Critica Sociale - Anno XVIII - n. 13 - 1 luglio 1908

196 CRITICASOCIALE dui della lotta agricola e della resistenza padronale, ma anche per fermare preventivamente questo: che, ,•itto– rioso o vinto Io sciopero, osso non potrà. esser addotto a prova nè pro nè contro alcuna tattica o alcuna tenden~a o alcun metodo. Forse gli attuali condottieri di quel movimento diranno, vantandosi, che ottimo è quel loro metodo, consistente nel non averne nessuno. Ma, a parte che l'avversione a ogni preconcetto o ad ogni apriorismo non deve con– durre a un empirismo da sonnambuli, non è vero che un metodo - e a doppia faccia - essi non l'abbiano. Ed è in questa duplicità l'errore e la colpa: è nell'aver un metodo verbale e teorico, in permanente pugilato con l 1 azione reale: è nel compiitcersi di un frasario, ri– tenuto utile per far giocare la molla del sentimento col· lettivo, ma che ba bisogno continuamente di noto e di postille per non e:iser frainteso. Quindi il grosso voca– holario quarantottista contro la borghesia e contro gli avversarì e contro le loro prepotenze, mescolato a pi– stolotti evangelici al lattemiele sulla necessità di amare i nostri nemici e di esser tanto più buoni quanto pili es3i sono malvagi; quindi il ruggito del leone proleta– rio che sta per saltare d'un balzo nel nuovo mondo so– cialista, misto al belato della pecora che attende tran– quillamente dalle indefettibili evoluzioni delle cose, e dall'automatico svilupparsi del sistema, il Paradiso del– l'avvenire. Si direbbe che questi pastori d'animo, rivolo-inte– gro-sentimentali, voglian trattare il proletariato come Donna Prassede trattava Lucia quando s'era fitta. in capo di farlo dimenticar Uenzo: che mescolava. i rabbuffi e le sgridato agli amorevoli consigli e alle lodi, operando sulPanimo in tutti i versi j o come certi medici eclettici, che ordinano in una stessa ricetta le medicine più sva– riate e contrarie, calcolando che si neutralizzino a vi– couda, o no esca una rosultante buona por il paziente. Citerei - se fosse qui il luogo - qualche saggio gu– stoso di un siffatto metodo complesso e V<!ramenteu in– tegralistico 11 , elle somministra al popolo astringouti per bocca e serviziali dal\laltra parte j perchò i icttori viri– conoscessero i caratteri di una malattia diffusa ben più largamente che nel solo Mantovano: della malattia onde sono affetti tanti socialisti, che, in conclusione, non sono ancor tali; che del socialismo e dell'azione socialista fra il popolo non hanno compresa la essenza positiva, e chiamano, nel loro interno, quietista il linguaggio della realtà e del senso comune; che distinguono ancora, nelle masse 1 fra sentimento e ragione, e frustano il prilho fi– dando poi nel freno del la seconda; e non trovano la formola e il tono giusto della verità che sappia parlare contemporaneamente a<l entrambi 1 perchè non hanno in loro stessi quella limpida e onesta unità di coscienza intellettuale e morale 1 che li faccia essere sostanzial– mente i medesimi alla tribuna del Comizio e nono scio– pero, al giornale e nella. Commissione per le tariffe, al tavolino e nella piazza. Il problema del socialismo 1 e rlegli errori e degli on– deggiamenti delle folle, è sopratutto in questo problema morale dei capi. Nessun meto<lo 1 adunque, nel senso non di pedanteria accademica, ma di eonsapevolezu vigile e pronta, può attribuirsi a questa marcia lenta e a zig zag, interpolata di contromarcie, del proletariato agricolo mantovano: il quale però, bene o male, e nonostante i socialisti, eam• mina e, so non va sempre avanti 1 por lo meno si tiene in esercizio. È veramente mirabile a vedere, come l'istinto dell'or– ganizzazione