Critica Sociale - Anno XVIII - n. 13 - 1 luglio 1908

CRITICA SOCIALE assorbito nncora troppo nelle interne contese. Chi avrebbe potuto imaginare per P.sempio (già lo rilevò il Bissolati nel Tempo) una batbglia più tenace, più nutrita e più aspra del gruppo socialista sulla legge dello Stato giuridico, in quei giorni nei quali la situazione del Parmense minacciava così acuta e tragica conflagrazione? Della quale situazione e mi– naccia - dato l'atteggiamento del Governo e dei Partiti - non era utile a noi, nè prudente, portare, più che non si è fatto, il contraccolpo alla Camera. Quella situazione oggi mai può dirsi risolta: ed è lecito sperare che la dolorosa agonia della solu– zione - così conforme a quella che chi scrive pre– sagì facilmente nel suo ultimo discorso di Milano - sia una soluzione altresì dei dibattiti interni del partito. Il periodo delle dispute teoriche dovrebbe, alla prova eloquente dei fatti, ritenersi ormai chiuso, come son cessa.te le arnbagi cui lo stato di guerra ci costrinse per tutti questi mesi. D'altro canto, siam venuti ad un punto, in cui il disinteressamento del paese pei suoi grandi problemi p0iitici potrebbe e dovrebbe cessare. L~approvazione delle spese militari pone brutalmente alla nazione un formidabile dilemma, al quale non si sfugge col nasconder il capo sotto l'ala per non vedere e sentire: il dilemma fra una politica di civiltà e di riforme e una politica di rinuncie e di sacrifici, a tempo inde– terminato, sull'ara del Moloch della guerra. Più lunge l'amico Ruini - coll'autorità che gli viene dall'ap– partenere alle giovani schiere del partito radicale - offre al sofisma, pel quale i radicali parlamentari accettarono le maggiori spese militari, col pretesto ch'esse sono necessarie, seiw;a affidamento veruno di equivalenti economie, un'ultima via di riscatto. Per altro, essi dovranno persuadel'si che quella via è proprio l'ultima e che più in là non vi saranno altri scampi. Siamo tutti messi ad un muro. Le proroghe, le tergiversazioni, le abilità hanno esaurita ogni virtù. Sia che dai futuri comizi ci dividano pochi mesi o ci divida un'annata,noi siamo,già 1 per forza di cose, nel nuovo periodo elettorale. E tempo di impostare i problemi, di porre e di illustrare i programmi; di ordinare le forze per la battaglia. Ogni giornata per– duta può costarci un rimorso. Se gli uomini di idee e di fede sono alfine convinti che l'equilibrismo gio· littiano, quali le condizioni parlamentari presenti lo fanno, ò l'eterno rinvio dì ogni soluzione feconda dei maggiot·i problemi nazionali del tempo nostro; se gli impiegati, sferzati e derisi, se i lavoratori, cui si negano tutte le riforme che costano e ch'essi han diritto di ottenere, credono l'ora venuta di uscirn dagli sterili dibattiti interni, per volerle, quelle ri– forme, ed imporle i tutto si può ancora salvare. Si salva oggi, non si sah·erebbe domani. Il pro• blema militare non si risolve colla discussione teorica sulla necessità delle spese e sul limite loro: questo si può spostare all'infinito per eccellenti ragioni di– plomatiche e tecniche. Si risolve unicamente col preconcetto testardo che, oltre un dato limite pre– fisso, non si debba andare. Si risolve per la concor• renza degli altri bisogni, delle maggiori esigenze che alle esigenze militari debbono attraversare la via. Si risolve col fatto che le esigenze civili siano più sentite, più vive, più prepotenti delle esigenze mi– litari. li riformismo socialista non è altro - (altro non dovrebbe egsere, fra le classi borghesi, un radicalismo moderno e sincero) - che il suscitato sentimento, lo studio approfondito, l'affermazione gagliarda, della preminenza di cotesti bisogni civili - la scuola, i servizi pubblici, l'arricchimento