Critica Sociale - Anno XVIII - n. 7 - 1 aprile 1908

CRTTTCASOCIALE sua foroliì1 di ::!OIIN<' g-li ~potbroli n:tturnli, di ~n– starr lr produr.ioni <lelrartf', di int('l'CSSflrlii profon– <lamrnf<' fllla scirnza e ;li prohlrmi spcrulativi. Chi a tutto rii, prel'Ni::icr il lnvoro 1 rivrlf\ 1111n mcntalit;'1 inf'C'l'io1·e r hasirn. Sicchè colui eh<', essendo ricco o :1.~into, ro11tin111t nel suo la\•oro (sempre inkso comr sfor,.,o di1·('tto all'ncquisto di hrni ('ron omioi), mr rita. non g-il\ l'a.mmirirnione che g-li trihutfL la.mora.lo cor– rcntr, nm il disp1·czw che ilovc colpire chi t'· in ca– JHicc di gustare una più nohilc o dìsintrrcssata at– tivitì1, <'hi ha lasciato estinguere le sue fitcoltit. su– prriori e non è piìt ntto a trovnr piacere se non nrlln ripetizione d'una serie di opernzioni ormai di– vC'ntnta mN•cnnica. Lti ,·ibi dell'uomo è un haleno fra <lu<' infiniti di nulla r di tcnchre; quanto gretta e meschina è l'c• sistenza di chi ai esnuriscc nel proprio lnvoro e non sa vt•dcrr un palmo dì h\ dal proprio llOVPre profci-;– Rio11nle !... li lavoro dovrebbe essere oseg-uito colh1 roscirnza clclln sua nessuni~ im1>orta nzn, colla co– R<.'if'nzache eiJso è una schiavitì, trh ·ia.le imposta all'animn nostra. 1:; ridicolo che alcuno si vanti di compiere nel lavoro " il suo dovero ,, o di dedicar– visi prr intero; ciò basta anzi a provare la sua in– ferioriti,. 1':~li non "ede il dovere di destinare il hrevr lampo di consapc,•olezza. di cui disponiamo a <iHalcos1\di piìt alto: alla. meditazione dei problemi dell'univerSo, nlla ricerca e al ripensamento delle verib'Lprime, all'arte, all'ammirnziono degli spettacoli natu,·:di. Così pure, è altrettanto piccolo l'orgoglio di aver percorso una carriera unita,, continua, coe– rc.rnte, inintel'l'ottamcnte asce11de11tc. J,;, inv-ece, indizio di animo superiore interromperla, comincial'lle un'al– trn, 11011 considerandola e non servendosene che come ili uu meschino strumento per il pnnc, guardandosi anzi h('ne dal prenden-i amore e dal lnsciarsene così irretire ocl assenire. Quale fu lri rarrirra, di Spinoza, di l•!mrrson, di Walt Whitman ·~ ~on adnnque nella tensione lahoriosn, che ci as– ~orhe hl vita e la. libertà, ma. nel tranquillo racco– ~limento dello spirito, sta l'ctkn u111ru1a, il supremo nostro dorere. l•]d è qLLcsto concetto (che non è nè cristiano, nò pa.gnno, ma che è comune a tutti i più grandi pen– satori <li tutti i paesi, di tutte le genti, di tutte le eHt) ohe fornisce al socialismo una base assai più solida di tutte le mute,·oli e cangianti teorie econo– miche; è anzi esso il solo che offra una hase perenne al socialismo, µerchè da esso rampolla la necessità inelutbthile che, siccome ogni uomo è un'attività J>Si<'hica,così la dura soma del lavoro dehha essere (b. tutti sopportata, affinchè si renda il pili lieve possihilo per ogni singola individualità; o che i frutti del l avoro, necess11r'ì a concedere Il\ libertà. dell'eser· cir.io dolio spirito, vengano ad ognuno equamente distl'i buiti. JI presente ordinamento è sopratutto in– ~iusto e conc\annevole in quanto costringo la grande magg'iornnza degli uomini tld abbrutirsi col lavoro, mc>ntrc la ,•era restaurazione sociale dc,•c consistere nel regolare i rapporti umani per modo che tutti u~ualmcnte sottostiano al lavoro perchè ognuno vi si sobbarchi il minor tempo e sia libero il pilt lungo tempo possibile. TI socialismo è appunto il sistema che meglio d 1 ogni altro garantisce a tutti la massima 1)0ssihilo liberazione dello spirito dal lavoro, quello che promette a tutti il diritto all'ozio, come disse urrn voltn. il .Lafu.rgue in un opuscolo, forse più pro– fondo ne' suoi significati cli qun.nto non fosse nella mente stessa dell'autore. ~ soltanto nella misura nella quale è sentito questo bisogno di liberazione dello 8pirito è possibile l'attuazione ciel socialismo, perchè solo allora ht maggior quantità di denaro e la maggio1·c libertà possono avere una rlestinazione non volgare o socialmente dannoso. . .. rn IC'mpi di fcror<' arrirismo f' di C'RalbzionP tiri l'atlivitì1 <',.::;trriorr, la vorr lnicnm<'nfr mislirn di <:iusrppt' \{('11~i 1 invitante nll:1 m<'ditnzionr <'Outrm– plaUv1L tlf'I mondo, fa.rìt rcrto nei piì1 l'rffplto di unn voce stonata cd n.nacronii,iiirn, orn0si:1rtdn. 1111 C<.'