e dell'agitazione permanga e sorviva, mercè profonde radici nascoste, e come il movimento di quel popolo campagnuolo resusciti e ritorni, simile all'erbe e ai fiori e alle fronde, dalla terra che lo alimenta.. E quel che rende più deplorevole e grave la colpa di chi doveva, e non seppe o non volle, dar a. questo spon• taneo germinare di vita. la continuità, l'organicità, la coscienza, è il fatto che il :Mantovano, pil1 che altro Pro– vincie, e assai più che Il Reggiano, potrebbe esser campo di una tipica organizzazione agricola proletaria. Per na• tura del suolo e per ragioni storiche 1 il Reggiano ha una mezzadria tradizionale e florida, refrattaria quasi del tutto all'opera nostra. Il movimento economico è dato quivi da molte Cooperative di consumo e di lavoro, fra operai e fra braccianti per lavori speciali non agricoli (sterri, arginature, bonifiche, ecc.): ma. poche sono le Leghe di lavoratori della tcrra 1 perchè scarsa la mano d'opera avventizia. Nelle plaghe della Provincia dove que3ta categoria e'è, l'Associazione prese la forma di Cooperativa per l'assunzione di affittanze collettive. Nella maggior parte della Provincia vige la mezzadria. }~quando, a proposito dello sciopero del Parmenue, i dilettanti di sociologia comparata, per dar addosso ai Sindacalisti, citavano il Reggiano e la pace continua delle sue campagne, dandone il merito ai riformisti seguaci di Prampolioi, essi ci attribuivano una lode che non ci spetta. La rarità. di scioperi agricoli in Provincia di Reggio dipenrle, assai più che da un metodo, da un fatto: dal fatto della diffusa e vigorosa mezzadria, nella quale viene, in parte, abolito o attenuato, e, In parte molto più grande, dissimulato e naRcosto il conflitto d'interessi fra padrone del suolo e coltivatore del suolo. Dove si vede che, quando si gode buona fama, si ri– ceve lode anche di ciò, di cui non si ha merito ! Nel :Mantovano, sì, invece, abbonda un vero e auten– tico proletariato agricolo, da farne un esercito formida– bile e saldo: al quale si poteva metter attorno e alle spalle, come ausiliario e difesa, un ceto di piccoli colti– vatori (proprietari e affittuarì) pencolanti, per colpa di noi che non li sappiamo attirare, tra il pesce grosso, al quale temono di ribellarsi, e il pe&copiccolo, proletario, cui si sentono attratti dalla solidarietà sostanziale delle sorti. E che ottimi elementi (contro l'opinione corrente) si trovano fra questi modestissimi agricoltori, che hanno, pur nella loro povertà, una relativa indipendenza eco– nomica ed intellettuale! Di quanto aiuto reciproco po– trebbe essere lo stabilire con loro dei buoni rapport-1 di vicinato, e che opera profondamente socialista, in sè e per la propaganda, sarebbe quella di unirli in quelle forme consorziali, il cui fatto e i cui effetti giovano alla educazione o alla persuasione socialista più che qua– lunque predicazione verbale! Ma quanti anni di esitanze, e quante discussioni 1 in– vece, nei Congressi e nella. pratica quotidiana, per sapere se il nostro parUto dovesse o pote~se, senza violare i Vangeli, occuparsi anche di quell'artigian.o della terra, che poesiede lo strumento e la materia del suo misera– bile lavoro, o che pur tuttavia non è un proletario 1 a mente del Codice d'un marxismo mo.l inteso 1 Quanti preconcetti 1 quante schifiltosità, quanti pudori e quante paure, prima di accostare questi ceti o questi individui, che sarebbe a un tempo giustizia e interesse destare e redimere insieme coi lavoratori avventizi! l socialisti mantovani, con la loro propaganda demo• cratico-demagogica assai più che " socialista n, avevano

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