del paese, le leggi sociali - e dei mezzi coi quali socldisfar1i. Ma con– viene ch 1 esso, di verbo, diventi azione; di aspirazione, movimento; di teorica, fatto. Conviene che gli inte- ressati si raccolgano, si muovano, premano, irrom– pano, colgano alfine la vittoria. Domani, a cose fatte, impegnati i bilanci, precipi– tati i miliardi nella voragine, sarà tardi tentarlo. Riformismo e democrazia saranno il ricordo di una splendida speranza fallita. LA CRITICA SOCIA r~E. LA DIGA Minaccia cli levarsi e di sbarrare le ondate di aspi– razioni, che muovono dalle nostre campagne, per reclamare le riforme che costano. Con la votazione delle spese militari - primo lotto - 18 voti con– trari - mentre il vulcano di Parma non è an– cora spento, la Camera ha detto in anticipazione no alle spese concorrenti per le pensioni, per l'istru– zione, per i lavori, per tutto ciò che è destinato a mettere in valore il nostro paese ed a preparargli una di quelle fasi di equilibrio dinamico che sono possibili, come tappe, nelle lotte tra capitale e lavoro. Leonida Bissolati ha magnificamente delineata la pregiudiziale finanziaria ed economica; ma la Camera non lo ba seguìto, nemmeno come discussione. E, mentre l'amico nostro, con una impostazione volu– tamente nud~ e rigida., tutta nerbo e tutta acciaio, incideva il dilemma immane che incombe alla vita italiana, la Camera ha frettolosamente votato il primo lotto di spese militari, evitando con ogni studio quel problema di finanza, che pur doveva esserne l'ossa– tura e il presupposto. O non bastano per la situa– zione firrnnziaria le fiacche dispute di una seduta mattinale, durante il bilancio d'assestamento? Dopo il gioco cinematografico del roseo di M. Ferraris e del grigio di Rubini e di Alessio 1 il Parlamento, quasi avendo paura di scrutare il domani, ha cer– cato di isolarsi in una vibrazione di patriottismo ed ha avulso da ogni altro il problema militare, facen– done un feticcio ed un tabu, indiscutibile ed indero– gabile, per suprema ragione di difesa e di vita. Non bella di impeto schietto ed orgoglioso, anzi timidetta e quasi vergognosa, la vibrazione patriot– tica ha però stroncato pregiudizialmente la pregiu– diiiale finanziaria; e i radicali si sono staccati dal– l'Estrema, sperdendosi nel vasto grembo gioli ttiano. Uno solo, il Pennati, ha votato contro; i finanzieri della compagnia, che a,•evano fatto le Cassandre del disavanzo pochi giorni prima e si erano opposti. alle ferrovie strategiche, hanno taciuto; e l'on. Sacchi, veramente con grande nobiltà. cd accortezza d'uomo di Governo, ha rnoth•ato l'atteggiamento del Gruppo i ma con discorsi, che, stretti stretti, si riducono iu sostanza al solito ritornello: (j con le necessità non si discute ,,. Quali gli effetti e le ripercussioni dello scisma. nella già microscopica rappresentanza della demo– crazia al Parlamento? Non credo che tutti i giovani, che militano nel radicalesimo, per l'aspirazione ad un migliore radi– calesimo, saranno coi loro deputati. Ripugna troppo al nostro spirito d'esame e di critica il diniego ad accogliere la discussione, offerta. dal Bissolati. Non si può votare spesa alcuna, anche la più sacrosanta, senza commisurnrla alla capacità del paese, senza corriferirla alla graduazione dei suoi bisogni. Pro– prio nel momento in cui tendevano a dimostrarsi uomini di Governo, i deputati radicali non hanno documentato di veder dritto e lontano, in quel fu– turo che deve essere il loro; e si sono mescolati al gregge che va alla deriva delle spese militari, oggi, come andava ieri. Non basta essere sicuri che si spende bene (possiamo anche dare per dimostrato che la Commissione d'inchiesta apre un periodo

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