<.'C'ntriro ammiratore del hucldismo o (i('] monn– chismo mc>dicvale, sperduto in mc>zzo a noi. l11,·et·P 1 a l)en C'Onsidemre, il ragionamento d('I Rensi, si:1 pure in unn forma un po' panulossolr, l'ù11tie11e un lemho ili vero r uno sprazzo fnl~i<lo di ori~inaliti1 <.'hc 11011mC>rifnno di andnr SC'polli sotto lo !-ltr:110 di un ~indi:do frcttolosamentr supcrfi<'ialf'. Rr, infatti, tla 1111 lato, prima(• nr<'einmrio vivNr r poi filosofarC' 1 dall'altro, 11011 t•On\'iC'ne dimcntirar,, che hl vihl ha. ,•alori ideali che vanno nmorol-lamentr coltivati e ~closamente custoditi, aHrimc11ti 1 prr vi• vc1·e comC'ohessia, si risohiit di perdere lo raµ;ioni stesse della vita: 1wopfer 1iitcw1, vivr11di mnilfer,, r<mssa.<1. ,a. vibt (, illusione, ijllSUl'l'fU10 i JH'H~imisti; ma quale triste i llusione, d iciamo noi, la. vita. di un uomo il q111lleha passa.to il meglio del suo tPmpo a ripeter(' meccani camente unn. serie monotonf\ di atti, lontani da qualsiasi luce intcllettunlC' ! 8 1 per nitro riflesso, ammes!:lo pure chC' il llenRi dia al socialismo una bllse fìlosoficn troppo Yag-n e indeterminata e che la fonte inesaurihile della rin– novnzione socialistica si trovi, non in una gencrirri ingiustizia che potrebbe essrr e di tutti i luoghi <' <li t.uttc lo etÌl, bensì in quella particoln.rc e .~perifìm ingiustizia che è propria drl mondo civil e <'ontem– poraheo e che promana dnl conflitto <lolla cla!-is(I cnpitf\listicn con quella salarinta, contlitto che ef– f{'ttua la giustizia, mano mano che ~li intcl'essati l'lOno chiamati a risolverlo; anche ammesso che in o::rni ordinnmcnlo socinle vi saranno uomini specialmentr dediti per temperamento alla !:!pcculazionc astratta e altri all'attività pratica ed esteriore; rntta\'ìa lo scrittorr cli cui ci stiamo occu1Htndo crediamo ahhia aclomhrato un prohlema formidahile e pauroso col quale l'nnrnnitìt si troveri1 un giorno faccia a faccia: il problema, cioè, dell'aumento continuo della ric– chezza anche a scapito della pace, della serC'nitìt dello spirito, della salute fieica e morale. A èhc serve il fehbrile accrescimento della ricchezzn 1 allor· .quando esso debba. essere conquistato coll'anni{'nta– mento di tutti quei valori ideali che afliornno l'esi– stenza ,•crnmente degna di una personalifa cosciente:1 I~ se l'evoluzione industriale dovesse essere una macchinn infernale ne 1 cui ingrnnnggi l'uomo foss(' costretto n. lasciare a hrandelli il meglio del suo io, non potrebbe essere utile il porro dei freni ai giri vorticosi del micidiale ordegno? Queste clomn.nde non sono affatto fantn stiche o cervellotiche: esse rispondono ad uno stn.to d'animo, che già comincia ad albeggiare là d 'ove i l vortice della evoluzione industriale è piì.1 turhinoso che al– trove>, là dove le vittime da esso travolte, sotto la forma di pazzie, suicidì, nevrastenie, ecc., sono più numerose che altrove: negli Stati Uniti d'America. l libri dell'Upton Sinclair (spMialmentc 'l'he .Junglfl e '/'Ile American Commomt'ealfh) sono davvero n questo riguardo un sintomo che fa raccapriccio. Alcuni economisti hanno mosso al socinlismo e al movimento operaio in genere l,'accuea di o~tacohH'l' l'incremento della produzione. 'E questil un'afferma– zione che dillìcilmente può essere dimo~tratn, giacchl· manca qualsiasi termine di i>Eu·agone,e finorn il mo vimonto proletario è stato indissoluhilmentl" ro11- giunto a qm,lsinsi sviluppo capitalistico <:'Omel'omhra segue il corpo )[a 1 pur concesso che l'nccusa ahbia un fondamento di vero, è lecito ohitJttare: e chr male 1>crciò ·? Che danno, veramente sosbrnziale, S(' )(' organizzazioni operaie pongono dei freni al di,·o-

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