare appello alla " santa democrazia li quando erano_ in pericolo - dare il calcio dell'asino a cose accomodate. Per il bene della democra– zia tutto il peso, tutto il disagio, tutti i sacrifici furono i nostri. Dall'altro lato compresero che le masse lavoratrici delle città e delle campagne, rimaste loro fedeli nelle Fratellanze e nelle Società di Mutuo Soccorso di cui essi avevano le redini nelle mani, stava.no per abbandonarli, attratte dalla potente voce dell'organizzazione di classe. Ed allora si diedero alacremente all'opera di organizza– zione, dapprima combattendo il metodo della lotta di classe ed erigendosi a sostenitori della proprietà. privata; in seguito accettando tacitamente la prima, sotto l'im– pulso e la volontà dei lavoratori da essi medesimi orga– nizzati, e sottacendo della seconda, come di questiono non impellente, rimandabile alle venture generazioni. Il u popolarismo li si accentuò sempre più. Ad ogni ere– zione, i repubblicani facevano appello alla causa demo– cratica, e noi continuavamo a fare i u facchini elettorali 11 per chi ci combatteva ed ostacolava il nostro cammino. Intanto però, il nostro partito da bambino si faceva adulto e, a poco a poco, conscio della propria forza cre– scente, male adatta.vasi a rimanere nella condizione di assoluta inrerìorità nella quale era tenuto, male sop– portava i palesi segni di dispregio onde era gratificato da coloro che aveva contribuito a risollevare. Ne venne una freddezza ·di rapporti, un malumore, e poi un 1 ostilità sempre più forte. Si aggiunse qualche fatto di autoritarismo, di prepotenza, di settarismo piut– tosto gravi, e la. misura ru colma. ... Ed eccoci entrati nel terzo perlodo 1 l'attuale, iniziatosi il 13 dicembre 1908,giorno in cui i socialisti di Romagna 1 adunati a Congresso in Forlì, con 5500 voti contro 500, stabilirono doversi adottare una tattica rigidamente ener– gica ed intransigente. Il voto di Forll parve ai nostri

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