Critica Sociale - Anno XVIII - n. 13 - 1 luglio 1908

CRITICA SOCIALE 195 nuovo, chiudendo quello degli errori e degli sper– peri); ma bisogna essere sicuri che si può spenclere e sapere fi110 a che punto si può spe11clere, date le condizioni ed i bisogni elementari del paese. Se v'è posizione democratica, radicale, patriottica, è questa; ed ahimè! i nostri l'hanno smarrita! Non l'herveismo parlamentare noi chiedevamo all'Estrema: la fase che battezzava improcluttiva ogni spesa mi– litare è ormai superata per sempre. Baluardi ed artiglierie occorrono per la nostro. difesa, e bene sta; ma come votarli prima cli avere la visione completa del fabbisogno militare, prima di saggiarne la so· stenibi!ità pel bilancio dello Stato e per quello della Nazione? Chiedevamo che il problema militare fosse posto in modo esauriente e nuovo, corno si addice a forze di riforma. e di rifacimento; fosse ricondotto alle grandi correnti del pensiero politico, non con– siderato misticamente come un qilia superiore ed esterno ai partiti ed alle forze economiche j fosse armonizzato e graduato con gli altri che io chiamai "bisogni concorrenti ,n non meno indispensabili alla consenazioue ed alla vita del paese. Cosa possiamo spendere noi? e quanto, di questo, destinare al bi– lancio della guerra, e quanto al bilancio della pace sociale? Domande senza risposta; " votate intanto e non discutete n· Dalla negazione sistematica, per preconcetti teo– rici, del bilancio• militare e dai luoghi Mmuni del disarmo e del pRcifismo, l'Estrema non ha saputo attraversare, unita, il secondo momento - l'antitesi hegeHana - che, riconosciuti necessari gli ordina– menti difensivi, procede al loro studio e alla loro valutazione. Messo il naso nel tecnicismo militare, una parte della democrazia rischia. di sperdersi e di farsi assorbire dal vecchio tradizionalismo; e non è ancor giunto il terzo momento - la sintesi, per dirla sempre hegelianamente - in cui le questioni della. difesa sieno considerate come elemento inte– grante di una rinnovata concezione sociale, dove giungono altri impulsi di vita, cui bisogna pur prov– vedere. Non, per apriorismo, dopo, come non prima dello altre questioni vitali di uno Stato moderno. Jnsieme alle altre, e con le altre graduata in un programma chiaro di bisogni e di mezzi. Si è perduta una bella occasiono di essere ra– dicali. Eppure io non credo che il divorzio dell'Estrema sia irreconciliabile; e sia preclusa ogni via a ripren– dere, tutti insieme, il buon cammino. Leonida Bissolati ha gettato un ponto ai radicali, augurandosi di trovarli uniti agli altri cl'rnstrema nella questione della forza bilanciata. Hanno am– messa, indifferibile d'un sol giorno, la spesa per i baluardi e le artiglierie; hanno creduto, por la si– curezza del paese, di non poter rimandare questa spesa all'esame organico e completo di tutto il rias– setto militare. Ma il problema della finanza e delle riforme risorgerà imperioso, subito. Qunndo a questo antipasto ed a questo primo lotto di milioni, segui• ranno le altre proposto per la ferma, per l'esercito stanziale, per i petti ohe devono star dietro le for– tezze ed i cannoni, bisognerà pure affrontare la larga discussione dei mozzi di bilancio clis1>onibili,delle spese tollerabili, dello. quota destinabile alle difese, <lolle altre urgenze della patria. Non si 1)0trà più trincerarsi dietro una generica dichiarazione cli voto; e ai presenterà il bivio tra il giolittismo, che può anche offrire portafogli, e l'opposizione pugnace, o meglio: tra il vecchio liberalismo e la democrazia sociale. Si vedrà allora chi saranno gli artefici della diga contro le riforme. II dissenso sulle prime spese, già votate, può li– mitarsi ad un apprezr.amento diverso di dettaglio, e può essere giustificabile e sanabile, purchò l'orien• tnzione sia netta sulla questione definitiva. Dighe non ne vogliamo. A fianco delle spese mi• lituri vogliamo le II riforme sociali che costano ,,. Dipende dai radicali che questa orientazione faccia ripiombare 11ell 1 herveismo diniegatore, o formi il noc– ciolo, fruttuoso e fecondo, di una politica fattiva, che può diventar nnche di Governo. Dipende dai radicali sciupare o no la piattaforma delle prossimo elezioni. Pensatoci, amici. Noi possiamo apprestarci ai CO· mizi elettorali, con un programma che sia veramente i0otito dalle masse, smuovendole dal torpore e te– nendole lontane dalla irrequietezza anarcoide. Come abbiamo fatto i blocchi sul terreno amministrativo, sulla base delle riforme pei consumi, possiamo fare il blocco più grande, politico, ma solo sulle basi cli ri(ormo effettive e profonde, che vincano lo scetti– cismo destato dal giocherello riformistico senza quat– trini, e smentiscano i dileggi sindacalisti. Noi pos– siamo s crh•ere nella nostra bandiera: le pensioni opera.ie , l'istruzione per tutti, la semplificazione della burocraz ia, una politica vigorosa di la\'Oro. Senza. idea di rinserrarci nella torre d'avorio di una Estrema una. e trina, senza perpetuare il dogma delle colonne d'Ercole dei tre partiti popolari (contro cui insorsi or ò u11 anno), potremo, sulle basi del progrnmma, tenere i contatti con elementi liberali, potremo gettare il germe di accordi ruturi, nella spern.nza di porre fine all1assurdo di un Parlamento che è un uomo. Ma, per tutto ciò, occorre che non si elevi fosca, a vietare ogni passo per le riforme, la rliga di spro– porzionate spese militari. Se i radicali lavoreranno con le loro mani ad eri– gere la diga, cacceranno socialisti e radicali in una agitazione che, non avendo speranza di penetrazione immediata 1 sarà violenta e dissolvitrico. li suggeri– mento di Ettore Ciccotti, che vuol fare dell'antimili– tarismo la nota rtominante del partito socialista, sarà trionfante: e, mentre il riformismo mdicale non na– scerà mai, sarà ucciso il riformismo socialista. Quale sarà il domani ? ir1mcc10 RUJNI. LACRISI DEL SOCIALISMO MANTOVANO IX. li sonnamlmlismo tlello " mosche cocchirre,, - I,:, 111rnrn dei non vrolctari -- Quel che c'è e quel che ci potrebbe essere. .Mentre scrive questo nono articolo di analisi sulla criid - o sulle crisi successive o periodiche o croniche - del socialismo mantovano, i contadini di quelle terre iniziano una lotta Importante contro i padroni, special• mente su questi punti o per questi scopl: dl impedire ai proprietari di oludere le conquiste fatte noi campo dello tariffe, riducendo nl minimo i lavorl e disoccu– paudo la mano d'opera: <li salvare, altresl, dal boicot– taggio quegli elementl pili combattivi ecl arditi, che i padroni puniscono, per la loro azione ngltatrlce o orga– nizzatrice, col castiJ:O della fame, e con l'iutonto dico– stringerli nd emigrare. L<iooro co1iUnuativo od Uf!ìcio di collocam,c1tto, che assi• curi sempre ed a fotti una relativa ed equa occupazione: questi i postulati sostanziali dell'agitazione presente, che, quando queste pagine uscì ranno in luce, nuguro già vit– toriosa pei lavora.tori. Ma allo sciopero dello campagne mantovano io ho ac– cennato, non solo por rilevare duo aspetti gravi ed ar-

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